In origine il Decreto Aprile doveva essere la “copia” del Dl Cura Italia per il mese di aprile con il rifinanziamento delle misure di aiuto a lavoro, imprese e famiglie alle prese con l’emergenza coronavirus: purtroppo la crisi economica si è drammaticamente allargata e così anche i tempi per il nuovo Decreto, ora rinominato “Dl Rilancio”, si sono estesi fino ad arrivare all’ultima bozza emersa stanotte con 437 pagine e 258 articoli suddivisi in 8 macro aree di intervento tra cui una delle più corpose resta comunque il tema degli ammortizzatori sociali (bonus, Cig, sussidi) per gli aiuti al mondo del lavoro. La novità certamente più importante – che ha generato non pochi scontri interni al Governo, non ancora del tutto risolti prima del prossimo CdM – riguarda il Reddito di Emergenza: sarà erogato in due quote da 400 euro l’una (con Isee ) e le domande per riceverlo possono essere presentate entro il termine di giugno 2020.
«Il Rem non è compatibile con la presenza nel nucleo familiare di componenti che percepiscono o hanno percepito un’indennità oppure un reddito di cittadinanza», si legge nella bozza del testo sul Decreto Rilancio che abbiamo potuto consultare. Il Pd chiedeva intervento “una tantum”, il M5s invece un assegno continuativo fino alla fine dell’emergenza Covid-19: la partita è ancora aperta ma si ritiene che alla fine possa risolversi tutto con doppia tranche di REM limitato a due mesi.
CASSA INTEGRAZIONE ESTESA PER ALTRE 9 SETTIMANE
Altro tema molto delicato presente nel Decreto Rilancio riguarda la cassa integrazione ai lavoratori ancora impossibilitati a lavorare o con le aziende che non riescono a mantenere tutti i dipendenti dato il poco o nullo fatturato in questi mesi di lockdown: come confermato stamattina dalla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo al Corriere della Sera, «Il nuovo decreto prevederà fino a un massimo di altre 9 settimane di cassa integrazione e assegno del Fondo di integrazione salariale». Saranno stanziati 16 miliardi di euro dei 55 a disposizione per il Dl Rilancio proprio per la maxi Cig, «Basteranno per tutte le richieste, quelle relative al decreto Cura Italia e le nuove che arriveranno. Sulla cassa in deroga verrà istituito con le Regioni e l’Inps un comitato tecnico per verificare dove si crea l’imbuto».
Sempre come contenuto nella bozza del maxi Decreto in esame al Governo, i datori di lavoro che sospendono o riducono l’attività lavorativa per l’emergenza epidemiologica da Covid-19, possono chiedere il trattamento di Cig con causale “emergenza COVID-19”, per una durata massima di 18 settimane: di queste, 14 settimane fruibili per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 al 31 agosto 2020 e 4 settimane fruibili per i periodi decorrenti dal 1 settembre 2020 al 31 ottobre 2020. In quelle 18 settimane ovviamente vengono giù conteggiate le 9 previste dal Dl Cura Italia dello scorso marzo.
DL RILANCIO, LE ALTRE MISURE PER IL LAVORO
Tra gli altri punti presenti nel capitolo destinato a lavoro e ammortizzatori sociali, si trovano «Aiuti di Stato sotto forma di sovvenzioni per il pagamento dei salari, comprese le quote contributive e assistenziali, delle imprese, compresi i lavoratori autonomi, ed evitare i licenziamenti causa pandemia di Covid-19»: questo prevede l’articolo 65 della bozza di Decreto Rilancio per proteggere l’occupazione. «La sovvenzione mensile per il pagamento dei salari non deve superare l’80% della retribuzione mensile lorda (compresi i contributi previdenziali a carico del datore di lavoro) del personale beneficiario», ribadisce la bozza preparata dal Ministero del Lavoro. Sul fronte bonus, ancora la Catalfo annuncia che per gli autonomi la novità più importante nel Decreto Rilancio riguarderà le erogazioni di giugno: «Col prossimo decreto – assicura la ministra – l’indennizzo da 600 euro sarà pagato in automatico, senza bisogno di presentare una nuova domanda».
Per giugno invece quella soglia salirà fino a 1000 euro, come previsto dal Dl Rilancio di maggio, ma con delle specifiche: «Il mese successivo, per gli stagionali ancora disoccupati e i professionisti che hanno subito un calo del 33% del fatturato, salirà a mille euro». In merito al tema che ha diviso la maggioranza sulla “sanatoria” per immigrati e irregolari, la Catalfo aggiunge «Non mi oppongo alla regolarizzazione ma ritengo che debba avvenire a fronte di un contratto. Se l’immigrato irregolare riceve una proposta di lavoro ha diritto al permesso di soggiorno. Ma se invece gli diamo il permesso per cercare un lavoro per 6 o anche 3 mesi, temo che si faccia il gioco dei caporali, perché se viene fermato mentre sta andando a lavorare in nero nei campi, può dire che sta cercando lavoro e sarebbe in regola».