Per Boris Pasternak, il suo maggiore capolavoro scritto nel corso della sua lunga carriera, ovvero Il Dottor Zivago, fu in realtà anche la sua vera croce. Dalla sua opera è tratto l’omonimo film del 1965 con Omar Sharif e l’iconica colonna sonora che valse l’Oscar a Maurice Jarre. Al centro del romanzo, le vicende del protagonista dottore-poeta, soprattutto sul piano amoroso. Eppure, il suo scritto trovò il parere contrario da parte dell’Unione degli Scrittori che lo rifiutò sonoramente. All’epoca il regime stalinista non poteva far pubblicare certamente un libro nel quale venivano narrati i lati più cupi della Rivoluzione d’ottobre.



Per tale motivo lo scrittore fu vittima per lungo tempo di una vera e propria persecuzione e costretto alla povertà e all’isolamento. Se in Russia la stampa del volume fu vietate, in un modo o in un altro riuscì comunque a superare i confini ed arrivare in Italia dove trovò le stampe grazie alla Giangiacomo Feltrinelli Editore. Del Dottor Zivago in russo per molto tempo non fu trovata alcuna copia, fino alla sua pubblicazione avvenuta legalmente solo nel 1988, 28 anni dopo la sua morte. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CURIOSO OMAGGIO AL PAPÀ DE IL DOTTOR ZIVAGO: LE SUE FRASI PIÙ BELLE

A Boris Pasternak va oggi l’omaggio di Google con il suo tradizionale doodle, mentre su Twitter sono in tanti a citare alcune frasi tratte dai suoi capolavori. Un omaggio sentito ma da qualcuno ritenuto “curioso” per almeno un paio di motivi. Il primo consiste nel fatto che il compleanno celebrato, i 131 anni dalla nascita, non una cifra pari come è solito fare il motore di ricerca e poi perchè non c’è scrittore più legato alle fortune ed al tempo stesso sfortune del suo romanzo Il Dottor Zivago. Il testo fu rifiutato dall’Unione degli Scrittori russa, ostacolato nella sua pubblicazione direttamente dal regime staliniano.



Intanto gli appassionati di letteratura oggi hanno colpo l’occasione per ricordare alcune delle principali frasi tratte scritte proprio dall’autore russo e poeta e che per certi aspetti sembrano ancora oggi particolarmente attuali. “Siamo tutti prigionieri del tempo, ostaggi dell’eternità”, ed ancora, “Vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci”. Tra le sue principali citazioni anche: “L’arte serve sempre la bellezza, e la bellezza è la felicità di possedere una forma, e la forma è la chiave organica dell’esistenza, tutto ciò che vive deve avere una forma per esistere, e, quindi, l’arte, anche quella tragica, racconta la felicità dell’esistenza”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

IL DOTTOR ZIVAGO, GRANDE DOLORE: OCCIDENTE ‘PROVOCÒ’ URSS COL NOBEL

Boris Pasternak continuerà ad essere il protagonista del doodle odierno per l’intera giornata. Un omaggio che Google non poteva esimersi dal fare al poeta e scrittore russo, celebre soprattutto per aver dato vita all’opera Il dottor Zivago, nel 131esimo anniversario della sua nascita. Prima di arrivare al suo capolavoro massimo però, Pasternak fu soprattutto poeta tale da imporsi nel panorama letterario con le sue liriche ermetiche e “cifrate” composte negli anni ’20 e ’30. Il destino però gli giocò un brutto scherzo dal momento che l’opera che lo rese celebre in tutto il mondo fu anche quella che paradossalmente gli procurò il maggior dolore. In patria, infatti, nessuno volle pubblicare Il dottor Zivago e quando l’anno seguente vinse il Nobel per la letteratura non potè mai ritirarlo a causa di una vera e propria campagna di denigrazione nei suoi riguardi che lo costrinse a rifiutare il riconoscimento.

Il suo capolavoro rappresentava la testimonianza della realtà sovietica negli anni oscuri della rivoluzione. Giunse in Italia e fu pubblicato solo nel 1957 dall’editore Giangiacomo Feltrinelli. Il Nobel, come spiega Focus, fu una sorta di provocazione dell’occidente all’Urss. Il suo Dottor Zivago in Russia uscì solo nel 1988 e il Nobel fu ritirato dal figlio di Pasternak nel 1989, 29 anni dopo la morte dello scrittore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

IL DOTTOR ZIVAGO E I LEGAMI CON L’ITALIA: DA FELTRINELLI A PONTI

Sono diversi i punti di incontro fra il Premio Nobel Boris Pasternak, e l’Italia, a cominciare dal fatto che il suo romanzo più celebre “Il Dottor Zivago”, venne pubblicato in anteprima mondiale proprio in Italia, dopo che l’editore Feltrinelli riuscì ad ottenerne una copia. Inoltre, il film omonimo del 1965, venne prodotto da Carlo Ponti, italianissimo. Il Dottor Zivago racconta la storia d’amore fra Boris e la giovane Lara, con la prima guerra mondiale e la guerra civile sovietica sullo sfondo, e per il film Ponti avrebbe voluto la sua compagna Sophia Loren.

Questa non venne però opzionata in quanto giudicata poco adatta al ruolo che avrebbe dovuto interpretare e venne così scelta Julie Christie (al fianco di Omar Sharif). Infine, altro legame con l’Italia, come ricorda Zon.it il fatto che il film del Dottor Zivago e ancora ad oggi fra i cinque più visti di sempre nella storia del box office del BalPaese, a conferma di quale clamoroso successo ebbe all’epoca. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BORIS PASTERNAK, IL SUO “DOTTOR ZIVAGO” DIVENNE LEGALE IN RUSSIA SOLO NEL 1988

Sono decisamente tanti gli aneddoti legati a “Il Dottor Zivago”, l’opera definita immortale del grande Boris Pasternak, l’autore moscovita celebrato quest’oggi da Google. Per quel romanzo gli venne conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1958, ma in Russia, la terra natia dei Pasternak, il libro venne pubblicato in maniera legale ben 30 anni dopo, solo nel 1988. Erano gli anni in cui al potere vi era Gorbaciov (futuro Premio Nobel per la pace), e periodo in cui lo stesso ex presidente russo iniziò a riformare l’Unione Sovietica. L’anno seguente, era il 1989, il figlio di Boris Pasternak, Evgenij, si recò quindi presso l’Accademia in Svezia per ritirare il premio giustamente vinto dal padre, 31 anni dopo quel prestigioso riconoscimento. Un capolavoro della narrativa da cui venne tratto un altrettanto capolavoro della cinematografia, leggasi l’omonimo film “Dottor Zivago” con Omar Sharif, Julie Christie, Geraldine Chaplin, Alec Guinness, Rod Steiger, che ottenne cinque premi Oscar e cinque Golden Globe,e che divenne campione di incassi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BORIS PASTERNAK, IL PREMIO NOBEL DEL 1958 PER “IL DOTTOR ZIVAGO” MAI RITIRATO

L’evento che segna inesorabile la carriera di Boris Pasternak è il Premio Nobel ottenuto per il suo romanzo Il Dottor Zivago. La cerimonia di consegna si svolse il 10 dicembre del 1958 nella grande sala dei concerti di Stoccolma, ma l’autore russo non fu presente a causa dell’attacco feroce nei suoi confronti da parte della stampa sovietica. La notizia del Nobel venne di fatto ufficializzata circa due mesi prima, il 23 ottobre dello stesso anno, mentre Boris Pasternak si trovava a Peredelkino, a pochi chilometri da Mosca, in compagnia della moglie e di un’amica: «Immensamente grato – fu il telegramma di risposta all’Accademia da parte dello stesso scrittore – commosso orgoglioso, meravigliato, confuso. Pasternak». Ma come detto sopra, il governo sovietico non prese bene il premio, e dopo le minacce del ministero per la sicurezza dello stato datate 27 ottobre, l’Unione degli scrittori sovietici lo espulse. Il 29 ottobre l’autore inviò un secondo messaggio all’Accademia, in cui lo stesso spiegò il motivo della sua assenza «Per il significato che a questo premio è stato dato dalla società alla quale appartengo». Il Premio Nobel non venne mai ritirato dallo stesso Pasternak ma solo dal figlio 31 anni dopo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BORIS PASTERNAK, 131° ANNIVERSARIO/ LE PIÙ BELLE FRASI DELL’IMMORTALE “DOTTOR ZIVAGO”

Google celebra con un Doodle speciale il 131esimo anniversario della nascita del grande Boris Pasternak, poeta, scrittore e autore fra i più noti e famosi dell’epoca moderna. Il moscovita classe 1890 raggiunse la sua massima popolarità a fine anni ’50, quando ottenne il Premio Nobel per la letteratura con “Il dottor Živago” nel 1958, opera divenuta poi con gli anni immortale. Abbiamo raccolto alcune delle frasi più celebri di quel romanzo (da cui venne tratto anche un film che raggiunse di fatto la stessa popolarità), a cominciare da “Ce ne sono al mondo di cose che meritino fedeltà? Ben poche. Io penso che si debba essere fedeli all’immortalità, quest’altro nome della vita, un po’ più intenso”. Splendido anche questo passaggio, tra l’altro una frase che potreste dedicare alla vostra partner in vista dell’imminente San Valentino: Voi vi preoccupate se risorgerete o meno, mentre siete già risorta, senza accorgervene, quando siete nata”. E ancora: “Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita”. Infine spazio a: “Ora, come non mai, gli era chiaro che l’arte è sempre dominata da un duplice motivo: un’instancabile meditazione sulla morte, da cui instancabilmente essa crea la vita”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BORIS PASTERNAK, CHI È LO SCRITTORE DI “MIA SORELLA, LA VITA” E “IL DOTTOR ZIVAGO”

Boris Pasternak celebrato dal doodle di Google per il 131esimo compleanno: onore ad un gigante della letteratura mondiale, autore del Dottor Zivago. Il poeta è nato a Mosca il 10 febbraio del 1890 da una famiglia di intellettuali di origine ebrea provenienti da Odessa: il padre Leonid era un pittore impressionista, mentre la madre Rozalija Kaufman una pianista. Cresciuto a stretto contatto con l’arte, Boris si ritrova in casa personaggi del calibro di Lev Tolstòj, Rainer Maria Rilke e del musicista Skrjabin, amici dei suoi genitori. Giovanissimo Boris studia composizione al conservatorio. A soli 22 anni poi decide di trasferirsi a Marburgo, centro della filosofia neokantiana, dove segue le lezioni di Hermann Cohen. Successivamente si laurea in Filosofia e comincia a lavorare dapprima come precettore privato partecipando attivamente a diversi circoli e gruppi letterari del tempo. Ben presto debutta anche come poeta in un gruppo cubofuturista, anche se le sue prime opere sono delle  raccolte di poesie: “Il gemello fra le nuvole” e “Oltre le barriere” letteralmente non considerate dalla critica del tempo.

Boris Pasternak, non solo “Il Dottor Zivago”

Boris Pasternak si fa notare nel 1922 con il libro “Sestra moya zhizn” (“Mia sorella, la vita”), una raccolta di poesie dedicata all’amore e alla vita. Questa raccolta non passa inosservata, anzi diventa molto popolare al punto che durante alcune letture era il pubblico a completare le frasi della sue poesie. Pasternak si dedica anche alla composizione di prose autobiografiche degne di note che lo portano, nel 1934, ad essere indicato dal rivoluzionario e intellettuale Bukarin come il più grande poeta sovietico vivente. Non solo l’amore e la vita, Pasternak si avvicina alla politica in due raccolte di poesie dal titolo “Sui treni mattutini” del 1943 e “Lo spazio terrestre” pubblicato nel 1945. In queste due opere, il poeta e scrittore russo dimostra un maggiore interesse politico, anche se celato visto che il suo atteggiamento verso la politica del suo Paese è sempre stata definito “amletico”. Il grande successo mondiale arriva con “Il Dottor Zivago” considerato ancora oggi il suo capolavoro. Il romanzo arriva in Italia nel 1957 pubblicato da Giangiacomo Feltrinelli nonostante la richiesta di censura. L’opera diventa un best seller al punto che Pasternak viene insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1958. Oggigiorno è una lettura essenziale in molte scuole superiori russe.

Boris Pasternak e il Premio Nobel

Il successo mondiale di Boris Pasternak arriva con il romanzo pubblicato nel 1957 con cui il poeta e scrittore russo raggiunge la grande popolarità. Non solo, il 10 dicembre del 1958 il poeta russo viene premiato con il massimo riconoscimento: Il Premio Nobel per la letteratura. Il segretario dell’Accademia svedese Anders Österling in quell’occasione spiegò così la motivazione del premio: “loro maestà reali, signore e signori, il premio Nobel per la Letteratura quest’anno è stato assegnato allo scrittore sovietico Boris Pasternak, per il suo contributo significativo sia alla poesia contemporanea che alla grande tradizione della narrativa russa. Come sapete, il premiato ha comunicato che non desidera ricevere il premio. Questo rifiuto non comporta naturalmente nessuna modifica per quanto riguarda la validità della sua assegnazione. All’Accademia rimane soltanto da annotare con rammarico che l’assegnazione del premio non potrà avere luogo”. Qualche mese dopo però lo scrittore rifiuta il Premio per via di una serie di polemiche nate in Russia. Il suo Paese, infatti, lo definisce “una pecora rognosa” e “un traditore” riconoscendo nel premio una scelta politica. Un malumore che spinge il poeta a rinunciare al premio: “per il significato che a questo premio è stato dato dalla società alla quale appartengo”.