Inizia la settimana più attesa dell’anno e, senza alcun dubbio, si può parlare di una prova della verità per i mercati finanziari internazionali. Gli operatori si interrogano sui possibili risvolti in caso di vittoria dello sfidante alla Casa Bianca Joe Biden e i dubbi sulla continuazione del rialzo dei mercati azionari sono la costante di ogni confronto tra analisti finanziari. Osservando le dinamiche di prezzo registrate nel corso dell’ultimo periodo si può riscontrare un significativo raffreddamento dei compratori sull’intero comparto azionario: gli ultimi due mesi si sono caratterizzati per la loro discesa e, circoscrivendo l’arco temporale a una base dati giornaliera, si può assistere a un pericoloso avvicinamento del livello dei prezzi all’importante soglia rappresentata dalla media mobile a 200 giorni.

Monitorando il principale benchmark rappresentativo dell’asset class equity (rif. MSCI World Usd) l’area posta a 2.217,81 punti risulta decisiva sia in ottica di brevissimo che di medio termine, poiché il passaggio delle citata media mobile è ormai prossimo all’incrocio con gli attuali corsi.

L’eventuale violazione della stessa comprometterebbe l’intero scenario tecnico sui listini azionari che, con buon probabilità, vedrebbero un pericoloso (e fino a oggi temuto) arretramento sulla principale borsa azionaria mondiale (rif. S&P 500).

Se ciò dovesse realizzarsi a seguito del risultato delle elezioni presidenziali Usa (con la vittoria di Joe Biden) si teme per una diretta ripercussione anche sulle piazze azionarie del Vecchio continente che, già provate dalla pandemia in corso, non appaiono abbastanza solidi dal punto di vista tecnico (v. palinsesto grafico e algoritmico).

Prendendo in considerazione questa ipotesi di downside generalizzato sui listini azionari, l’osservazione di un’eventuale rotazione di portafoglio a favore della componente obbligazionaria dovrà essere attentamente monitorata. In base agli attuali rendimenti, e in particolare quelli sulla parte a breve della curva, non sembra esserci sufficiente interesse al fine di poter allocare la liquidità; per tale ragione, è plausibile ipotizzare come un eventuale “sell” sul mercato azionario non corrisponda – nell’immediato – a un “buy” sul comparto obbligazionario.

Sicuramente la troppa liquidità detenuta nei portafogli di investimento non potrà essere privilegiata per lungo tempo e pertanto una prima soluzione alternativa a questa temporanea allocazione potrebbe arrivare da un’attenta selezione in ambito di materie prime: tra queste, alle attuali quotazioni, il petrolio può essere visto come uno dei prossimi driver in chiave rialzista e con potenziali e maggiori ritorni rispetto all’intero backet costituito dai singoli sottostanti metals.

Sul versante valutario, il principale cross Eur/Usd, subirà un incremento di volatilità a causa dell’esito elettorale statunitense. Anche estendendo l’orizzonte di osservazione a un maggior time frame (rif. mensile), i possibili cambiamenti della politica monetaria (ancor più in caso di subentro dello sfidante Biden) contribuirebbero ad alimentare incertezza precludendo una strategia definita pro/contro dollaro.

Come già dichiarato nello scorso outlook settimanale, la quota detenuta in liquidità ha evitato la pesante flessione accusata dai mercati azionari durante la trascorsa ottava. Al momento, non si può escludere come tale scelta si debba preferire ancora per qualche tempo: di certo, i prossimi giorni, ancora ne beneficeranno.