Nella giornata di oggi in quel di Bruxelles si è tenuta una riunione informale dei ministri degli Esteri dei paesi UE alla presenza dell’Alto rappresentate Josep Borrell che ha colto la palla al balzo per rivolgere un duro attacco a come i ventisette stanno gestendo le varie crisi internazionali a partire dalla guerra in Ucraina, per arrivare – con un durissimo commento – a quella in Medio Oriente; scatenando (quasi ovviamente) non poche critiche da parte dei vari delegati europei.
Partendo proprio dall’Ucraina, Borrell ha scelto di farsi accompagnare sul suo scranno dal ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba che ha preso la parola per primo per sollevare “una questione per noi spaventosa”: il riferimento è al “divario tra gli annunci sull’assistenza militare e la consegna effettiva” degli armamenti, ricordando che “ogni ritardo lo paghiamo noi” e rilanciando la richiesta – da un lato – di garantire le difese aeree e – dall’altro – di permettere l’uso delle armi occidentali anche in terra russa per sostenere l’avanzata di Kursk.
Un grido d’allarme prontamente accolto da Borrell che oltre a precisare di condividere “le preoccupazioni” di Kuleba ha anche promesso di avviare un tavolo “con i ministri” per incitarli a mantenere le loro promesse perché – spiega – nonostante “le operazioni a Kursk sono un duro attacco” a Putin; è altrettanto certo che finché potrà il Cremlino “non smetterà di colpire” ed è chiaro (almeno ai suoi occhi) che un esercito “meglio equipaggiato è un elemento chiave” per la vittoria di Kiev.
Josep Borrell contro i ventisette: “Basta tabù su Israele, non possiamo permettere che venga calpestato il diritto internazionale”
Ancora più duro l’attacco che Josep Borrell rivolge ai ministri degli Esteri parlando della crisi in Medio Oriente ed – in particolare – ai “tabù” che permeano la narrativa attorno ad Israele: “Un ministro israeliano – ha spiegato visibilmente alterato – lancia messaggi di odio che sono un chiaro invito a calpestare il diritto umanitario” senza che nessuno si opponga; il tutto unito alla sempre più chiara “preoccupante intenzione di spostare la popolazione in Cisgiordania” per dar seguito alla sedicente missione antiterrorismo di Tel Aviv.
Il riferimento di Borrell a quei “messaggi di odio” è alle recenti parole del ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir che in un discorso pubblico ha suggerito di “tagliare il carburante e gli aiuti ai civili” a Gaza per imprimere una svolta significativa alla guerra; ma anche alle parole del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich che ha proposto la “distruzione completa” di Gaza.
Il monito di Borrell è chiaro e preciso: non si può permettere ad Israele di oltrepassare impunemente tutte le linee rosse del diritto umanitario internazionale ed è arrivato il momento di “includere nella lista delle sanzioni alcuni ministri israeliani che lanciano messaggi d’odio inaccettabili contro i palestinesi [e che] incitano a commettere crimini di guerra”. Ancor più chiara e netta – però – la posizione del nostrano ministro degli Esteri Antonio Tajani che dopo il discorso dell’Alto rappresentate Ue ha definito le sue proposte “irreali“, suggerendo che non sarà certamente una mossa di questo tipo a “convincere Israele ad [accettare] un accordo sulla pace al Cairo”.