L’ottava in corso vede nella propria agenda economica l’importante incontro di politica monetaria che si terrà giovedì. In questa occasione, con buone probabilità, le parole della Presidente Lagarde potrebbero delineare le prossime mosse relative ai potenziali interventi (al rialzo) sui tassi di interesse del Vecchio continente. Attualmente gli operatori sembrano scontare una prima stretta a luglio, ma, tra poche ore, sarà compito della Governatrice della Bce confermare esplicitamente questa view. Di certo i recenti dati economici (negativi) dell’intera eurozona non sembrano allontanare l’ipotesi di un primo e immediato “dovuto” rialzo, ma è anche opportuno sottolineare come l’importanza del timing da assumere per tale decisone abbia caratterizzato il trascorrere dei primi mesi dell’anno.
Nell’attesa, uno dei punti fermi che la trascorsa settimana di contrattazioni ha riproposto riguarda alcune dinamiche di prezzo che hanno visto entrambe le principali asset class (azionaria e obbligazionaria) terminare con un saldo finale weekly inferiore alla parità, mentre, di segno opposto, l’andamento delle materie prime che, beneficiando dei nuovi massimi di periodo, hanno ulteriormente marcato la loro netta rivalutazione per l’anno in corso.
A corollario dell’intero universo investibile troviamo un indice Vix ancora su importanti livelli (elevati) e ben oltre la propria media: solo un ritorno in area 21,22 punti potrebbe agevolare un successivo ripiegamento a soglie maggiormente sostenibili (inferiori ai 20 punti) con conseguente stabilità sui corsi. Attualmente viene comunque monitorato un eventuale superamento di quota 26,80: se ciò dovesse concretizzarsi, il timore di rivedere un sell off sui mercati azionari internazionali, corrisponderebbe ad una pressoché (odierna) certezza.
Dal punto di vista prettamente grafico la componente obbligazionaria (rif. JPM GBI Gl. Usd) appare l’asset class più in difficoltà: da luglio 2021 si può contare una sola variazione percentuale positiva su base mensile rispetto alle undici complessive. Di fatto, ci troviamo di fronte a un record negativo che nonostante il già noto e palesato sentiment, trova nei numeri finora registrati (-12,129% YTD) una flessione verosimilmente irrimediabile in ottica di medio termine. Operativamente, il benchmark rappresentato dal JPM GBI Gl. Usd, vede un fondamentale supporto in corrispondenza di area 507,75: una sua violazione, ancor più se mediante una chiusura settimanale inferiore, favorirebbe l’ennesimo indebolimento con potenziale downside oltre la soglia psicologica dei 500 punti (target monthly). Positivo, invece, il ritorno delle quotazioni in prossimità di soglia 515,841 con buone probabilità per un ulteriore allungo in direzione di 521,74 punti.
Il versante contrapposto concernete i principali mercati azionari internazionali (rif. MSCI World Usd) evidenzia una possibile costruzione di un setup rialzista ancora embrionale, ma, pur sempre, in atto.
Al fine di poter assistere a questa positiva ipotesi, le quotazioni dovranno contrastare la pressione dei venditori mantenendo un livello di prezzo superiore a 2.731,87 punti: se ciò dovesse accadere nell’arco delle prossime sedute (v. appuntamento Bce), l’equity vedrebbe un ritorno di interesse con un primo traguardo rialzista in prossimità di area 2.879,50 punti. Contrariamente, un accentuato ribasso con valori inferiori a quota 2.701,33 confermerebbe l’ipotesi di nuovi minimi di anno.
Sulle singole piazze borsistiche si evidenzia la costruzione di una fase rialzista in dote all’indice Nikkey 225 e al Sydney All Ordinaries Australia Index. Anche sul paniere Asia appartenente ai mercati azionari emergenti si potrebbe assistere ad un movimento direzionale rialzista sul listino coreano (Kospi Index): per quest’ultimo, la conferma arriverà in occasione di un ritorno dei prezzi oltre soglia 2.800 punti.
Uno sguardo rivolto ai decennali obbligazionari (rif. futures): al momento riteniamo prematuro un posizionamento in chiave strategica long. La volatilità – nel brevissimo termine – caratterizzerà l’andamento dei corsi creando, soprattutto, falsi segnali in sede algoritmica (rif. leading indicators). Preferibile, invece, un’allocazione sulla parte breve della curva (scadenze brevi e comunque non superiori a 3 anni) nonostante l’opzione migliore sia quella di prediligere la componente cash.
Sulle commodities appare evidente l’eccessivo e prolungato ipercomprato (rif. RSI weekly) con il trascorrere delle settimane. Rispetto ai valori massimi di inizio marzo (oltre 87 punti ovvero un livello riscontrato nell’agosto 1973), il ritorno in prossimità di soglia 75 non sembra ancora sufficiente se ponderato al numero di ottave trascorse: certamente, un ripiegamento inferiore a quota 70,25 confermerebbe l’importante divergenza negativa attualmente in essere con potenziale ripercussione sul prossimo andamento di mercato.
Nel loro insieme le materie prime (rif. CRB Index) vengono approcciate prudenzialmente preferendo un sottopeso complessivo. Tuttavia, per coloro che volessero beneficiare di un ulteriore incremento rispetto a quanto finora realizzato: nel basket energy vengono preferiti l’heating oil e il gas naturale al petrolio (rif. WTI); nel contrapposto paniere metals, invece, tra “i preziosi” si conferma un maggiore appeal per l’argento rispetto all’oro, mentre, per i cosiddetti “non preziosi”, il rame ritorna a essere interessante rispetto agli altri sottostanti (particolare attenzione – in chiave ribassista – per l’alluminio).
Sul forex e i suoi principali cross valutari, l’imminente appuntamento della Bce, implica doverosamente una pausa dall’operatività. Le (eventuali) risultanze di politica monetaria impatteranno sulle tendenze di brevissimo periodo inficiando, pertanto, un posizionamento strettamente tattico: per l’ottava in corso, rimanere in attesa, è la scelta che preferiamo.
La Presidente della Bce Christine Lagarde catalizzerà le sorti del mercato monetario. Dopo molti anni di inattività, il futuro dei tassi di interesse torna a essere un driver significativo nella costruzione di una più attuale asset allocation. Come la storia finanziaria insegna è sempre sconsigliato anticipare il mercato: soprattutto oggi.
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