Un crollo dell’80% delle presenze in hotel. È il terrificante dato di giugno. E per luglio non va tanto meglio: le previsioni parlano del -70%. “Chi ha aperto pensa di richiudere, visto che continuano a mancare i clienti stranieri” dicono in Federalberghi. Per fortuna che c’è il bonus vacanze… Una faccenda che però è tanto complicata e fuori realtà da giustificare i pessimisti che immaginano per fine anno praticamente intatto o quasi lo stanziamento ad hoc fatto dal ministero, circa 2,4 miliardi.
Nell’Italia che pensa di risolvere crisi epocali a suon di bonus, quello per le vacanze (riservato ai vacanzieri con un Isee inferiore ai 40 mila euro anno) viene erogato attraverso IO, l’app per i servizi pubblici, cui si accede con Spid o carta d’identità digitale. E già qui, una bella fetta di potenziali turisti avrà alzato bandiera bianca. Ma c’è di più: verrà generato un codice qrcode da presentare alle strutture che aderiscono all’iniziativa, le quali “sono tenute a verificare la validità del bonus inserendo il codice univoco, il codice fiscale del cliente e l’importo del corrispettivo dovuto in una procedura web dedicata, disponibile nell’area riservata del sito internet dell’agenzia delle Entrate, accessibile con le ordinarie modalità di accesso ai servizi telematici dell’agenzia (Spid, Cie, credenziali Entratel/Fisconline). In caso di esito positivo del riscontro, il fornitore può confermare a sistema l’applicazione dello sconto. Il fornitore recupera lo sconto fatto sotto forma di credito d’imposta che potrà essere utilizzato in compensazione nel modello F24 senza limiti di importo oppure potrà essere ceduto a terzi, anche diversi dai propri fornitori, compresi gli istituti di credito e gli intermediari finanziari. La cessione dovrà essere comunicata alle Entrate attraverso una procedura web dedicata”.
Per non sbagliare, abbiamo riportato le norme comunicate. E a questo punto anche i più volonterosi avranno optato per la rinuncia alla vacanza o a pagare il dovuto per intero. Una procedura e un meccanismo, insomma, che invece di aiutare gli operatori del turismo (sostanzialmente gli albergatori) di fatto li spingono a rifiutare i bonus. “Altrimenti – dicono – dovremmo destinare almeno un dipendente allo smaltimento delle procedure necessarie”. Capita così che da Roma in giù vi siano ben pochi hotel bonus-friend. Ma anche più su non va meglio: in Toscana, ad esempio, aderisce solo il 5% delle strutture, come ha calcolato Daniele Barbetti, presidente regionale di Federalberghi. Per non parlare poi delle città d’arte, dove già l’80% degli alberghi resta tristemente chiuso, e per gli altri parlare del bonus equivale a bestemmiare in chiesa: “Abbiamo bisogno di liquidità, non di crediti d’imposta”.
Il tutto mentre il ministro Franceschini dichiara che nella prima settimana di attivazione “il bonus vacanze ha funzionato, con 401.525 erogazioni per un totale di 183 milioni di euro di spesa”. Chissà, forse qualcuno ha pensato di chiederlo per spenderselo a casa sua… Intanto, confidando ben poco nel bonus, altri hanno scelto strade diverse, come il Piemonte, dove i consorzi turistici hanno varato il “prendi tre paghi uno”, ovvero se si prenota una stanza in hotel per una notte, altre due le offre la struttura in collaborazione con la Regione. Misura, se si vuole, un po’ da grande distribuzione, ma certamente immediata ed efficace.
Il bonus, comunque, un obiettivo l’ha raggiunto: è riuscito a far convergere per la prima volta praticamente tutte le sigle che rappresentano il mondo del turismo in Italia. E infatti oltre alle dure critiche degli albergatori, sono arrivate anche quelle degli agenti di viaggio, per voce di Astoi Confindustria Viaggi. “Il comparto del turismo organizzato – sostiene l’associazione – aveva chiesto che il bonus vacanze fosse esteso sin da subito anche ai pacchetti turistici Italia e quindi reso utilizzabile direttamente da agenzie di viaggio e tour operator, ma questa proposta non è stata presa in considerazione, con evidenti risultati discriminatori. Lo strumento, che identifica tour operator e agenzie di viaggi solo come intermediari, è dedicato di fatto esclusivamente al comparto alberghiero e, per come è strutturato, crea non pochi problemi applicativi non solo agli operatori, ma anche agli stessi alberghi, molti dei quali non sono disposti ad accettarlo. Lo stanziamento di 2,4 miliardi solo per questa misura appare come un’ulteriore prova della mancanza di una doverosa visione di insieme”.