Un funzionario bancario di alto livello mi confida, dietro promessa di anonimato, che negli ultimi giorni il flusso degli ordini in Borsa da parte della clientela retail si è in pratica ridotto a zero. Non è un fenomeno solo italiano. Anche negli Usa, salvo la corsa innescata dall’Intelligenza artificiale, le operazioni da parte della clientela ordinaria sono scomparse dai radar degli operatori. Il cosiddetto popolo dei Robinhooders, i piccoli operatori emersi grazie ai sostegni elargiti con il Covid, sembra svanito del nulla. I mercati finanziari tornano a essere terreno di pascolo dei professionisti che però, in assenza di input dall’esterno, segnano il passo. Insomma, la situazione ideale per il Bel Paese.



Lo ha rilevato l’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco, fresco pensionato di Morgan Stanley, che nella duplice veste ha ben appreso sulla pelle in anni tempestosi quanto sia difficile convincere i mercati a finanziare il debito pubblico italiano. Oggi più che mai, sotto il peso dei tassi di mercato in ascesa dopo che è sostanzialmente caduta la rete della Bce a protezione dei Btp. Eppure Siniscalco parla di “momento magico” per il debito italiano.



I motivi? “Proprio l’aumento dei tassi – dice intervistato da Repubblica – ha reso concorrenziali i rendimenti dei Btp. C’è una massa immensa di depositi bancari in giacenza da aggredire. I risparmiatori finora non avevano interesse a tenere i soldi se non in banca, ma con la tassa dell’inflazione, che ha toccato la doppia cifra pochi mesi fa, si sono scossi ed è partita una corsa degna dei tempi del Bot people”. Conferma il Financial Times: nelle sale operative della City, scrive il quotidiano, nessuno per ora sta pensando a una speculazione sui titoli italiani.



Sarà vera gloria o una falsa partenza? Molto dipenderà dalle mosse del Governo. Per ora piace la stabilità assicurata dall’esecutivo, ancor di più la parsimonia nella spesa. L’esito dell’assemblea Enel, con la schiacciante maggioranza riscossa dalla lista del Tesoro (Paolo Scaroni compreso) dimostra che le nomine non hanno intaccato il clima di fiducia. Ma gli esami, specie in un quadro internazionale così agitato, non finiscono mai. A partire dall’approvazione del Mes, il meccanismo di garanzia messo a punto dall’Unione europea, fermo per la mancata ratifica italiana, e senza quella firma non si muoverà il dossier sull’unione bancaria, il più importante per la solidità futura del sistema. Il rischio così è di non sfruttare la congiuntura favorevole. Non è solo questione di finanza pubblica. Anzi. La tendenza è senz’altro propizia per i titoli del debito, alla vigilia di una probabile discesa dei tassi che rende convenienti i rendimenti attuali, mentre ci vorrà tempo per restituire smalto alle azioni, frenate dalla sindrome Recessione.

L’esempio lo ha dato Warren Buffett riducendo l’ammontare del suo sterminato portafoglio azionario a vantaggio dell’ancor più gigantesca liquidità (168 miliardi di dollari). I mercati azionari, a dire del saggio di Omaha, di questi tempi non offrono opportunità interessanti: meglio perciò investire su se stessi. La conferma arriva dalla crescita dell’ammontare dei buybacks, cioè gli acquisti societari di titoli della propria società, rispetto ai dividendi. Il 2023 promette di essere l’anno di un clamoroso sorpasso. Nel 2022, infatti, le prime 1.200 società al mondo hanno riacquistato azioni proprie per la cifra record di 1.310 miliardi di dollari, ossia poco meno dei 1.390 miliardi che le stesse società hanno pagato in dividendi durante l’anno. Inoltre, il record precedente stabilito nel 2021 è stato superato di oltre il 22%. Una scelta che, al di là della convenienza fiscale, nasce dalla considerazione che i mercati non offrono occasioni di acquisto migliori di quanto le grandi società non abbiano già in corpo. O di investimenti convenienti. Nonostante l’Ira di Joe Biden, i petrolieri nel si guardano dal potenziare spese che potrebbero diventare un boomerang.

Con la rilevante eccezione delle applicazioni in Intelligenza artificiale, i mercati riflettono questa tendenza dei grandi ad alzare virtuali punti levatoi a difesa dell’esistente e a sfruttare gli aiuti della mano pubblica, nell’attesa che sul fronte della congiuntura non si verifichi qualcosa di nuovo, tale da giustificare la ripresa degli acquisti. Intanto, ben venga “il momento magico” del Btp. Facciamo in fretta, non durerà a lungo.

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