Il mercato attendeva una risposta al proprio quesito. Il riscontro si sarebbe concretizzato attraverso l’azione da parte del governatore della Bce Mario Draghi con l’annuncio di un primo taglio del tasso di interesse: tutto ciò non è avvenuto. Nulla è cambiato. Lo 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e il -0,40% sui depositi sono ancora validi così come il tasso principale pari a zero. Inoltre, lo stesso Draghi ha precisato come «ci attendiamo che i tassi di interesse restino su livelli pari a quelli attuali o inferiori almeno fino a tutta la prima metà del 2020 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori, ma prossimi al 2% nel medio termine».
Se l’assetto monetario non è cambiato, quanto si è potuto assistere di “diverso” sul mercato valutario, ha invece lasciato un segno: il principale cross euro/dollaro ha ritracciato fino a 1,111 ovvero ai minimi di maggio 2017. Una soglia – quest’ultima – che trova perfettamente riscontro nel nostro ultimo outlook settimanale.
Per molti osservatori, questo atteggiamento da “colomba” adottato dalla Bce, è sinonimo di incertezza. Un concreto esempio di questo inaspettato approccio si può ritrovare nell’andamento intraday del nostro spread: nell’arco di poco meno di 20 minuti – (dalle 13:45 alle 14:00) – il livello del differenziale ha prima registrato un massimo a 196,2 punti per successivamente ripiegare a 175,9. Poi, a seguito delle ulteriori notizie diffuse dalle varie agenzie di stampa, si è riportato sopra area 190 per concludere la propria seduta a 188,60 punti.
Nelle dichiarazioni del Presidente della Bce Mario Draghi è opportuno rilevare quanto ammesso in tema di “riacquisto titoli”: «Intendiamo continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizieremo a innalzare i tassi di interesse di riferimento della Bce». Inoltre, tale politica di reimpiego della liquidità, continuerà «in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario». Si tratta di una buona notizia per il mercato obbligazionario, anche se si dovranno attendere maggiori (e importanti) risvolti sul fronte dell’inflazione. Sempre il leader della Bce evidenzia come «non ci piace cosa vediamo sul fronte dell’inflazione e non accettiamo che l’inflazione rimanga in maniera persistente sotto l’obiettivo di lungo termine».
L’atteso appuntamento di politica monetaria sembra non aver ampiamente soddisfatto le aspettative dei mercati e degli stessi operatori. Più che un outlook vero e proprio, è apparso come un incontro propedeutico al prossimo passaggio di testimone a favore della neo eletta Christine Lagarde. Per chi scrive, tale approccio adottato è assolutamente condivisibile e – ancora una volta – rappresenta l’eccellente operato dell’ormai uscente Presidente Mario Draghi.
I mercati avranno altri momenti, così come altre occasioni, per brindare ad altre simili situazioni. Le occasioni non mancheranno.