Dopo tre settimane consecutive contraddistinte da significativi rialzi, i mercati azionari internazionali – rappresentati dal benchmark MSCI World Usd – frenano la loro corsa. Nonostante si sia registrata una variazione percentuale verosimilmente invariata (-0,10%), ciò invece che deve far riflettere lo possiamo troviamo sul versante opposto ovvero quello della componente obbligazionaria (rif. JPM GBI Gl. Usd): con un incremento weekly superiore all’unità (+1,23%), il livello dei prezzi ha oltrepassato la soglia psicologica dei 600 punti. Anche le materie prime – in particolare il comparto “metalli preziosi” – ha brillato nel corso della trascorsa ottava con una perfomance rilevante per l’argento seguita da quella dell’oro, che ormai appare prossimo a nuovi massimi storici. Se accanto all’insieme di queste risultanze, affianchiamo la recente debolezza del dollaro, l’intero quadro sembra confermare i nostri precedenti outlook negativi sull’asset class azionaria.



L’analisi delle dinamiche dei prezzi settimanali riporta un importante dato sul finire di settimana: in concomitanza dei generalizzati ribassi sui principali listini azionari, l’indice Vix si è riportato oltre i 25 punti dopo aver registrato il nuovo minimo mensile a 23,60. Qualora dovessimo assistere a un’ulteriore fase di debolezza sulle piazze borsistiche internazionali, l'”indice della paura” potrà agevolmente oltrepassare la già individuata resistenza dinamica a quota 29,49 punti con, al momento, buone probabilità di incremento in ottica di brevissimo periodo. In caso di scenario opposto (mercati azionari in rialzo) viene confermato l’obiettivo corrispondente alla chiusura del gap up registrato a febbraio.



Al fine di poter “anticipare” (con l’obbligata e dovuta prudenza) l’eventuale incremento del Vix, è molto utile l’osservazione del benchmark MSCI World Usd rappresentato dal proprio grafico impostato su base settimanale anziché giornaliera.

La scorsa ottava ha arrestato i propri corsi registrando un massimo a 2.333,64 punti. Si tratta di un livello molto importante perché vicino alla resistenza statica rappresentata dall’area di prezzo 2.337,97/2.338,51 ovvero i due minimi (consecutivi) archiviati sul finire di gennaio e febbraio. Questo delimitato range rappresenta senza alcun dubbio una soglia pivot che, se oltrepassata, permetterà il raggiungimento dei massimi di febbraio. In ottica di scenario ribassista, viene invece individuata la soglia dei 2.248,93/2.249,69 punti quale supporto statico e coincidente ai massimi (anch’essi consecutivi) settimanali tra gennaio e febbraio 2018. Nel brevissimo periodo, riteniamo fondamentale il monitoraggio di questi valori (sia al rialzo che al ribasso), quali elementi per identificare la prossima direzionalità sui mercati azionari.



Una performance positiva e pertanto migliore rispetto a quella dei Paesi sviluppati (rif. MSCI World Usd) viene fatta registrare dall’indice azionario MSCI Emerging Usd che, dopo aver varcato l’indicata soglia dei 1.069,54 punti, ha visto ripiegare i propri corsi attestandosi al di sotto di quest’ultima. A seguito di quest’ultimo ritracciamento, è plausibile ipotizzare una continuazione dall’attuale trend ribassista (daily) con primo target rappresentato dalla violazione del supporto a quota 1.045,50 punti. Buona l’eventuale ripresa dei prezzi oltre soglia 1.079,46 punti con conseguenti implicazioni rialziste oltre nuovi massimi mensili.

L’intera asset class obbligazionaria (sia devoloped che emerging) ha vissuto una settimana all’insegna di un deciso rialzo. Il sottostante JPM GBI Gl. Usd. ha raggiunto e oltrepassato l’individuata resistenza statica in corrispondenza di soglia 598,40. L’attuale configurazione (rialzista) vede come principale obiettivo l’approssimarsi verso nuovi massimi storici, ma con un primo potenziale e fisiologico ribasso circoscritto (target 597,56 punti). Quest’ultimo scenario – se realizzato sul mercato – contribuirebbe significativamente alla creazione di una maggior forza relativa in ottica di breve termine.

L’attenta osservazione di soglia 595,41 punti appare consigliabile poiché, in caso di sua violazione, l’intero quadro tecnico (sia grafico che algoritmico) verrebbe compromesso. Il precedente focus ribassista sul decennale tedesco (rif. Bund future) viene nuovamente ribadito soprattutto dopo le seduta negativa registrata sul finire di ottava: l’attuale palinsesto algoritmico evidenzia un significativo deterioramento sui principali leading indicators con possibili implicazioni anche sul versante opposto (lagging indicators) qualora venisse violato il supporto statico a quota 176 punti.

Le commodities hanno visto primeggiare il comporto metals (rif. preziosi) rispetto a quello energy. Sia il lingotto, ma ancor più l’argento, hanno registrato significativi rialzi soprattutto in chiave giornaliera. Andamenti caratterizzati da violenti rialzi implicano possibili ribassi soprattutto nell’arco del brevissimo periodo e, pertanto, non riteniamo opportuno entrare sul mercato a questi livelli di prezzo. Invece, valutiamo con particolare attenzione l’andamento del Nickel che, sfruttando la propria impostazione grafica più continuativa, potrebbe beneficiare di un ulteriore apprezzamento caratterizzato da minor volatilità.

In ambito di comparto energy – sia il petrolio (rif. WTI) che l’heating oil – appaiono prossimi a un bivio tecnico: il primo, qualora non dovesse riportarsi (nell’arco dell’attuale ottava) oltre i 43 dollari subirebbe una prima fase di debolezza con obiettivo inferiore ai 40 dollari. Il secondo, invece, qualora i corsi dovessero approssimarsi ad area 122,85, potrebbe registrare una potenziale flessione con primo arresto in corrispondenza di soglia 117,33.

Il mercato valutario ha vissuto giornate caratterizzate da un generalizzato incremento di volatilità. Il principale cross (Eur/Usd) ha raggiunto i valori di ottobre 2018 e l’attuale livello vede ancora un primo potenziale rialzo fino a quota 1,1711. Nonostante la validità di questa ipotesi, riteniamo opportuno l’ingresso agli attuali valori con un position keeping pari al 50% della complessiva posizione. La restante allocazione potrà avvenire in caso di nuovi massimi di periodo che valuteremo all’occorrenza.

Quanto preannunciato nel corso del precedente appuntamento ha trovato parziale riscontro in ambito temporale. La temuta «prima fase di fisiologiche prese di beneficio sulla componente azionaria» ha visto la propria concreta realtà sul finire di settimana e i nuovi livello di prezzo fatti registrare sia dalla componente obbligazionaria che dalle materie prime maggiormente difensive, sembrano confermare la prosecuzione dell’ipotizzata fase.

Confermando la precedente view sul comparto equity, viene suggerito il monitoraggio dell’opposta asset class obbligazionaria: su quest’ultima, qualora dovessimo assistere a nuovi rialzi, potremmo ritrovare la tanto attesa decorrelazione che non farà altro che avvalorare la nostra rinnovata e ancor più attuale prudenza.