I bonus famiglia 2025 dovrebbero essere cospicui. Giancarlo Giorgetti è intenzionato a voler introdurre delle misure che possano supportare il potere d’acquisto dei nuclei familiari e ridurre le imposte da versare all’erario (che abbassano la capacità di spesa).

Nella prossima Legge di Bilancio potrebbero emergere nuove misure con un’attenzione particolare alle famiglie. Ad affermarlo è stato lo stesso Giorgetti durante l’evento “Il Tempo delle Donne” del Corriere della Sera.



Bonus famiglia 2025: quali novità aspettarsi?

Tra i bonus famiglia 2025 potrebbe essere rivisto l’assegno unico universale che al momento viene pagato in base all’ISEE (da un minimo di 57€ per importi oltre 45.574,96€ fino ad un massimo di 199,40€ per ISEE fino a 17.090,61€).

Sull’AUU si sta lavorando a due ipotesi: rimodulare l’importo minimo (attualmente fermo a 57€) oppure escludere l’assegno unico dal conteggio dell’ISEE (decisamente meglio per le famiglie più numerose).



Il focus resta dunque sulle famiglie italiane e sull’incentivo ad aumentare il tasso di natalità (i cui numeri sono critici). Dagli ultimi dati ISTAT riportati dalla piattaforma “Italia che cambia” si parla di appena 1,20 figli nati per donna (le percentuali più basse di sempre).

Una spinta alle risorse economiche

Giancarlo Giorgetti conferma la possibilità di introdurre più bonus famiglia 2025 così da ovviare ai problemi attuali. L’impegno però è significativo: dalle prime stime si ipotizza ad una spesa che andrebbe tra i 5 e i 6 miliardi di euro.

Per il Governo lo sforzo è immane, considerando che entro il 20 va consegnato il piano strutturale di Bilancio a Bruxelles per recuperare soldi dal debito pubblico e allo stesso tempo attuare delle misure che facciano stare bene le famiglie italiane.



L’idea che mira al recupero di un maggior gettito fiscale parte dalla revisione IRPEF (per i redditi medi), che comporterebbe a ridurre l’aliquota dal 35% al 33%, ampliando lo scaglione ad un massimo di 60 mila euro.

Questo intervento – secondo il Governo – garantirebbe un’entrata economica sicura e sostenibile, che però si spera possa arrivare dal concordato preventivo biennale delle partite IVA.