Prima di lasciare il posto a Kaja Kallas, che si insedierà insieme al resto della nuova Commissione non prima di ottobre, Josep Borrell definisce la sua eredità politica: il sostegno all’Ucraina, anche se gli Stati Uniti dovessero tirarsi indietro. Il socialista spagnolo, Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ne parla in un’intervista al Domani, in cui parte però dalla guerra a Gaza, su cui c’è meno unità. Incide una diversa natura del conflitto, innescato dallo «spregevole attacco terroristico di Hamas contro Israele», ma ci sono anche ragioni storiche che motivano alcune posizioni.



In ogni caso, bisogna fare di più a livello di unità affinché il diritto di difesa di Israele sia proporzionato e in linea col diritto internazionale e umanitario. L’obiettivo di Borrell è il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, altrimenti non si può rilanciare il processo di pace. Una linea su cui in Europa, assicura, c’è unione di intenti.



L’ATTACCO FRONTALE DI BORRELL A NETANYAHU

Risuona però il suo attacco al governo di Netanyahu, accusato di non avere la «volontà politica» di arrivare alla pace. A tal proposito, ha proposto sanzioni contro due ministri per i messaggi di odio che hanno diffuso, ma serve l’unanimità e al momento c’è una discussione in corso.

Dal canto suo, Borrell ha presentato a gennaio un piano di pace che include una conferenza di pace, ma non può esserci senza la tregua e, a detta sua, anche la gestione di Gaza, che però non può essere affidata ad Hamas. Altro ingrediente importante è, appunto, la volontà politica di Israele per la soluzione dei due stati di cui si parla da decenni: il problema non è rappresentato solo dal fatto che attualmente non ci sono le condizioni, ma anche dalla consapevolezza che la difficoltà maggiore riguarda proprio la posizione del governo israeliano.



BORRELL SUL CASO ORBAN

Josep Borrell riconosce “l’allacciamento” di Viktor Orban a Vladimir Putin, come dimostrano, più degli incontri in Russia, i visti, l’acquisto di petrolio, che alimenta la macchina della guerra russa, e il progetto per una centrale nucleare, che «va contro la nostra attuale politica estera».

C’è sicuramente il problema della regola dell’unanimità, che complica il lavoro quando ci sono Stati «allineati con potenze ostili», quindi suggerisce di valutare alternative, come la regola della super maggioranza, se non si vuole puntare a quella qualificata, evitando così che un paio di Stati riescano a tenere bloccato l’intero meccanismo europeo.

LE ELEZIONI IN USA E LA VIRATA A DESTRA IN EUROPA

Si passa poi agli Usa, in vista delle elezioni presidenziali che vedono Kamala Harris e Donald Trump sfidarsi per un posto alla Casa Bianca: il timore di Borrell è che il candidato repubblicano «voglia interrompere il supporto Usa all’Ucraina se eletto», anche perché non ha spiegato come intende fermare la guerra in Ucraina in un giorno. Per l’Alto rappresentante dell’Ue è «molto più in linea» la candidata democratica con la linea politica europea, che deve preoccuparsi di sviluppare la difesa. In ogni caso, non c’è una dipendenza dagli Usa per quanto riguarda l’Ucraina, che potrà contare sul supporto europeo «in qualsiasi caso».

Infine, riguardo la virata a destra dell’Europa, Borrell riconosce lo spostamento del centro di gravità, seppur inferiore rispetto alle previsioni, ma rassicura riguardo il controllo da parte dei partiti pro Ue. Di sicuro la sfida dei socialisti è quella di affrontare i temi sentiti dalle classi popolari, come migranti, spopolamento, agricoltura e deindustrializzazione, quelli su cui l’estrema destra ha fornito risposte, anche se per l’Alto rappresentante sono «soluzioni irrealistiche o inaccettabili».