Il quarto trimestre dell’anno ha archiviato il suo primo mese all’insegna di un ribasso comune sui principali mercati azionari e obbligazionari internazionali. Su entrambi, la dinamica di ottobre rappresenta il proseguimento di altrettanti flessioni monthly avvenute nel corso di agosto e settembre. Una continuità che è stata influenzata essenzialmente dalle scelte intraprese dalle politiche monetarie messe in campo da Fed e Bce che, oggi, al contrario, sembrano, invece, essere orientate a un più calmierante atteggiamento di attesa.
Certamente, il recente ed ennesimo (secondo consecutivo) “non agire” della Fed ha confermato questo approccio e, in ottica futura, riteniamo possa essere anche il più auspicabile tra gli scenari in vista di un successivo intervento di taglio dei tassi di interesse. Relativamente a quest’ultima view, il governatore Powell, ha chiarito che l’intenzione del Fomc arriverà, ma non «in questo momento» con, di fatto, una pressoché posticipazione dei timori del mercato a data da destinarsi.
A tale “rassicurazione”, il corso di queste prime giornate di novembre ha fatto seguire una pronta reazione degli stessi indici azionari e obbligazionari che, archiviando l’ottava positivamente, appaiono consolidare una ritrovata serenità. A conferma di questa tesi ci vengono in supporto i valori del Vix e del MOVE in qualità di migliori interpreti dell’attuale sentiment di mercato: il primo è giunto a quota 14,91 punti dal precedente massimo (23,08) di fine ottobre, il secondo, invece, vede un ritorno a 118,74 punti rispetto alla soglia di oltre 141 punti conseguita un mese fa.
Osservando la componente equity attraverso il consueto benchmark MSCI World Usd, quanto avvenuto in quest’ultima tornata settimanale, potrebbe aver scongiurato il timore della violazione dell’importante media mobile a 200 osservazioni weekly.
A favore di questa possibilità evidenziamo il ritorno dei prezzi ben oltre il transito della sempre preziosa media mobile a 50 osservazioni (anch’esse settimanali) con, inoltre, l’effettivo completamento del nostro precedente set up rappresentato dal primo conseguimento dei minimi a 2.788,34 punti (con successiva direzione verso area 2.711) e, dopo, dal superamento di soglia 2.854 punti quale «vero e proprio livello di salvaguardia a tutela dell’ultima parte dell’anno». Operativamente, nonostante il palinsesto algoritmico riporti un’elevata inversione (poiché maggiormente reattivi) sui principali leading indicators, i restanti indicatori di tendenza non hanno ancora svoltato completamente: questa dinamica strutturale appare ovvia a seguito delle differenti metodologie di calcolo. Prescindendo dall’effettivo allineamento su entrambe le tipologie, possiamo individuare un potenziale target rialzista a quota 2.915,46 punti che, in caso di superamento, comporterebbe il conseguimento del secondo obiettivo (mensile) a 2.982,53 punti. Particolare attenzione, invece, qualora dovessimo assistere a un ritorno delle quotazioni inferiore ad area 2.820 punti (rif. sopracitata media mobile a 50) con plausibili implicazioni ribassiste verso i minimi di periodo. Tecnicamente, in ottica rialzista, vengono preferiti i listini azionari statunitensi rispetto a quelli europei mentre tra gli asiatici viene ritenuta ancora valida la Cina.
Sul contrapposto versante obbligazionario l’indice JPM GBI Gl. Usd registra un significativo movimento settimanale: chiusura di ottava a 460,69 punti dopo aver registrato un minimo weekly a 455,14 punti. Agli attuali valori, la precedente strategia long sull’intero comparto bond evidenzia buoni risultati, ma, come più volte sottolineato, riteniamo questo “prolungato” posizionamento in chiave strategica seppur consapevoli del nostro positivo status. Ovviamente, qualora si dovessero riscontrare forme di eccesso in rapporto al fattore tempo, valuteremo oggettivamente un alleggerimento o, eventualmente, l’azzeramento dell’intera size.
Nel breve termine viene circoscritto ad 462,91 punti l’obiettivo rialzista, mentre, al ribasso, soglia 457,62 punti può essere considerata un concreto livello per altri acquisti.
Le commodities hanno vissuto una settimana incerta con un CRB Index negativo e isolato in una zona di prezzo alquanto delicata (area 279/282 punti). Un eventuale ritorno delle quotazioni oltre soglia 283,403 punti favorirebbe un allungo in direzione di quota 285,103, mentre, un calo inferiore a 279,187 punti implicherebbe la costruzione di un potenziale scenario short.
Monitorando i rispettivi basket possiamo notare una possibile, ma, ancora allo stato iniziale, rotazione a favore della componente metals. Sul finire di ottava, sia l’oro che l’argento hanno beneficiato di importanti flussi in acquisto al pari di rame, nickel e alluminio. Sostanzialmente, questo ritrovato interesse da parte dei compratori conferma la nostra precedente view con, al momento, l’indicazione di potenziali buy signal in caso di superamento su: rame (369,55), nickel (18.075), alluminio (2.251,5) e argento (23,51). Rimaniamo, invece, out of the market sull’intero comparto energy.
Sul versante valutario, il principale cross Eur/Usd ha oltrepassato area 1,07 che, nel nostro ultimo rapporto di inizio settimana, avevamo indicato come casistica da non escludere. Il recente rally weekly ha “stressato” alcuni oscillatori e, comprensibilmente, potremmo assistere a plausibili prese di beneficio (ribassi). Prudenzialmente preferiamo rimanere in attesa al fine di poter riscontrare un riequilibrio in sede algoritmica. Molto bene, invece, il rapporto Usd/Jpy che, giunto ai massimi di periodo (151,74), ha completamente assorbito il nostro precedente short individuato anticipatamente a quota 151,45: come consueto, tenuto conto dell’importante rivalutazione (in rapporto al fattore tempo), provvederemo a liquidare l’intera posizione nelle prossime ore.
Per l’ottava in corso ci porremo in veste di attenti spettatori alla ricerca di ulteriori elementi che, oltre alle attuali evidenze fornite dai prezzi di mercato, rafforzeranno l’ipotesi di un più concreto e robusto quadro rialzista sulle due principali asset class equity e bond. Nessuna obiezione nei confronti delle materie prime, ma, ora, vorremmo immaginare “solamente” migliori aspettative sulle più tradizionali componenti di portafoglio. Tanto più se si tratta della compagine obbligazionaria.
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