Una settimana – quella trascorsa – caratterizzata dall’andamento positivo dei mercati azionari e obbligazionari internazionali rispetto alla quasi neutralità delle materie prime. Si tratta della seconda ottava consecutiva che vede un rialzo all’unisono delle principali asset class (bond e equity), mentre il versante delle commodities registra un’impercettibile variazione negativa. L’aggiornamento dei nuovi massimi (di brevissimo periodo) sui listini borsistici è riconducibile essenzialmente al buon andamento delle trimestrali statunitensi (rif. primari istituti di credito) che, nonostante il periodo pandemico, hanno comunque incrementato la loro voce dei “ricavi”. Anche i corsi obbligazionari hanno beneficiato di un ulteriore allungo portandosi a ridosso di importanti soglie di resistenza.



Questa ritrovata e attuale (continua) correlazione tra la componente azionaria e quella obbligazionaria arriverà inevitabilmente a un punto di rottura che decreterà la prossima direzionalità dei mercati anche in funzione di un potenziale incremento di volatilità. Quest’ultima – di fatto – ha confermato il proprio trend ribassista: i valori dell’indice Vix (ora in area 25,50) hanno violato il supporto statico individuato tra 25,90 e 26,11 punti con, un’impostazione grafica e algoritmica, orientata a nuovi ribassi attraverso l’ennesima conferma del principale obiettivo in corrispondenza del gap up registrato a febbraio.



In ottica di breve termine non è da escludere un possibile test della resistenza dinamica a quota 29,49 punti con successivo ripiegamento verso gli attuali valori. Per l’indice Vix, è opportuno rilevare come, pur avendo ridotto i propri valori dai precedenti massimi, gli attuali scambi siano ancora superiori rispetto alla propria media storica: il timore degli operatori è latente e il monitoraggio del sottostante appare fondamentale.

Un’ulteriore attenta osservazione è obbligatoria per quanto concerne i mercati azionari internazionali. Il prospettato rialzo di brevissimo periodo sull’indice MSCI World Usd è avvenuto e, a seguito di quest’ultimo, il precedente suggerimento di liquidazione totale della posizione risulta ancor più attuale.



Pur consapevoli del primo obiettivo rialzista in corrispondenza di area 2.337,97 punti, riconfermiamo la nostra precedente prudenziale view che, sui mercati azionari Paesi emergenti, ha già trovato riscontro nel corso della trascorsa settimana. Il benchmark MSCI Emerging Usd, rispetto ai recenti massimi, ha archiviato quattro sedute negative sulle sei complessive con un indebolimento complessivo della sua impostazione algoritmica ormai in territorio negativo (sell signal sui leading indicaotors) e con un target ribassista a quota 1.016,65 punti quale obiettivo di breve termine: solo il ritorno del livello dei prezzi oltre soglia 1.069,54 negherebbe l’attuale configurazione che – al momento – risulta ancora in fase di costruzione.

Nuovi massimi (di brevissimo periodo) per il principale indice obbligazionario (rif. JPM GBI Gl. Usd): giunto a 595,41 punti si trova ormai a poca distanza dalla resistenza statica individuata in corrispondenza di soglia 598,40 punti. Il trend rialzista iniziato a marzo vede gli attuali corsi in prossimità della parte superiore dello stesso canale e l’eventuale superamento della citata resistenza contribuirà al potenziale upside in direzione dei massimi storici (obiettivo di breve termine). Da temere il ritorno dei prezzi sotto quota 591,95 punti con possibile ribasso esteso oltre area 586,08 punti. Viene ancora confermato il nostro outlook negativo sul decennale tedesco (rif. Bund future) che, in caso di un “nulla di fatto” in sede di vertice Ue, potrebbe subire ripercussioni sull’attuale andamento ancora limitato a una circoscritta fase laterale.

Sul versante commodities si presentano diversi scenari. Il comparto metals potrebbe vivere un momento di debolezza sul fronte dei cosiddetti metalli preziosi (rif. oro e argento), mentre, all’opposto, si potrebbe assistere a un potenziale incremento sulla componente energy con il petrolio quale principale beneficiario. Per quest’ultimo non è astratta la possibilità di poterne rivedere i prezzi ben oltre i 43 dollari (rif. WTI): solo il ritorno degli scambi in prossimità di area 38,54 comprometterebbe il precedente scenario con possibili ripercussioni in ottica di breve termine.

Sul mercato valutario il cross Gbp/Usd ha ripiegato rispetto ai suoi recenti massimi: nel corso dell’ottava che si è conclusa, i valori si sono subito riportati a ridosso del supporto individuato a 1,2557 e, violandolo, hanno visto un downside che si è arrestato a quota 1,2478 ovvero poco distante dall’1,2472 indicato. L’attuale configurazione grafica non appare robusta a sufficienza per contrastare ulteriori ribassi (target a 1,2457) e pertanto si suggerisce prudenza per tutti coloro che volessero posizionarsi long sul medesimo rapporto valutario. Nel corso di questa settimana iniziamo a monitorare l’evoluzione dei prezzi sul principale cross valutario (Eur/Usd) che, in caso superamento della resistenza statica posta a 1,1458, potrebbe registrare nuovi massimi annuali. Al momento, un posizionamento long lo riteniamo prematuro e pertanto attendiamo un primo ribasso che potrebbe avvenire in occasione di una fase successiva all’aggiornamento dei massimi di anno.

Per l’ottava in corso, non possiamo escludere l’inizio di una prima fase di fisiologiche prese di beneficio sulla componente azionaria. Qualora quest’ultima si dovesse concretizzare risulta fondamentale – e auspicabile – l’eventuale riallocazione da parte degli operatori sulla contrapposta asset class obbligazionaria: un mancato ribilanciamento rappresenterebbe l’aver privilegiato la liquidità all’investimento con serie implicazioni (negative) per l’immediato futuro.