Bonus per chi fa figli: la situazione in Italia è drammatica

L’Italia fa sempre meno figli: nel 2021 sono nati appena 399.431 neonati, mentre il decessi sono stati quasi il doppio, 709 mila persone. Il tasso di fertilità totale, ossia il numero medio di bambini per donna in età fertile, è di 1.24 figli. Si tratta del più basso dopo Malta e Grecia, mentre molto più alti sono Germania e Francia, i più simili a livello di ricchezza nazionale e demografia. La discesa del tasso di fertilità viene però da lontano in Italia: già dal 1980 si sono iniziati a registrare meno di due figli per donna. Il problema è aumentato nel 2015, quando si è scesi sotto le 500 mila nascite. Con la pandemia, la situazione è peggiorata ancora di più.



Ma qual è il problema e perché gli italiani fanno sempre meno figli? Come mostra un rapporto del Corriere della Sera, l’Italia è uno dei Paesi europei che spende meno per le politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità. Nel 2019 l’investimento è stato pari all’1,1% del Pil (circa 20 miliardi) contro il 3,3% della Germania (116 miliardi) e il 2,3% della Francia (62 miliardi). Fanno peggio in Europa solo Cipro e Malta. La spesa in Ue per gli assegni familiari è stata di 315 miliardi di euro, pari al 2.3% del Phil europeo.



Bonus figli: in un’Europa spaccata

I bonus per chi fa figli sono aumentati con il Governo Draghi che nel 2022 ha incrementato la spesa per le politiche di sostegno alla famiglia all’1,4% del Pil, con circa 6 miliardi in più, introducendo l’assegno unico e universale. L’Auu è una misura che va a tutte le famiglie con figli, fino ai 18 anni di età, se studia o cerca lavoro fino a 21 anni. È inoltre progressiva perché dipende dal reddito e cresce con il crescere dei figli. La misura può essere richiesta anche per i figli degli immigrati se i genitori hanno un permesso di soggiorno da almeno 6 mesi. C’è poi il bonus asilo, mentre il Governo Meloni ha deciso di aumentare gli assegni di natalità del 50%.



In Europa la situazione è diversa. Come ha evidenziato il British Medical Journal, Francia e Germania mettono al centro la persona, promuovendo i diritti e la parità di genere. Diversamente in Polonia e Ungheria si fa pressione sulle donne affinché si sposino e abbiano più figli possibile. In Germania troviamo come bonus per chi fa figli il Kindergeld, ossia un contributo universale di 219 euro al mese che viene corrisposto dopo la nascita del primo figlio e che aumenta a 225 euro per il terzo figlio e a 250 euro per il quarto. Viene corrisposto fino ai 18 anni d’età. In Francia la misura più importante è l’allocation familiale, che finanzia le famiglie con almeno due figli fino ai 20 anni di età (25 se studiano). La base è di 140 euro al mese, 320 euro per chi ha tre figli, 500 euro da 4 figli in poi. Dopo i 14 anni aumenta.

Bonus per chi fa figli: così andrebbero cambiate le politiche

I bonus per chi fa figli in Spagna e in Gran Bretagna sono riconosciuti solo a chi appartiene alle fasce meno abbienti. In Spagna vengono corrisposti 100 euro al mese per bambini da 0 a 3 anni (70 da 3 a 6, 50 da 7 a 18), se il reddito non supera pro i 27 mila euro. In Inghilterra invece è di 21,8 sterline alla settimana per il primo figlio, 14,4 dal secondo in poi e il reddito non deve superare le 60 mila sterline.

In Polonia, il governo nazional-conservatore ha lanciato dal 2022 «Family Care Capital» che ha alzato a 213 euro al mese il contributo dello Stato dal secondo figlio in poi. In Ungheria i bonus sono più leggeri: 30 euro al mese per il primo figlio, 37 per il secondo e 44 per i successivi. Si punta tutto sulle agevolazioni fiscali e sui benefit. Chi si sposa sotto i 40 anni ha un mutuo agevolato, così come le famiglie con due figli. Se si hanno 3 figli, lo Stato mette a disposizione un assegno per un’auto a 7 posti. Dal quarto figlio in poi in Ungheria non sarà necessario pagare più le tasse a vita. Come analizza il Corriere della Sera, per alzare i tassi di natalità in Europa, gli Stati dovrebbero offrire assegni corposi, evitando bonus per chi fa figli dispendiosi. Gli assegni devono poi essere accompagnati dal miglioramento dei servizi per l’infanzia.