Il terzo trimestre dell’anno si sta concludendo con un saldo positivo o pressoché invariato sui principali listini azionari internazionali. Come per la componente obbligazionaria internazionale – rappresentata dai due benchmark JPM -, anche l’asset class equity internazionale (rif. MSCI World) evidenzia un risultato positivo solo sulla parte dei cosiddetti paesi sviluppati, mentre sulla componente emergente si registrano flessioni. La parte finale dell’anno appare contrastata: tenuto conto delle considerevoli plusvalenze sui mercati azionari è plausibile una significativa riduzione dell’esposizione complessiva di portafoglio. Dare spazio a una maggiore quota cash potrebbe essere propedeutica al fine di un posizionamento tattico nel corso dei prossimi mesi.



Guardando a quanto accaduto nei giorni scorsi, si rileva come la componente azionaria internazionale (rappresentata dall’indice MSCI World Local) registra il secondo saldo negativo settimanale consecutivo. Il suggerito monitoraggio del supporto a 2.184,69 è stato certamente valido, poiché, violato il livello indicato, i prezzi hanno proseguito il loro trend ribassista di brevissimo periodo fino a quota 2.167,89 punti ovvero poco sopra al target individuato (2.158,84). L’attuale supporto può essere circoscritto all’area di doppio minimo (soglia 2.168 punti) fatto registrare nel corso dell’ottava conclusa; un sua violazione al ribasso agevolerebbe il downside dei corsi fino al primo obiettivo posto a 2.157,71 con successiva (e molto probabile) prosecuzione al ribasso fino a quota 2.153,16 punti. Scenario positivo in caso di ritorno sopra area 2.183,82 con primo obiettivo a 2.207,05 punti.



Anche la componente equity dei mercati emergenti (rif. MSCI Emerging Market) ha replicato la medesima configurazione grafica dell’azionario internazionale concludendo la propria settimana con un saldo finale negativo (-1,93%). L’ipotizzato scenario ribassista (supporto a 1.013,57) ha trovato pronto riscontro a partire dalla seconda giornata di scambi per successivamente proseguire facendo registrare nuovi minimi (tra cui la violazione della soglia psicologica dei 1.000 punti). Fondamentale la tenuta di area 1.001,23 punti che, in mancanza di pull back, comporterebbe l’ulteriore discesa fino a 992,479 (prima) e 983,16 (dopo). Attualmente appare prioritario il ritorno dei corsi sopra area 1.013,57 (precedente supporto) per favorire una prima fase di lateralità con successivo allungo in prossimità di quota 1.023,94 punti.



Guardando al nostro Paese, il principale indice domestico (Ftse Mib), ha concluso in territorio negativo, ma, nel corso delle singole sedute, si è potuto assistere a una vera e propria dimostrazione di forza da parte dei compratori: sia mercoledì che venerdì, le chiusure si sono discostate dai minimi intraday allontanando il rischio di una potenziale configurazione grafica ribassista. 21.665,24 (precedente target individuato) è stato raggiunto per poi essere abbandonato sopra quota 22.000 punti. L’attuale dinamica dei prezzi appare orientata ad una fase di lateralità: se i corsi violassero al rialzo soglia 22.110,82 si assisterebbe ad un primo test in corrispondenza di area 22.229,83 punti. Negativo il mancato supporto a 21.830,95 con target in prossimità di 21.630,02.

L’indice JPM GBI (rappresentativo della componente obbligazionaria internazionale) ha raggiunto l’obiettivo indicato a 567,67. Le attuali quotazioni sono circoscritte attorno ai 566 punti e sembrano prossime a un incremento di volatilità nelle prossime giornate. Solo mediante una chiusura superiore ad area 568,86 il ritorno dei prezzi potrebbe rivedere il primo obiettivo a 572,63 punti. Da temere un’eventuale violazione di area 564,10 punti: il proprio target coinciderebbe con i minimi mensili a 561,57. Sul fronte bond, ma caratterizzato da asset class appartenenti ai cosiddetti emerging markets, l’indice JPM EMBI+TR USD ha terminato la propria ottava arretrando dello 0,34%. La chiusura settimanale (862,38) pone i corsi all’interno di un trading range ben circoscritto tra la resistenza a 865,872 e il supporto a 858,273. La violazione di quest’ultimi livelli rappresenta la soglia di prezzo in caso di posizionamento con rispettivi obiettivi a 871,71 e 852,871 punti.

Il mercato delle materie prime – identificato dal CRB index – chiude il precedente gap up con una flessione prossima all’unità. Quanto registrato ha – di fatto – confermato la nostra precedente view conseguendo entrambi gli obiettivi indicati a «175,775 (prima) e 174,567 (dopo)». Nonostante dal punto di vista algoritmico entrambe le tipologie di indicatori (leading e lagging) risultano in territorio negativo (sell signal), una possibile reazione rialzista si potrebbe avere in caso di ritorno dei prezzi sopra area 176,99 punti con target a 178,067. Negativa invece la violazione di area 174,457 con potenziale discesa dei corsi fino a quota 173,008 punti.

Sul mercato dei cambi, e con particolare attenzione ai cross in precedente individuati, si è potuto assistere ad un andamento pressoché contrastato. Il rapporto GBP/USD ha concretizzato il nostro scenario ribassista mentre USD/CHF e USD/JPY hanno soddisfatto solo in parte il nostro outlook: per il primo si è potuto assistere ad una variazione settimanale pressoché nulla mentre il rapporto tra dollaro Usa e Yen ha registrato un rialzo di poco superiore all’unità (+0,34%). Rimaniamo ancora prudenti sul cross USD/CHF (che vediamo ancora improntato al ribasso) così come per USD/JPY (per quest’ultimo fino a quando gli scambi saranno inferiori a quota 108,5).

Comparando gli scenari grafici delle singole asset class appare ancora evidente un approccio prudenziale sul fronte obbligazionario, mentre sul versante equity è plausibile auspicare rialzi ma di entità modesta. Per la componente azionaria – attualmente – il trade off tra rischio/rendimento atteso è neutrale e pertanto privo di elementi che possano favorire un posizionamento per chi fosse fuori dal mercato. Rimaniamo pertanto in attesa di ulteriori fattori al fine di una possibile indicazione.