I mercati finanziari negli ultimi giorni hanno mostrato episodi di volatilità e cali giornalieri che non si vedevano da mesi. Anche i mercati europei e italiani hanno iniziato la settimana con performance negative. Il 2024 finora è stato più che positivo; la borsa di Milano da inizio gennaio ha guadagnato quasi l’11% e il principale indice azionario americano il 16%. Dopo gli ultimi episodi di volatilità sono arrivate puntuali le domande su quanto siano sostenibili i prezzi delle azioni e se siamo di fronte a una pausa fisiologica piuttosto che a una rottura del quadro. I mercati starebbero scendendo perché è in arrivo una fase di rallentamento economico e di contrazione degli utili, ma questa ipotesi non basta per giustificare l’inizio di una fase di cali. Negli ultimi trimestri gli investitori hanno scontato più volte ipotesi di rallentamento economico, e di tagli dei tassi, senza che i mercati ne risentissero particolarmente.



Ipotesi di un rallentamento imminente sono state prese in considerazione sia nella primavera del 2023 sia nelle ultime settimane dello stesso anno; ciò si evince dall’andamento dei rendimenti delle obbligazioni e dalle attese dei tagli dei tassi, poi smentite, che gli investitori hanno incorporato. Questa sarebbe la terza volta in meno di due anni ma non è una novità di questi giorni; questo terzo episodio ha preso il via all’inizio dell’estate senza contraccolpi particolarmente visibili sui listini. Il comune denominatore è stata la scommessa che il rallentamento non fosse particolarmente grave e che comunque dovesse essere messo nella prospettiva di molti trimestri di crescita robusta. In questo caso la somma di rallentamento economico e tagli dei tassi permetteva ai mercati di confermare i prezzi raggiunti o addirittura di aumentarli.



In queste settimane gli investitori metteranno alla prova questo scenario; dai dati sul mercato del lavoro o sui consumi si saprà di quale rallentamento si tratti, quanto profondo e poi come reagiranno le banche centrali e i governi. Gli investitori potrebbero però scoprire che le attese sui tagli dei tassi non sono coerenti con la velocità del rallentamento economico, oppure che le politiche fiscali non sono adeguate.

Lo scenario geopolitico non aiuta a fare previsioni. Nelle prossime settimane gli investitori, e non solo, saranno occupati a decifrare il quadro politico americano, perché qualsiasi cosa succeda al ciclo economico sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca a occuparsene e a segnare la strada per il resto delle economie occidentali. Un’ulteriore accelerazione degli stimoli fiscali potrebbe cambiare il volto del rallentamento economico che si profila.



L’ultima variabile è la corsa dei prezzi degli ultimi tre anni; qualsiasi rallentamento del mercato del lavoro incontrerebbe consumatori con un reddito reale inferiore a quello di tre anni fa e costretti a impegnare in acquisti di beni di prima necessità una quota maggiore dello stipendio. Per questa ragione il rallentamento potrebbe impattare diversamente i consumi rispetto ad altre fasi e, per esempio, causare un calo dell’economia più rapido.

Non ci sono certezze perché anche la crisi da Covid e restrizioni che sembrava non avere fondo è stata risolta in breve tempo grazie alle politiche monetarie e fiscali; agli investitori, per inciso, poco importa che poi il conto sia arrivato sotto forma di inflazione. L’unica certezza è che in questi giorni e in queste settimane gli investitori metteranno sotto pressione lo “scenario”, sia per mettere a fuoco il rallentamento economico, sia osservando la risposta delle istituzioni politiche e monetarie.

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