Boris Johnson ha ottenuto il voto di fiducia dei parlamentari: 211 a favore, 148 contrari. Il politico proseguirà dunque nel suo lavoro di Primo Ministro della Gran Bretagna, come ha annunciato alle 22 italiane – un’ora dopo la chiusura del voto – il presidente del Comitato Sir Graham Brady. Chiamati al voto, i rappresentanti del Partito Conservatore britannico hanno voluto esprimere il proprio parere in seguito allo scandalo Partygate che ha investito Boris Johnson. In caso di sfiducia, il Primo Ministro avrebbe dovuto passare la mano a un successore interno e lasciare poi anche la poltrona da Premier.



Prima del voto, Johnson aveva tenuto un discorso: “Oggi abbiamo la chance di mettere fine a settimane di speculazioni mediatiche (sullo scandalo Partygate che lo ha visto coinvolto) e di tornare a portare avanti questo Paese, da subito, come un partito unito. Questo è il momento di mettere un punto e poi concentrarsi su ciò che davvero conta”. Il politico aveva poi richiamato il successo elettorale dei Tories ottenuto sotto la sua guida nel 2019 e chiesto la conferma della sua leadership.



Boris Johnson è salvo

Boris Johnson si è salvato: i Parlamentari non hanno votato la sfiducia contro la sua leadership del Partito conservatore britannico. Al momento, dunque, resta sua la poltrona di primo ministro. A scatenare il caos è stato il cosiddetto Partygate, lo scandalo dei ritrovi organizzati a Downing Street fra il 2020 e il 2021 nei quali sono state violate le restrizioni anti Covid imposte dal governo ai cittadini britannici. Lo scandalo ha visto coinvolto il primo ministro e penalizzato duramente i Tories nei sondaggi dei test elettorali.

La votazione per la mozione di sfiducia è durata 2 ore e ha coinvolto i 359 deputati della maggioranza conquistata alla Camera dei Comuni nel dicembre 2019. La vittoria è stata di Boris Johnson, ma non è affatto netta: 211 voti a favore, ma ben 148 contrari. Secondo alcuni si tratterebbe infatti “dell’inizio della fine”. Il voto è stato necessario per lo statuto Tory dopo il raggiungimento del quorum di almeno 54 lettere di sfiducia, ovvero il 15% del totale del gruppo attuale.