CROLLO DELLA BORSA IN GIAPPONE: NIKKEI A -12%, IL “LUNEDI NERO” DEI MERCATI ASIATICI CONDIZIONA PIAZZA AFFARI. LO SPREAD ORA SALE
Spesso si parla di “crollo della borsa” o di “Lunedì nero”, così come “venerdì nero” e così via: ecco, quanto avvenuto a Tokyo con l’indice Nikkei è forse per una volta adeguato nella scelta semi-catastrofica del lessico sui mercati finanziari mondiali. Il “profondo rosso” della Borsa in Giappone segna la maggiore flessione di sempre cedendo il 12,40% a quota 31,458,42, con perdita conseguente di 4.458,42 punti nell’indice di riferimento Nikkei: lo Yen si rivaluta al cambio con il dollaro a 142,2 mentre con l’Euro passa a 154,9 dopo lo storico rialzo degli interessi sul costo della moneta giapponese.
Tradotto in parole povere, il crollo del mercato in Giappone trascina la borsa italiana a picco in questa apertura dove a livello generale tutti i mercati europei pagano la flessione maxi di Tokyo. Il calo di circa il 3% del FTSE Mib all’apertura di Piazza Affari a Milano viene seguita da Amsterdam e Parigi come maggiori cali, mentre Londra si tiene sotto l’1%: secondo quanto riporta la Borsa Italiana, anche i future sull’avvio di Wall Street nelle prossime ore danno un netto passo indietro del Nasdaq al 4,5% per i titoli tecnologici, con una perdita dell’1,7% del Dow Jones.
Dalle Nvidia azioni fino al rischio di recessione per l’economia Usa, passando per i timori di una guerra regionale in Medio Oriente tra Iran e Israele (con rischio di coinvolgimenti indiretti per i principali alleati internazionali, rispettivamente Cina e Stati Uniti). Questo e molto altro starebbe portando a fondo le borse di mezzo mondo, con il tonfo del Giappone che suona come inquietante campanello d’allarme: già stamattina lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi ha ricominciato a correre attorno ai 150 punti base. Secondo gli analisti sentiti dall’ANSA in queste ore di crollo in Giappone spiegano come a pagare la ‘tempesta perfetta’ dei mercati vi sarebbero «i timori di recessione negli Stati uniti, con segnali di un possibile allargamento del taglio dei tassi della Fed di settembre a mezzo punto, e l’attesa dell’attacco dell’Iran a Israele».
GUERRA, RECESSIONE USA E AZIONI NVIDIA SU AI: TUTTI GLI SCENARI SUL CROLLO DELLA BORSA MONDIALE
Ad avviare la lunga fase di crisi dei mercati azionari internazionali è stata nei giorni scorsi l’indagine dell’Antitrust americano contro l’Nvidia Corp, l’azienda tecnologica Usa che sviluppa processori e che è sempre più leader mondiale nel computing con intelligenza artificiale. In pratica, le Nvidia azioni sono attenzionate dal Dipartimento di Giustizia Usa in quanto accusate di creare pratica monopolistiche nel mercato dei chip IA: dopo le denunce delle aziende concorrenti, l’indagine cerca di dimostrare come Nvidia abbia fatto pressioni sui vari cloud provider affinché scegliessero più prodotti propri, oltre a far pagare ai clienti prezzi più alte se volessero acquistare chip di imprese rivali (come l’Intel o l’Advanced Micro Devices).
Nono sono bastate le risposte in merito di Nvidia, creando un effetto a catena che ora porta i vari titoli tecnologici mondiali in difficoltà per le potenziali conseguenze di un eventuale – non avvenuto ancora – crollo delle azioni Nvidia: alcuni lamentano sia una “bolla” l’azienda Usa esperta in processori con intelligenza artificiale, con il tema generale dell’IA che imperversa in un complesso “gioco” tra borsa, mercati, investimenti e problemi di tipo etico-morali.
Alla vicenda di Nvidia si è poi aggiunto il carico da novanta dei timori di recessione dell’economia americana e delle possibili conseguenze per una guerra ulteriore in Medio Oriente: «A destare preoccupazioni è il peso del debito sui bilanci pubblici che sta diventando un vincolo crescente, aggravato dal costo degli interessi in un contesto di tassi crescenti e che potrebbe avere impatti negativi sulle valute», spiega Christopher Preece, macro strategist & investment manager di Pictet Asset Management. Il debito pubblico Usa, che dall’inizio della presidenza Biden è aumentato di ben 11 trilioni di dollari, porta ad un rischio recessione secondo diversi analisti, almeno sul medio periodo: «si potrebbe provocare un’inversione di tendenza in termini di flussi monetari che finora hanno sostenuto la sovraperformance dei prezzi delle attività statunitensi e, in ultima analisi, la forza del dollaro Usa», conclude l’analista riportato da Sky TG24. La “tempesta perfetta” che dal Giappone sta ora per colpire Europa e Stati Uniti è solo all’inizio e i quadri di previsioni per il prossimo futuro sono ancora molto foschi: secondo quanto spiegano gli analisti di Mps nel quotidiano “Daily market strategy”, «Nelle due settimane passate due illusioni sono andate in frantumi». In primo luogo, il settore del big-tech Usa ha confermato i timori della vigilia, non proseguendo il proprio rally «senza prima sperimentare nel frattempo una seria correzione». In secondo piano, «è caduta rovinosamente l’illusione dopo i numeri del mercato del lavoro di venerdì».