A Bruxelles sono arrivati i 27 ministri della Difesa, i rappresentanti della Nato, Onu, Unione africana e 45 Paesi partner dell’Ue, per discutere di temi legati alla sicurezza. Josep Borrell, rappresentante Ue per gli Esteri, ha parlato di un obiettivo a lungo termine: “Rafforzare la cooperazione tra gli attori globali e regionali rilevanti nel campo della sicurezza e della difesa e di essere un forum in cui saranno discusse le questioni chiave della sicurezza e i modi per rafforzare la pace e la sicurezza internazionali“.
Nel corso dell’incontro, il rappresentante ha annunciato che “L’Europa fornirà munizioni ed elicotteri nei prossimi mesi a partner come Niger e Somalia attraverso lo European pace facility”. Dunque, così come accade in Ucraina già da un anno, in Africa arriveranno armi europee. “Il lavoro che facciamo in Ucraina ha cambiato il brand dell’Unione Europea” ha precisato Borrel, spiegando che “Altri partner ora si aspettano da noi la stessa rapidità ed efficacia”.
Stoltenberg: “2% del PIL per le spese in difesa”
Non solo Borrell. Anche il rappresentante della Nato, Jens Stoltenberg, ha affermato: “È mia prerogativa convocare la commissione Nato-Ucraina e credo che il momento sia arrivato”. L’incontro avverrà nel quadro della ministeriale esteri di aprile. “Al summit di Vilnius mi aspetto che i leader siano d’accordo sul fatto che il 2% del PIL sia il minimo per quanto riguarda le spese in difesa”. Così, il segretario generale ha “fissato” l’asticella delle spese Nato ai singoli Paesi europei.
Borrell, che sostiene apertamente che l’Europa debba indossare l’elmetto, si incammina così per un nuovo percorso politico. L’obiettivo è quello di prendere le distanze dai francesi e dagli anti trumpisti. Aprire inoltre all’invio di mezzi e materiali bellici in Niger e in Somalia spiana la strada a una novità importante per il nostro Paese: i militari che da tempo lavorano nel Paese del Sahel, come sottolinea Libero, sono pronti ad affrontare una nuova missione a Mogadiscio. La loro presenza servirebbe anche a limitare Russia e Cina nell’avanzata a Port Sudan, dove ormai si muovono con disinvoltura.