Nuovi rialzi sui listini azionari internazionali e non solo. L’ottava che si è conclusa vede i benchmark relativi alla principali asset class (equity, bond e commodities) archiviare la loro settimana in territorio positivo. Rispetto alle precedenti sessioni weekly che hanno visto la correlazione inversa tra la componente azionaria e quella obbligazionaria, quanto registrato la scorsa settimana offre un quadro complessivamente orientato alla positività. Gli indici MSCI World Usd e MSCI Emerging Usd per i mercati azionari, al pari del JMP GBI Gl. Usd per l’obbligazionario e il CRB Index per la materie prime, capitolano all’unisono con un saldo finale sopra la parità. Una sola eccezione: il sottostante rappresentativo dell’asset class obbligazionaria paesi emergenti (rif. JPM EMBI+ TR Usd) che conclude verosimilmente invariato (-0,11%), ma pur sempre in prossimità dei massimi mensili.



Buone notizie arrivano dal versante volatilità sintetizzata dall’indice Vix. Il precedente scenario relativo a un suo potenziale ridimensionamento è avvenuto, ma senza conseguire il livello da noi individuato (23,54). La discesa si è arrestata a quota 24,92 punti per successivamente ritestare area 31 (massimo weekly a 31,48) e concludere a 27,29 (close settimanale). La soglia compresa tra 25,90 e 26,11 raffigura il supporto statico che, in caso di violazione, agevolerebbe il raggiungimento del nostro precedente target (24,92) con buone probabilità di poter proseguire in direzione del gap registrato a febbraio. Scenario opposto in caso di chiusura oltre i 32,16 punti con obiettivo a 36,59.



Associato alla riduzione della cosiddetta “paura finanziaria” (rif. indice Vix) troviamo la buona performance registrata dai mercati internazionali. Primi fra tutti quelli azionari che – osservando il sottostante MSCI World Usd – appare deciso al ritorno in prossimità dei propri massimi di giugno. L’auspicata ipotesi riportata nello scorso intervento («qualora nei prossimi giorni dovesse oltrepassare la resistenza dinamica individuabile a quota 2.261,83 punti, risulta plausibile, una prima fase di limitato ribasso») ha visto il livello dei prezzi superare la resistenza per poi ripiegare con un minimo settimanale a quota 2.221,54 punti. La chiusura finale in prossimità della medesima resistenza può rappresentare un ulteriore rialzo ma limitato al brevissimo periodo e, pertanto, questo tipo di scenario comporta un’attenzione maggiore in vista della liquidazione totale della posizione in essere. Anche se ancora (poco) distanti dai massimi di giugno, l’azzeramento dell’investimento in chiave rialzista è prudenzialmente suggeribile soprattutto perché sostenuto dalla ritrovata fiducia sui mercati obbligazionari.



Questa soluzione trova ennesima validità e maggiore valenza per i mercati azionari emergenti: la loro «impostazione grafica migliore rispetto alla precedente asset class» ha comportato nuovi massimi con un livello di prezzi in linea allo scorso febbraio. Prescindendo da ogni valutazione di carattere grafico e/o algoritmico, ma valutando il solo rapporto rischio/rendimento, è naturale suggerire la liquidazione di un eventuale precedente allocazione.

Di particolare significatività appare la crescita del JPM GBI Gl. Usd, che dai 588,17 punti (di inizio mese) ora gravita oltre area 594. Il trading range individuato è stato violato al rialzo (rottura di 590,73) favorendo la prosecuzione di un trend di brevissimo periodo che sembra orientato ai massimi storici di marzo. Il primo obiettivo rialzista lo possiamo trovare in prossimità della resistenza statica posta a 598,40 punti, mentre il supporto viene rappresentato dai massimi di giugno (591,50). Di certo, l’eventuale raggiungimento della resistenza, implicherebbe un alleggerimento in prospettiva di un successivo posizionamento. Rimane confermata la nostra view negativa sul decennale tedesco (rif. Bund future) poiché l’attuale impostazione grafica non convince a sufficienza. Nei prossimi giorni è pur vero che potrebbe beneficiare di un potenziale upside (oltre soglia 177 punti), ma successivamente a questo allungo vedrebbe ripiegare i propri corsi in prossimità di quota 175,78.

Sulle commodities è opportuno riportare l’avvenuta rivalutazione dell’argento che, dopo aver violato la parte superiore del trading range (18,630), ha incrementato il proprio allungo fino a 19,44 ovvero i massimi dell’agosto scorso.

Se raffrontato al “cugino” prezioso rappresentato dal lingotto è evidente la sua arretratezza: sfruttando questa correlazione e “ritardo” sulle quotazioni, in ottica di breve/medio termine, viene preferito l’argento rispetto all’oro in caso che il trend dei metalli preziosi continui. Passando invece al comparto energy, confermiamo il nostro monitoraggio sul petrolio con i relativi e precedenti obiettivi di prezzo. Qualora quest’ultimi non trovassero riscontro nell’arco di questa ottava, l’intero quadro tecnico potrebbe subire un deterioramento favorendo l’ipotesi di nuovi minimi di brevissimo periodo.

In ambito valutario, il cross Gbp/Usd ha proseguito e oltrepassato il nostro target (1,2615) registrando un massimo settimanale a 1,2669. L’attuale impostazione grafica denota “incertezza” sul possibile proseguimento del trend rialzista in essere: il ritorno oltre quota 1,2646 permetterebbe un allungo con primo target in prossimità di area 1,2724, mentre – all’opposto – la violazione del supporto dinamico a 1,2557 riporterebbe gli scambi a soglia 1,2472.

Al fine di poter individuare una prima e potenziale inversione sui mercati azionari viene confermato l’attento monitoraggio sullo sviluppo dell’attuale correlazione tra componente equity e bond. Un ulteriore incremento di entrambi, assieme agli attuali valori raggiunti dai cosiddetti “bene rifugio”, potrebbero apparire come una prima avvisaglia di un deterioramento degli asset a maggior rischio (rif. mercato azionario). Le risultanze di questa settimana contribuiranno a far maggior chiarezza.