I mercati finanziari sembrano aver superato il timore che aveva caratterizzato l’accentuata fase di ribasso a causa della pandemia mondiale. I listini azionari Usa hanno reagito meglio rispetto a quelli del Vecchio continente e, il nuovo record messo a segno dal Nasdaq, conferma l’ottimismo di fondo. Nonostante i dati economici siano significativamente negativi e talvolta peggiori rispetto alle loro stime, gli operatori hanno privilegiato la componente equity rispetto ai bond: a motivare questa scelta è plausibile associare i modesti rendimenti che l’asset class obbligazionaria remunera agli attuali corsi. L’unica soluzione per “spuntare” un miglior ritorno dall’investimento in titoli di debito si concretizza mediante la partecipazione ai collocamenti che si presenteranno nel corso dell’anno; un’alternativa a questa opzione è riscontrabile mediante l’acquisto di asset high yield o emerging market, ma, in entrambi i casi, il rischio implicito al sottostante potrebbe sconsigliarne l’allocazione rispetto al rendimento effettivo.
Al fine di poter ridurre il rischio complessivo di portafoglio ribadiamo la nostra strategia mediante l’utilizzo dei singoli benchmark (sia azionari che obbligazionari) consapevoli che l’ingresso sul singolo mercato potrebbe invece incidere maggiormente sulla performance finale.
A confermare il ritorno a una attesa “normalità”, segnaliamo l’ennesimo ritracciamento dell’indice Vix che, su base settimanale, registra la terza ottava negativa con i propri corsi ormai in prossimità del gap up registrato a febbraio (area 22 punti): una discesa al di sotto di quest’ultima soglia favorirebbe la chiusura del medesimo con buone probabilità di ulteriore incremento sui listini azionari.
L’indice azionario (rif. MSCI World Usd) – nel corso della trascorsa settimana – ha oltrepassato la propria media mobile a 200 giorni (2.178,78) allungando il proprio andamento oltre il primo target rialzista mensile (2.226,10 punti). Tenuto conto dell’intera configurazione grafica e dell’attuale impostazione algoritmica, è plausibile considerare ogni eventuale ribasso come opportunità di acquisto (frazionato), fino a quando i livello di prezzo non dovesse tornare al di sotto dei 2.011,28 punti (Target 1 ribassista): soglia 2.337,97 rappresenta il traguardo per questo trend rialzista di breve termine. Sul versante azionario emerging market riportiamo all’attenzione la vicinanza degli attuali corsi alla resistenza statica posta a quota 998,59: è verosimile un suo primo superamento con successiva fase di ripiego ed arresto in corrispondenza del supporto a 968,59 punti.
Per gli investitori che comunque vogliono privilegiare un “index picking” selettivo, si riportano i consueti obiettivi mensili sia per il basket devoloped che emerging:
Sull’area Asia dei Paesi azionari emergenti suggeriamo la liquidazione della precedente posizione in attesa di un futuro potenziale ingresso. Le attuali quotazioni, anche se in territorio positivo rispetto al buy signal, appaiono indebolirsi soprattutto sul fronte algoritmico.
Per l’ottava in corso, l’intera asset class obbligazionaria da noi identificata mediante i due indici JPM, sarà attentamente monitorata: nonostante le ottime notizie in materia di nuova liquidità a sostegno del mercato, non riteniamo soddisfacente la reazione dei mercati oggetti di possibile coinvolgimento (rif. JPM Gl. Usd). Il timore di un possibile ritracciamento generalizzato ci impone l’assunzione di un posizionamento flat sul benchmark governativo con, una nostra view, che si sposta invece sul solo decennale tedesco: per quest’ultimo è plausibile il raggiungimento di area 169,34 (rispetto agli attuali 170,28 punti). Inoltre, in caso di mancato rimbalzo, non è da escludere il riavvicinamento verso i minimi dell’anno con primo target a 168,79.
Sulle commodities, e con specifico riferimento all’andamento dell’oro e dell’argento, non avendo consolidato i loro corsi oltre i massimi registrati a maggio, si privilegia uno status neutral nonostante l’attuale impostazione algoritmica sia decisamente in territorio negativo (sell signal). Rimanendo nel comparto metals appare invece interessante la configurazione grafica presente sul Nickel: un upside con ritorni significativi (oltre i 5,57 punti percentuali) non è da escludere in ottica di brevissimo periodo.
Per la componente energy è opportuno segnalare la vicinanza del petrolio (rif. WTI Future) al livello di resistenza posto a 41,05 dollari ovvero la chiusura definitiva del gap down registrato lo scorso marzo. Interessante riportare all’attenzione anche la recente evoluzione del heating oil che, qualora dovesse seguire l’andamento del prezzo dell'”oro nero”, attualmente si trova in ampio “ritardo” rispetto a quest’ultimo: il potenziale incremento si attesta ben oltre i dieci punti percentuali (target a 130 rispetto gli attuali 113).
I principali cross valutari hanno abbandonato i loro precedenti livelli di minimo segnati a maggio. La rivalutazione più accentuata è avvenuta sul rapporto Eur/Usd che, dopo otto sedute positive consecutive, ha capitolato in territorio negativo e attestandosi al di sotto di area 1,13. Un downside con primo obiettivo inferiore a 1,12 appare giustificato dopo questa fase di rally di brevissimo termine. Per meglio favorire il money management dello short ipotizzato è auspicabile un position keeping attraverso due ingressi: il primo ad inizio ottava ed un secondo in caso di nuovi massimi mensili.
Il ritorno alla parità (performance YTD) del principale listino azionario mondiale (rif. S&P 500) vede un margine di poco superiore all’unità. Qualora si dovesse concretizzare questo scenario, si potrebbe assistere a una fase di fisiologiche prese di beneficio. La valutazione di queste eventuali dinamiche sarà fondamentale in ottica di ribilanciamento del portafoglio.