Il bonus per le donne vittime di violenza è stato sbloccato. Il Governo ha comunicato la riapertura del fondo da 30 milioni di euro che era rimasto bloccato da almeno un anno ed è destinato alle donne che a fronte di una violenza sono seguite presso i centri appositi (di anti violenza). Il reddito di libertà – è questo il suo nome tecnico – prevede un contributo mensile per massimo un anno, corrispondente a 400€ mensili e mirato alla riacquisizione dell’autonomia e della indipendenza di una donna che ha appena terminato il suo percorso da un centro anti violenza.
Bonus per donne vittime di violenza: un ritardo inconcepibile
Il bonus per le donne vittime di violenza – denominato reddito di libertà – è stato discusso per la prima volta nel 2020. Da allora il Governo ha avuto a che fare con una serie di intoppi che ne hanno impedito l’erogazione. Un ritardo inconcepibile a fronte di un argomento così delicato come quello riguardante la violenza.
Inizialmente il decreto che avrebbe approvato il reddito di libertà si sarebbe trovato a fare i conti con l’impossibilità finanziaria di soddisfare tutte le richieste (circa 3.000 donne vittime di violenza ad aprile 2024).
Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva ha reputato questo ritardo è “indecente”, dal momento in cui si parla di un aiuto destinato a donne che hanno realmente bisogno di riprendersi la loro autonomia distaccandosi dal partner che ha arrecato soltanto del male.
I soldi – secondo Paita – ci sono, e il Governo ha solo “temporeggiato”. Ora che i 30 milioni di euro sono stati sbloccati sarebbe ora di aumentare il fondo e aiutare le vittime di violenza che in precedenza avevano fatto domanda per il contributo da 400 euro al mese.
A chi spetta il reddito di libertà
Il reddito di libertà si quantifica in 400 euro al mese da garantire alle donne che sono state vittime di violenza e che hanno seguito un corso in un centro apposito (di anti violenza) indipendentemente dal fatto che abbiano figli minorenni oppure no.
La misura mira alla ripresa dell’autonomia – personale ed economica – delle ex vittime di violenza, con un aiuto a copertura dei costi affrontati durante il percorso.
La ripartizione regionale
I ministri Giorgetti, Roccella e Calderone hanno firmato il decreto che sancisce la ripartizione regionale in base alla popolazione femminile residente nel territorio, tenendo in considerazione le donne tra i 18 e massimo 67 anni d’età.
Il reddito di libertà per poter essere approvato deve essere richiesto comprovando il possesso di una certificazione a dimostrazione del fatto che si sia seguito un percorso per uscire da una violenza di genere (presso un centro sociale o destinato all’antiviolenza).