“First in, first out”, ovvero l’area che è entrata per prima nella crisi del Covid potrebbe essere anche la prima ad uscirne. E’ proprio sulla base di questo convincimento che molti analisti pronosticano l’Asia, Giappone escluso, come l’area più promettente per gli investitori nel 2021. Ma andiamo con ordine.
Gli esperti di Goldman Sachs hanno reso note le proprie stime per il 2021, numeri decisamente superiori rispetto a quelli che circolano da altre fonti: secondo gli analisti di Goldman le previsioni per i prossimi mesi proposte da altri sono viziate da un metodo di calcolo che fa troppo affidamento sul passato per estrapolare le attese future. Le recessioni sperimentate in precedenza sono state causate da bolle finanziarie o da altri shock di natura finanziaria che hanno avuto, a differenza di quella attuale, effetti negativi sulla produzione che hanno impiegato un tempo considerevole per manifestarsi e uno ancora più lungo per essere riassorbiti. Nella crisi del Covid, invece, la caduta, dovuta a ragioni sanitarie, è stata molto rapida e anche il rimbalzo potrebbe essere repentino.
Ad impressionare è la progressione prevista da Goldman Sachs per la Cina e per l’India. La prima dovrebbe archiviare il 2020 con un +2% (dal 6,1% del 2019) per poi salire al 7,5% (8,2%) nel 2021 e al 5,7% nel 2022 (5,5%); la seconda, dopo un -7,7% quest’anno (4,9% nel 2019) dovrebbe crescere del 9,9% nel 2021 (7,3%) e del 7,2% nel 2022 (7,1%).
A conclusioni analoghe sono giunti gli esperti del colosso degli investimenti BlackRock, che per quanto riguarda l’azionario dei paesi emergenti, in particolare l’area asiatica, esprimono un giudizio positivo. Due sono le notizie che sembrano confermare le ipotesi di BlackRock sulla scelta dell’Asia come terreno di caccia per gli investimenti.
La prima riguarda la Corea del Sud, dove il governo ha reso noto l’acquisto di 44 milioni di dosi di vaccino, delle quali 20 milioni verrebbero da Pfizer, Moderna e AstraZeneca, 4 milioni da Johnson&Johnson e la parte restante dall’Oms. Con questa disponibilità già durante il 2021 l’85% circa della popolazione dovrebbe risultare coperta.
La seconda notizia riguarda invece l’India: il ministro delle Finanze, Nirmala Sitharamar, parlando a Bloomberg Tv ha dichiarato che in questo momento il governo non si pone il problema del deficit, ma solo quello di sostenere l’economia. Ora c’è bisogno di “spendere soldi” (ecco le sue parole: “For the present, I’m not going to allow the fiscal deficit number to worry me because there is a need, and a clear need for me to spend the money”).
Il premier Narendra Modi ha spinto le misure di stimolo con altri 120 miliardi di dollari il mese scorso, l’equivalente del 15% circa del valore dell’intera economia. Gli interventi messi in atto raggiungono così i 1.200 miliardi di dollari, per la maggior parte garanzie sui prestiti, quindi con un impatto per lo Stato ridotto rispetto all’ammontare totale dell’intervento, pari all’1,3% circa del Pil.
Secondo le valutazioni di S&P Global Ratings e di Fitch Ratings queste misure non hanno modificato lo standing del paese. Il deficit è comunque arrivato all’8% del Pil, che nell’anno fiscale in corso (chiuderà il 31 gennaio) dovrebbe espandersi del 3,5%.
Anche Credit Suisse si unisce al coro. Per gli esperti della banca svizzera nel 2021 si assisterà a una performance per i mercati dell’Asia migliore rispetto alla media globale. L’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, potrebbe mettere a segno un guadagno del 19% per fine 2021, contro il +15% atteso a livello globale. E tra i mercati asiatici la scelta di Credit Suisse cade su quello di Seul. La Corea del Sud ospita i principali produttori al mondo delle memorie Dram (Samsung Electronics su tutti, senza dimenticare Sk Hynix), il cui utilizzo è trasversale nel settore tecnologico (da pc e smartphone a data center), segmento molto apprezzato da Credit Suisse.
Un altro colosso che scommette sulla Corea del Sud è Jp Morgan, i cui analisti sono pronti a puntare anche su Thailandia e Indonesia (ma guardano anche al Brasile), stimando una crescita dei mercati emergenti, Cina esclusa, del 20% nel 2021.
Cosa può fare un investitore italiano che volesse scommettere su un rialzo delle Borse cinese e coreana e non fosse disposto a farlo operando sui singoli titoli?
Può utilizzare gli Etf. Per il mercato cinese, tra le tante scelte possibili, appare interessante l’Ishares China Large Cap Ucits Etf Dist (FXC, IE00B02KXK85), avente come benchmark il Ftse China 50 denominato in dollari. Questo Etf ha tentato, senza successo, a novembre di lasciarsi alle spalle i massimi di aprile 2019 a 117 circa, resistenza già toccata a gennaio e luglio 2020, avviando poi un ribasso. La flessione originata da quei livelli è stata sostenuta dal 50% di ritracciamento del rialzo dai minimi di settembre e per il momento non pregiudica quindi la possibilità di un nuovo test di area 117. Il successo oltre quei livelli aprirebbe la strada a una nuova fase rialzista che potrebbe estendersi anche oltre i massimi del 2015 a 140,50, che comunque rappresentano un primo obiettivo dell’uptrend. Solo sotto area 105 ci sarebbe da temere un indebolimento duraturo della tendenza di rialzo.
Guardando invece al mercato coreano, una scelta possibile è quella dell’Ishares Msci Korea Ucits Etf Usd Dist (IKOR, IE00B0M63391), con benchmark l’Msci Korea 20/35 Index denominato in dollari. Le quotazioni hanno accelerato al rialzo con forza dopo il superamento a inizio mese di novembre del picco del 20 gennaio a 41,35 e si sono poi lasciate alle spalle i record di gennaio 2018 a 44 circa. In caso di rottura anche dei 50 dollari sarebbe possibile ipotizzare il raggiungimento di area 60 almeno. Solo sotto area 45 il proseguimento del rialzo verrebbe messo in discussione.
Un’altra modalità per puntare sulla ripresa dell’Asia è comprare titoli di quei settori che potrebbero avvantaggiarsene, come ad esempio la moda.
Il settoriale Ftse Italia Moda Prodotti per la Casa e per la Persona ha già iniziato a correre da alcune settimane, da quando sono emerse le prime novità confortanti sul fronte dei vaccini: dai minimi di fine ottobre a 67.725 punti circa il rialzo è stato nell’ordine del 30%.
Ma la domanda che l’investitore può porsi, alla luce dei recenti rialzi, puà essere: c’è ancora la possibilità di scommettere su questi titoli o il momento buono è ormai passato? Andando a studiare il grafico del settoriale con gli strumenti dell’analisi tecnica, emerge che gli indicatori di uso più comune, come ad esempio l’Rsi a 14 giorni, sono vicini alla soglia critica dell’ipercomprato, ma che questa situazione di eccesso, che segnala un movimento ormai maturo e con poco spazio a disposizione per estendersi, è ancora alle fasi iniziali. E’ quindi possibile che un certo margine di manovra ancora esista, anche se un primo target per il rialzo era individuabile nei massimi di inizio anno a 89.430 punti circa (allineati con quelli di giugno 2018 a 89.663 punti), livello già toccato il 7 dicembre.
Quando una tendenza è già consolidata, come quella del comparto del lusso, avviare posizioni al rialzo può essere un rischio. C’è però uno strumento – la media mobile – che può venire in aiuto all’investitore nella gestione della posizione. La media mobile semplice a 20 giorni è infatti in grado di interpretare in modo abbastanza fedele la condizione del trend di breve di uno strumento: fino a che i prezzi rimangono al di sopra della media la tendenza può essere considerata positiva, la discesa al di sotto della media è invece un primo indizio di deterioramento del quadro.
Al momento la media (esponenziale) a 20 giorni calcolata per l’indice settoriale passa a 83.750 punti circa; solo discese al di sotto di quei livelli segnalerebbero quindi che è opportuno sospendere l’attività di acquisto sul comparto. Fino a quel momento, target per il rialzo in area 100.000 circa.