L’incremento di casi di scarlattina tra ragazzi al di sotto dei 15 anni nel Veneto sta preoccupando le autorità sanitarie. Si sta assistendo ad una vera e propria impennata, con dati al di sopra della media se raffrontati al 2022. Da gennaio ad oggi nella regione si sono registrati infatti ben 1.166 casi contro i 116 dell’anno scorso nello stesso periodo. I contagi sono dunque dieci volte superiori rendendo la situazione alquanto seria. Urge dunque adottare misure per arginare l’infezione fermandone il propagarsi.
La scarlattina è un’infezione da streptococco che si trasmette per via aerea, di facile diffusione quindi tra bambini e ragazzi che rispetto agli adulti sono magari meno propensi ad evitare il contatto tra loro. Si manifesta solitamente con una forte infiammazione della faringe, febbre anche fino ai 39-40° C, cefalea e a volte anche con nausea e vomito. Nella fase immediatamente successiva compare il tipico esantema di colore rosso scarlatto che, nell’arco di 24 ore, si propaga a tutto il corpo. Ovviamente la malattia non va trascurata perchè potrebbero comparire complicanze, quali malattia reumatica e glomerulonefrite acuta post-infettiva, oltre ad ascessi tonsillari, otiti e sinusiti.
Allarme scarlattina: dove può essere rintracciata la causa?
Alla luce dell’allarme lanciato nel Veneto sul boom di casi di scarlattina si sta cercando di indagare sulle possibili cause. E i medici sembrano arrivare alla medesima conclusione: si tratterebbe di un possibile effetto indiretto della pandemia. In pratica l’allentamento delle misure di distanziamento e di protezione delle vie respiratorie tramite l’uso delle mascherine avrebbe scatenato una reazione inversa. I bambini e i ragazzi si sarebbero ritrovati in maniera repentina più vulnerabili, con un abbassamento delle difese immunitarie. Di questo parere anche il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 6 Euganea, Luca Sbrogiò, che al Mattino di Padova ha anche aggiunto: “L’impennata precoce dei casi in autunno era in un qualche modo attesa, quello che è poco chiaro è l’andamento dell’infezione di questo periodo, con un’incidenza che scende molto piano. Anche in questo caso si pensa all’effetto della riduzione dell’immunità”.
Nel frattempo, ad aggravare la situazione subentra anche la scarsa reperibilità di amoxicillina, l’antibiotico utilizzato nei bambini anche per curare queste forme di infezioni.