Se sei un malato cronico, ad esempio cardiopatico, hai diritto all’esenzione quasi totale sul pagamento dei farmaci. È una cosa buona, che la dice lunga di un servizio sanitario, quello italiano, che fa di tutto per venire incontro ai malati. Peccato che per quanto riguarda i farmaci per il disagio mentale, per dirla brevemente la depressione, si pagano tutti e si pagano cari.



Non solo. Tutti abbiamo un medico della mutua per qualunque esigenza. Ma uno psicologo della mutua c’è? Sì, il primo incontro con lo psicologo della Asl è gratuito, quelli successivi sono tutti compresi al prezzo di un ticket. Il Sistema sanitario nazionale, tramite le Asl di zona, mette a disposizione dei cittadini la possibilità di svolgere 5-8 sedute dallo psicologo al costo complessivo di un ticket, cioè 35 euro totali. Tutti sanno che una terapia può aver bisogno di una continuazione che dura anche in molti casi tutta la vita. 5-8 sedute non sono assolutamente nulla.



Nonostante la depressione sia stata definita da istituzioni come l’Organizzazione mondiale della sanità “la malattia del secolo”, con un numero sempre crescente di persone colpite, tanto che si calcola che nel giro di al massimo dieci anni sarà la patologia che colpirà più persone al mondo, superando anche le cardiopatie oggi al primo posto, la malattia mentale è ancora considerata una malattia di serie B. Qualcosa di indefinito, una sorta di lusso per persone svogliate, annoiate. Eppure il numero sempre crescente dei suicidi dovrebbe dire qualcosa. Si tende a considerare lo psicologo come una risorsa di cui non abbiamo bisogno, perché ce la possiamo fare da soli, così vuole una società improntata all’immagine del vincente. Chi non è tale, si arrangi. Si dà per scontato che dallo psicologo ci vadano solo le persone deboli, instabili, nevrotiche, malate, pericolose.



“Quelli che non riescono a farcela da soli“, direbbero gli altri. Si ritiene che uno sconosciuto non possa essere in grado di aiutarci a risolvere le nostre questioni personali perché “non ci conosce, non sa quello che abbiamo passato, non sa come siamo fatti”.

Così non colpisce, ma amareggia, che dalla legge di bilancio appena approvata sia stato escluso il bonus psicologo di 50 milioni di euro, chiesto dal deputato del Pd Filippo Sensi e sostenuto da una petizione online di 250mila firme. Il motivo? “Sono finiti i soldi” ha detto il ministro della Salute, Speranza, aggiungendo: “Il finanziamento sarebbe dovuto arrivare dal fondo del Parlamento: quello che è successo è che una parte di quei fondi non è stata messa a disposizione e quindi a quel punto non c’è stata più possibilità di destinare alcun sostegno per problemi di copertura”. Grazie Senato.

Eppure la pandemia di Covid ha portato a un aumento drastico dei casi di disaggio mentale, depressione, esaurimento, soprattutto nei più giovani. Era il momento giusto per intervenire. Che rispetto sui può avere per un parlamento e un governo che se ne fregano di una tale emergenza?

“L’emergenza psicologica è l’altra faccia della pandemia. Al Senato l’emendamento è arrivato a un passo, ci riproviamo ministro? L’auto psicologico non è in competizione con lo sforzo che l’attuale emergenza richiede al sistema sanitario nazionale. Ci sono 250mila persone che lo chiedono” ha commentato Sensi.

In realtà, va detto, 38 milioni di euro sono stati messi a disposizione, in questo modo: “20 milioni sono stati pensati per il disagio psicologico di bambini e adolescenti: verranno assunte persone che si faranno carico dei loro problemi. 10 milioni per le fasce più deboli, come i pazienti oncologici, che hanno bisogno di assistenza nei momenti più complicati della loro vita. E infine 8 milioni per il potenziamento dei servizi ospedalieri di neuropsichiatria infantile e adolescenziale”. Praticamente un nulla. E intanto la gente continua ad ammalarsi.

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