A “Mezz’ora in +”, trasmissione di Rai Tre, ha preso la parola Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, per parlare di tasse e Fisco. In prima battuta, è stato richiesto un suo intervento sulla questione bonus casa, o Superbonus 110%, dove è stata riscontrata una frode pari a quasi un miliardo di euro. A spiegare come sono andate le cose è stato il diretto interessato: “L’anno scorso, in piena crisi emergenziale, il Parlamento aveva introdotto bonus fiscali, tra cui quello edilizio, prevedendo anche la loro cedibilità, in modo che potessero eventualmente essere girati all’impresa incaricata di fare i lavori, affinché venisse riconosciuta dallo Stato come titolare del bonus”.



Un discorso in apparenza semplice e ben instradato, ma che ha in realtà regalato inaspettati colpi di scena: “Abbiamo ricevuto segnalazioni di cittadini che ci hanno detto di avere firmato carte, senza però avere mai visto installare ponteggi o eseguire lavori. Sono stati quindi condotti alcuni controlli e abbiamo trovato soggetti che hanno fatto lavori solo sulla carta e fatture per lavori emesse da soggetti che non erano imprese edilizie. Queste fatture consentivano di vendere e intascare dei soldi. Parliamo di 950 milioni di euro di frode, soldi che sono stati quasi tutti monetizzati. Abbiamo pertanto fatto comunicazione di notizie di reato a tutte le Procure che potrebbero essere interessate”.



RUFFINI (AG. ENTRATE): “IL FISCO È UNA GIUNGLA DI NORME, CHE VANNO RIORDINATE”

Nel prosieguo del suo intervento a “Mezz’ora in +”, Ruffini ha affermato che l’Agenzia dell’Entrate sta facendo una serie di formulazioni che sottoporremo al Governo per la gestione degli 8 miliardi di euro tagli fiscali, che saranno utilizzati per ridurre le tasse: “L’auspicio è che il modo in cui verrà affrontata la manovra fiscale sia ampiamente condiviso dal Parlamento e dai partiti. Le norme che invadono la giungla del Fisco oggi vanno riordinate, vanno fatti dei codici e dei testi unici. Non è un’opera di maquillage, bensì un modo per non rendere il Fisco una corsa a ostacoli”.



Infine, una rapida battuta sulle minimum tax sulle multinazionali e soprattutto sulla web tax per i colossi di internet, che nel 2020 ha prodotto 233 milioni di euro per l’Italia contro i 700 previsti: “Tutto questo riguarda l’economia digitale e la difficoltà degli Stati di intercettare una nuova economia, che certo non è quella del Novecento”, ha chiosato Ruffini.