Il tennista Boris Becker racconta la dura esperienza del carcere, a cui è stato condannato con l’accusa di bancarotta fraudolenta. “Se ti guardi troppo indietro, ti butti giù, accusi la corte o il giudice o Dio o chissà chi, non avrai un grande sollievo – dichiara nell’intervista concessa al Financial Times, la prima in lingua inglese dal momento della sua scarcerazione anticipata – Nel tennis la cosa più difficile è dimenticare il doppio fallo che hai appena fatto o le opportunità perse, molti giocatori non ci riescono. Solo i più bravi riescono a cancellarli dalla testa e guardare avanti alla prossima opportunità. Questo è quello che sto facendo”.



Boris Becker è stato condannato ad aprile 2022 a due anni e mezzo per bancarotta fraudolenta, dopo che non era riuscito a ripagare un debito di 3,5 milioni di euro. A fine anno, però, la situazione estrema delle sovraffollate carceri inglesi ha reso possibile la scarcerazione anticipata dell’ex campione. Recluso nella HM Prison Wandsworth, Boris Becker definisce tale carcere “una m*rda”, un vero e proprio “posto pericoloso” dove “dopo la prima settimana ho realizzato che lì si pratica la sopravvivenza, e che se sprecavo energie a pensare al passato, era finita. Avevo bisogno di ogni singola energia mentale per riuscire a sopravvivere ogni singolo giorno. Così non sono impazzito. Il momento in cui arrivano con le chiavi tuttavia lo senti, è un momento che non scordi più”.



Boris Becker: “in carcere per una stupidaggine. Ma ho imparato una lezione”

Boris Becker dopo otto mesi di carcere nella HMP Wandsworth, sentito dal Financial Times rivela che in cella “bisogna ammazzare il tempo. Nel mio caso, mentalmente sono abbastanza forte. Ho una buona immaginazione e una buona memoria. Davvero, abiti nella tua testa quando sei dentro”. Ammette di essere stato condannato per “una stupidaggine. Si è trattato di ingenuità, di cattivi consigli. Non c’erano cattive intenzioni. Non ho nascosto soldi sotto al letto. Non ho nascosto soldi in conti esteri. Ma c’è una cosa che ho imparato: devi prenderti cura delle tue cose”.



Sono consapevole che mi è stata data una seconda chance” ammette Becker al Financial Times, spiegando che in carcere “non avevo un lavoro dunque rimanevo in cella 22 ore al giorno. C’è un sacco di rumore fuori. La gente che urla, che sbatte le porte, musica. Ero circondato da assassini, spacciatori di droga, rapitori. Te li ritrovi nella stanza accanto. Non è che perché hai fatto reati economici, allora sei in un’altra sezione. All’inizio sei anche spaventato, perché magari trovi uno che ha ammazzato due persone con le sue mani e si deve fare 18 anni ancora. Immagina! Invece diventa il tuo socio. Ho sentito che nelle prigioni in Germania le cose vanno diversamente”. E risponde con un netto “no” alla curiosità di capire se il carcere riabilita le persone.