“Una presidenza Trump potrebbe essere proprio ciò di cui il mondo ha bisogno”. A scriverlo è Boris Johnson, ex primo ministro della Gran Bretagna. In un editoriale per il Mail critica “l’intellighenzia liberale occidentale” in vista delle elezioni presidenziali Usa. Johnson restituisce bene l’idea di come l’Occidente sia in fibrillazione per l’eventuale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. “Nelle conferenze editoriali delle vecchie e raffinate testate statunitensi e britanniche, gli scrittori di punta sono in preda a una crisi isterica. Nei cocktail party di Davos, mi dicono, i wokerati globali hanno tremato così violentemente che si poteva sentire il ghiaccio tintinnare nei loro negroni”.
Ovunque se ne parla, ma sempre con toni allarmistici. “Nelle sale comuni delle nostre università, nel sinodo della Chiesa d’Inghilterra, nei corridoi orwelliani della BBC e in gran parte dell’establishment britannico si è scatenata un’orgia di avversione con il naso all’insù”. Dopo la vittoria schiacciante in Iowa, Donald Trump è ora il favorito assoluto per la candidatura repubblicana, ma per Johnson è avanti anche per la sfida con l’attuale presidente Usa Joe Biden. “Questa prospettiva ha spinto alcune persone sull’orlo del delirio da virtuosismo”.
“TRUMP PRIMO ALLEATO DELL’UCRAINA”
Boris Johnson non risparmia critiche neppure all’Economist per un articolo in cui ha definito Donald Trump “la più grande minaccia per il mondo nel 2024”. Per l’ex premier britannico bisognerebbe analizzare i fatti, partendo dalle premesse. In primis, precisa che “non vuole assolutamente sminuire le eccellenti qualità di Joe Biden, che ha fatto molte cose buone e che è un convinto atlantista e amico di questo Paese”. Inoltre, non intende neppure “minimizzare l’errore madornale di Trump del 6 gennaio 2021 e la rivolta che ne è seguita a Capitol Hill”. D’altra parte, è evidente per Johnson che il tycoon americano “non è, in realtà, un aspirante dittatore”. Anzi, avverte gli avversari politici: “Più frenetici sono gli sforzi per cancellarlo, più lui diventa forte. Più i suoi nemici si accaniscono contro di lui, più sembra inarrestabile”.
A chi teme che la vittoria del repubblicano rappresenterebbe una probabile sconfitta dell’Ucraina nella guerra contro la Russia per un possibile disimpegno americano per quanto riguarda gli aiuti, Johnson replica che in realtà Trump è stato il primo a difendere gli ucraini nel 2014. “È stato Donald Trump a dare agli ucraini quelle armi anticarro Javelin che – insieme ai missili NLAW britannici e ad altre armi – sono state così preziose per gli ucraini nella battaglia per Kyiv; ed è stato almeno in parte grazie a questa coraggiosa decisione di Trump che gli ucraini sono stati in grado di sbalordire il mondo e di far scappare gli eserciti di Putin dalla capitale ucraina”.
LA POLITICA ESTERA DELL’EX PRESIDENTE USA
Il fatto che Trump molto probabilmente, in caso di ritorno alla Casa Bianca, chiederà all’Europa di contribuire maggiormente per l’Ucraina è legittimo e coerente con la sua politica estera. “Non posso credere che Trump abbandonerà gli ucraini; al contrario, avendo capito, come sicuramente ha fatto, che non c’è alcun accordo con Putin, ritengo che ci siano buone possibilità che raddoppi e finisca ciò che ha iniziato, dando loro ciò di cui hanno bisogno per vincere”, scrive Boris Johnson sul Mail. Dunque, l’ex primo ministro britannico ritiene che l’Occidente possa rafforzarsi e stabilizzarsi con Trump, anziché essere in pericolo. “Pensate che tutto questo sarebbe accaduto se Donald Trump fosse stato presidente negli ultimi quattro anni?”, rilancia poi citando anche Hamas e la crisi Houthi.
Johnson ricorda che Barack Obama non ha fatto nulla per la Siria, quando Bashar al-Assad avvelenò il suo stesso popolo nel 2013 con armi chimiche illegali. Invece, Trump nel 2018, quando accadde qualcosa di simile, con l’aiuto del Regno Unito rispose duramente. “Si potrebbe certamente sostenere, sulla base di queste prove, che ciò di cui il mondo ha bisogno ora è un leader statunitense la cui volontà di usare la forza e la pura imprevedibilità siano un importante deterrente per i nemici dell’Occidente. Se è così, quel leader è Trump”, prosegue Johnson. Inoltre, lo apprezza in quanto “entusiasta esponente del libero mercato e del capitalismo”.
L’AMBIENTALISMO INASPETTATO E LA MINACCIA LAGARDE
Pur non essendo d’accordo con Donald Trump sulla questione del cambiamento climatico, Boris Johnson “è in parte grazie alle politiche economiche di Donald Trump che le aziende automobilistiche statunitensi stanno producendo più veicoli elettrici a batteria di tutta l’UE messa insieme”. La vera minaccia per l’Europa è Christine Lagarde per l’ex primo ministro britannico, “e tutti coloro che continuano a imporre agli europei un modello di alta tassazione e alta regolamentazione”. Il problema di Trump è che a volte dice cose inopportune, ma per Johnson non solo nessuno ne è immune, ma ritiene poi che l’ex presidente Usa sia “un modello di cortesia e di buona educazione all’antica”.
Infatti, al Mail confessa di apprezzarne lo stile. “Quindi, a tutti i miei amici anti-Trump dalla mentalità elevata dico: calmatevi, gente. Più vi agitate e vi agitate, più i suoi sostenitori saranno determinati e una vittoria di Trump continuerà a passare da possibilità a probabilità a certezza. Dobbiamo tutti crescere e abituarci a questa prospettiva. Se farà la cosa giusta e sosterrà gli ucraini – e credo che lo farà – una presidenza Trump potrà essere una grande vittoria per il mondo”, conclude Johnson.