La scorsa ottava si è distinta per i risvolti politici ed economici che potrebbero caratterizzare gli appuntamenti in agenda nei prossimi giorni. La votazione del neo presidente eletto von der Leyen a capo della Commissione Ue desta preoccupazioni in ottica di medio termine: il margine di soli nove voti per l’ex Ministro della difesa tedesco ha – di fatto – rappresentato un primo campanello d’allarme per il suo prossimo mandato. Si concorda con la stessa leader che «la maggioranza è maggioranza», ma, come insegna la stessa democrazia, se la medesima “maggioranza” appare risicata, l’azione esecutiva si contraddistinguerà per un sempre e costante limite imposto dalle varie correnti presenti.



Lo stesso scenario elettivo della numero uno von der Leyen sembra aver consumato un primo strappo tra i nostri alleati di governo: il “sì” del Movimento 5 Stelle opposto al “no” della Lega ha concretamente innescato uno scontro tra i vari protagonisti presenti all’interno dell’esecutivo. Il possibile esito dello scontro/incontro potrebbe consumarsi nel corso delle prossime ore: gli operatori finanziari sembrano privilegiare un approccio prudenziale in vista di questo importante esito.



Anche sul fronte della politica monetaria, gli investitori porranno la loro attenzione ai due prossimi meeting: in entrambi gli appuntamenti (Bce e Fed) di potrebbe assistere a una stretta monetaria (anche se di entità diverse). Oltreoceano, la pressione del Presidente Trump sul governatore Powell, è molto alta e – salvo indicazioni dell’ultima ora – dovrebbe coincidere con un taglio dei tassi di almeno lo 0,25%. Anche in Europa, la Bce potrà rivedere il suo intento (soprattutto in base alle ultime indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi in tema di inflazione): un’eventuale riduzione già in occasione del prossimo 25 luglio non è da escludere.



Dal punto di vista operativo le principali piazze finanziarie azionarie si presentano con il medesimo impianto grafico, ossia un livello dei prezzi che – dai minimi fatti registrare sul finire di maggio – ha successivamente registrato una significativa crescita all’interno di un canale ascendente che trova la propria collocazione nel Raff Regression Channel (abbreviato in RRC) calcolato al termine di maggio.

In apertura di ottava, gli investitori hanno privilegiato un approccio prudente sulla nostra Piazza Affari. Attraverso la brusca flessione fatta registrare venerdì, il livello dei corsi ha violato pericolosamente la base del sopracitato RRC: l’attuale target appare coincidente all’area di prezzo posta a 21.511,39 punti; qualora non si registrasse un vero e proprio rimbalzo (accompagnato da un incremento dei volumi), il brevissimo periodo del nostro principale listino domestico (indice Ftse Mib) vedrebbe un potenziale downside fino 20.996,89. Quest’ultimo valore potrebbe non bastare come supporto e pertanto è plausibile un suo ulteriore cedimento. Sul versante degli acquisti, in ottica di breve termine (ovvero come continuazione del trend rialzista iniziato dal mese scorso), i corsi dovrebbero recuperare il terreno finora perso e riportarsi all’interno del canale rialzista dello stesso RRC: il superamento di quota 21.994,71 punti rappresenterebbe un chiaro segnale di forza con primo target a 22.511,87.

Il principale benchmark azionario internazionale (rappresentato dall’indice S&P500), nonostante la sua impostazione grafica sia la medesima di quanto riportato per il Ftse Mib (al pari degli altri equity index), potrebbe beneficiare di un miglior palinsesto algoritmico mediante il quale poter “scampare” a una pericolosa flessione di brevissimo periodo. I più sensibili leading indicators appaiono prossimi a un’inversione di tendenza (da sell a buy signal) in ottica daily: un eventuale ritorno dei prezzi sopra quota 3.000 punti vanificherebbe l’attuale impostazione ribassista con primo obiettivo in area 2.952,22. Da monitorare un suo eventuale cedimento poiché riporterebbe il livello dei corsi in prossimità di soglia 2.925 punti.

Il comparto obbligazionario – nel corso delle settimana scorsa – ha recuperato gran parte del significativo ritracciamento subìto: come da noi indicato nel precedente focus il rialzo fatto registrare (soprattutto YTD) appare fin troppo “a premio” rispetto ai reali multipli dei singoli sottostanti (Zona Euro). Solo per coloro che si distinguono per una propensione al rischio elevata è auspicabile un posizionamento long in caso di superamento dei precedenti massimi registrati (174,05 sul Bund future index) con primo take profit a 174,62 punti. Per i restanti investitori è invece auspicabile non assumere alcuna posizione fintanto che i prezzi non si riportino in corrispondenza di area 172.

Il mercato delle commodities vede primeggiare le quotazioni del lingotto: l’attuale obiettivo rialzista vede area 1.478 dollari quale primo target in ottica di brevissimo periodo. Fino a quando i prezzi rimarranno sopra la soglia psicologica dei 1.400 dollari (e supporto statico) un eventuale posizionamento hold (per chi fosse già investito) è ritenuto sostenibile: da rivedere – con conseguente liquidazione – qualora ci fosse un mancato supporto.

In attesa degli appuntamenti di politica monetaria (sia Usa che Europa), il principale cross valutario Euro/Usd ha beneficiato delle ultime indicazioni su un possibile taglio dei tassi di interesse (rif. meeting del 25 luglio): soglia 1,12 appare alquanto vulnerabile e pertanto violabile con ravvicinato obiettivo a 1,118. Non è esclusa un’eventuale prosecuzione del trend ribassista fino a quota 1,1114.

Ormai giunti alla vigilia del periodo estivo, ovvero a un momento che si contraddistingue per la riduzione dei volumi medi delle contrattazioni, il nostro outlook rimane confermato: flat sul comparto azionario, cash o strumenti di liquidità per la componente bond, mentre per gli asset alternative rimane monitorato il prezzo del petrolio in ottica di possibile riposizionamento long (qualora ci fossero le condizioni). Da questa settimana e per le prossime a venire, è inoltre consigliabile il monitoraggio costante dell’indice Vix (e in particolare dei suoi volumi) al fine di poter “anticipare” un eventuale incremento del rischio sistemico sui mercati. Prudenza docet.