Maggio ha confermato il proprio mito borsistico: i principali listini azionari internazionali hanno capitolato con una performance mensile negativa. Nonostante il “ricorso accademico”, come evidenziato nel corso del nostro intervento del maggio scorso, i segnali presenti evidenziavano una significativa impostazione negativa. Una configurazione tecnica che, attraverso l’intensificarsi delle tensioni tra Stati Uniti e Cina ora ampliate anche al Messico, così come le recenti risultanze politiche europee, ha incrementato ulteriormente la propria solidità favorendone la discesa dei corsi a livello complessivo. Un complessivo deterioramento che – tra i sottostanti appartenenti alle principali asset class – vede immuni da questa debacle i due sottostanti difensivi per eccellenza: il bene rifugio per eccellenza (l’oro) e i titoli di stato americani rappresentati prevalentemente dall’andamento del decennale Usa. Per quest’ultimo, è opportuno sottolineare come il proprio rendimento (area 2,15%), ci riporta a una soglia fatta registrare a settembre 2007. Rimanendo nella stessa categoria ma con YTM a due anni, la soglia del 2% è stata infranta riportando valori prossimi a quelli di febbraio 2018.



Nel corso dell’ottava trascorsa, la tensione tra gli operatori è aumentata significativamente: l’indice Vix ha incrementato il proprio valore di oltre 15 punti percentuali (variazione weekly) superando i 18 punti e attestandosi in prossimità di area 19 sul finire di settimana. Il monitoraggio di questo cosiddetto “indice della paura” era stato indicato nel precedente appuntamento e – di fatto – i valori raggiunti hanno confermato il nostro approccio prudente.



Le tensioni in ambito commerciale detteranno i ritmi nelle prossime settimane, ma, in ottica di brevissimo periodo, lo sguardo deve puntare all’Europa e specificatamente alle risultanze che emergeranno da Bruxelles nei confronti del nostro Paese: qualora la risposta data dall’Italia alla recente missiva ricevuta dalla Ue non trovasse soddisfazione in questi ultimi destinatari, l’eventuale infrazione commisurata al Bel Paese, potrebbe rappresentare un vero e proprio volano negativo per l’intera area Euro con conseguente sell off sugli stessi listini azionari del Vecchio continente.



Dal punto di vista operativo, i principali listini azionari internazionali, vedono i propri corsi gravitare sotto i livelli della media mobile calcolata a 200 giorni. Quest’ultimo supporto, rappresenta in molti casi, il primo obiettivo attraverso il quale mutare l’attuale impostazione: da negativa in neutrale. Sul fronte algoritmico si possono intravvedere valori positivi (ma caratterizzati da deboli valori) solo sugli indicatori più veloci appartenenti alla categoria leading; sul versante dei lagging indicators l’impostazione di fondo rimane bearish.

Piazza affari, dai massimi fatti registrare ad aprile, vede il proprio indice Ftse Mib ritracciare di oltre dieci punti percentuali. L’attuale configurazione ribassista vede il proprio target a quota 19.276,50 punti mentre in chiave rialzista si potrebbe individuare un potenziale pull back tattico qualora i corsi si riportassero sopra area 20.151,90 con primo obiettivo in corrispondenza di soglia 20.462,60.

Oltreoceano, il più significativo indice americano (S&P 500) conferma la propria impostazione negativa con un primo obiettivo a 2.722,63 punti. Un segnale di positività si potrebbe concretizzare attraverso il superamento (in chiusura) di area 2.774,13 con successivo potenziale upside in direzione di quota 2.844 punti.

Anche per questa ottava il mercato valutario verrà attentamente monitorato ma non sarà oggetto di posizionamento fino alla conclusione della “vicenda Ue/Italia”. Il barile, nonostante la sua recente flessione che ha ulteriormente gravato sulla propria impostazione tecnica (negativa) di fondo, potrebbe beneficiare di un possibile pull back qualora i corsi raggiungessero la soglia dei 52,86 dollari (quotazioni Wti): un primo posizionamento long potrebbe essere auspicabile.

Nonostante venga confermata la view prudente sul comparto azionario, per gli investitori con propensione elevata al rischio, si potrebbe configurare un primo potenziale acquisto (pari ad 1/3 della posizione complessiva) sugli indici S&P 500 e DJ Stoxx 600 in coincidenza con i valori della chiusura della seduta di mercoledì.

Maggio ha contribuito negativamente sulle già precarie impostazioni tecniche dei listini azionari internazionali. L’ottava in corso potrà delineare l’impianto grafico che caratterizzerà le prossime settimane: qualora si registrasse un ulteriore saldo settimanale negativo (con variazioni superiori ai due punti percentuali) potremmo assistere a una vera e propria inversione di tendenza su gran parte dei benchmark equity. In questo preciso momento è attuale – e vincente – l’aver preferito un approccio “Cash is king” ricordando come l’investitore possa sempre facilmente acquistare, ma, talvolta, trovi difficoltà a vendere (soprattutto se in perdita).