L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, torna a sollecitare gli Stati membri a liberarsi dalla dipendenza economica e militare. Lo fa in un’intervista a Le Figaro, spiegando che coloro che aiutano l’Ucraina vengono aiutati da Bruxelles, che paga parte del “conto”. «Possiamo farlo perché il denaro che gestisco è al di fuori del bilancio europeo. Non fa parte del bilancio votato dal Parlamento europeo, ma di un fondo satellite intergovernativo. Sono gli Stati membri a finanziare questo fondo e a decidere sul suo utilizzo». L’invasione da parte della Russia, però, ha evidenziato le lacune a livello di difesa dell’Europa, che non ne ha una comunitaria. Esiste, infatti, l’Agenzia europea per la difesa, creata dal Trattato di Lisbona, ma ha solo un ruolo di coordinamento: «Ha il compito di contribuire a garantire che gli eserciti europei siano armati in modo coerente, compatibile e con economie di scala».
Le cose però stanno cambiando, infatti, si parla di difesa europea comune. «La libertà ha un prezzo, va difesa. Noi europei abbiamo vissuto comodamente sotto l’ombrello americano dal punto di vista del bilancio. Dopo la caduta del Muro di Berlino, abbiamo ottenuto il dividendo della pace spendendo poco per la nostra difesa: qualcun altro lo ha fatto per noi». Quindi, dal punto di vista militare l’Europa si è resa dipendente dagli Stati Uniti, mentre da quello energetico lo è dalla Russia (anche se ora meno). «Abbiamo anche importato gas russo a basso costo senza renderci conto che questa dipendenza era pericolosa nel lungo periodo. La responsabilità dell’Europa è quella di liberarsi da queste dipendenze, che possono essere economicamente interessanti, ma politicamente tossiche. Dobbiamo assumerci la nostra parte di responsabilità nel difendere la nostra autonomia», spiega Josep Borrell a Le Figaro.
JOSEP BORRELL SU CASO IRAN E AFRICA
L’Alto rappresentante per la politica estera europea in questa fase sta cercando di far capire agli Stati membri di spendere di più e meglio sulla sicurezza, ma bisogna farlo come europei. «Dobbiamo essere in grado di aiutarci da soli, cosa che finora non è avvenuta. Negli anni Novanta abbiamo assistito a una “seconda guerra mondiale” in miniatura nei Balcani, a un’ora di volo dall’Italia. E noi europei non siamo stati in grado di intervenire nelle immediate vicinanze», dichiara al quotidiano francese, sottolineando che anche se l’Ue non è un’unione militare come la Nato, gli eserciti europei devono essere interoperabili, mentre gli armamenti intercompatibili. Nell’intervista a Le Figaro, però, Josep Borrell si sofferma anche sull’Iran e sull’accordo nucleare di Vienna. «Ho lottato per mesi per evitare che morisse. È vero, tuttavia, che quanto sta accadendo in Iran non aiuta affatto, e nemmeno il fatto che l’Iran abbia fornito droni alla Russia. Ma abbiamo ancora interesse a che l’Iran non diventi una potenza nucleare».
Josep Borrell ci tiene a riconoscere che «il motivo per cui l’Iran non lo è diventato è l’accordo che Trump ha ingiustificatamente gettato via. Se vogliamo continuare a cercare di impedire che l’Iran diventi una potenza nucleare, l’unico modo per farlo è rilanciare questo accordo che ha garantito la sicurezza del mondo». Infine, sull’Africa invita l’Europa a prestare più attenzione a ciò che accade e ad essere più coinvolta. «La sua crescita demografica è enorme, le sue capacità economiche sono altrettanto enormi, non possiamo fare a meno dei minerali africani per la transizione energetica, ad esempio, e il suo ruolo crescerà nel XXI secolo». Dunque, non è solo una questione migratoria: «Dobbiamo anche ripensare il posto dei Paesi africani nelle istituzioni internazionali».