L’emergenza migranti che sta colpendo pesantemente l’Italia e l’Europa sembra essere arrivata anche a New York. In questi giorni, infatti, nella città americana si sta tenendo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove si è discusso anche di immigrazione, oltre che della guerra in Ucraina e della crisi climatica, mentre in generale la città vive anche un complicato momento dal punto di vista degli arrivi. Infatti, secondo quanto racconta il quotidiano USA Today dall’inizio dell’anno a New York sono arrivati più di 110mila migranti, che in larga parte non hanno trovato alternative a vivere per strada, aumentando il numero di senzatetto, dato che in città trovare un posto in un rifugio è diventato pressoché impossibile.



Il sindaco di New York: “Biden non sta facendo abbastanza per i migranti”

Insomma, New York sembra essere l’esempio perfetto di come l’emergenza migranti non riguardi solamente l’Europa, né tanto meno solamente l’Italia. La città, infatti, secondo un rigido regolamento interno a garantire il diritto d’asilo a chiunque ne abbia bisogno, ma l’ultimo anno starebbe mettendo in grave difficoltà questo decennale obbiettivo. La questione è diventata ben presto un terreno di scontro tra il sindaco newyorchese Eric Adams e il presidente Joe Biden.



Da tempo, infatti, proprio a causa dell’emergenza migranti, Adams e Biden non si parlano direttamente, con il sindaco di New York che accusa il presidente di non fare abbastanza per gestire la crisi. “Questo problema”, ha dichiarato pubblicamente, “distruggerà New York“, rilanciano la necessità di un’intervento immediato per ovviare alla crisi. Secondo Adams, infatti, è necessario quantomeno sbloccare i permessi lavorativi, al fine di rendere operativa la massa di migranti che vive a New York e che è impossibilitata a guadagnarsi da mangiare, con l’effetto di aumentare la criminalità e il vagabondaggio. Dal conto suo, invece, Joe Biden non ha mai commentato le critiche di Adams, proseguendo sulla sua strada che lo sta portando verso le elezioni del 2024 in una posizione di netto svantaggio rispetto agli avversari Repubblicani.

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