I mercati finanziari internazionali hanno anticipato l’intensificarsi delle tensioni nella vicenda Russia-Ucraina e, terminando in rosso l’ultima sessione di contrattazioni settimanali, hanno confermato ancora il loro epilogo negativo portando il conto a sei (su sette) sedute weekly da inizio anno contraddistinte da un saldo finale inferiore alla parità.
Per il comparto azionario (rif. MSCI World Usd) il bilancio YTD (year to date) evidenzia una flessione attorno agli otto punti percentuali che, se contestualizzata ai nemmeno due mesi finora trascorsi, desta certamente perplessità in ottica futura. Ulteriore elemento di possibile incertezza per i mercati azionari arriva dalle cronache delle ultime ore di tensione nel Donbas: un inasprimento delle stesse, certamente, non potrebbe che incrementare gli attuali timori sul versante finanziario con un’inevitabile vendita sulle asset class contraddistinte da maggior rischio (azionario in primis).
Tralasciando le notizie che, purtroppo, potranno essere solo a posteriori commentate, quello che invece si può sicuramente osservare sul principale benchmark azionario MSCI World Usd è quanto avvenuto nel corso dell’ultima ottava: la dinamica negativa delle quotazioni (sotto la soglia psicologica dei 3.000 punti) ha comportato la temuta (ma già anticipata) violazione della media mobile a 50 sullo stesso indice.
Prendendo in considerazione la sola analisi algoritmica, entrambe le tipologie di strumenti impiegati (leading e lagging indicators) riportano valori molto ampi relativi a sell signal su ciascun indicatore: tale entità, solitamente, anticipa un ulteriore downside dei corsi e, pertanto, il conseguimento di nuovi minimi di anno non è un’opzione da escludere già nel corso di queste sedute. Area 2.910,81 punti rappresenta il supporto statico che, se violato, favorirà l’accentuarsi della forza dei venditori con primo obiettivo a 2.838,96 punti. Scenario positivo, invece, qualora gli attuali livelli di prezzo dovessero ritornare al di sopra dei 3.064,78 punti con target oltre soglia 3.174,13.
Guardando alla contrapposta asset class obbligazionaria (rif. JPM GBI Gl. Usd), si può (finalmente) rilevare una buona sessione settimanale contraddistinta da un saldo finale positivo. Il dato significativo è quello concernente all’ampia estensione dei scambi weekly ossia dai 555,72 (minimo) ai 560,06 (massimo) punti.
Possiamo ritenere come gli acquisti avvenuti nel corso della trascorsa ottava siano prevalentemente motivati da operazioni di ricopertura (rif. futures sui vari decennali governativi internazionali) che, allo stesso tempo, non permettono un cambio di view (ancora negativa) sull’intero comparto bond. Certamente, un consolidamento dei prezzi oltre area 563,20 punti agevolerebbe un primo ritorno in territorio neutrale sui principali leading indicators.
Le commodities hanno rallentato la loro corsa completando la settimana attorno alla parità. Solo le tensioni per un conflitto bellico Russia-Ucraina potranno favorire l’incremento dei prezzi del benchmark CRB Index poiché, a sua volta, spinto dal principale contributor presente all’interno del paniere: il petrolio. Di fatto, quest’ultimo, ha visto la prima settimana contraddistinta dal segno meno dopo otto ottave positive consecutive. L’ambita soglia dei 100 dollari (rif. Wti) potrà essere conseguita solo in caso di avvenuto conflitto con, ovvie, ripercussioni sugli stessi corsi dell’oro nero.
Preso atto di tale scenario, se ne sconsiglia comunque l’operatività a causa di un probabile incremento di volatilità dovuta a possibili notizie o smentite sul fronte Russia-Ucraina. Confermando questo potenziale status di incertezza per l’intero comparto energy, viene preferito un approccio flat sui singoli sottostanti appartenenti (v. gas naturale) privilegiando, invece, l’opposto paniere metalli con specifico riferimento a quelli “non preziosi”: il nickel potrebbe continuare il proprio rialzo con obiettivi decisamente ambiziosi nel brevissimo termine così come l’alluminio.
Sui versante forex, gli importanti appuntamenti in agenda (v. inflazione) non consentono ancora una chiara operatività direzionale: al momento sono troppe le probabilità di incappare in falsi segnali soprattutto su base daily. Appare, quindi, inevitabile un posizionamento flat sulle currencies.
Per la settimana in corso l’attesa è per i dati dell’inflazione: si inizia martedì con la diffusione da parte di Istat sui dati dell’Italia (rif. gennaio) per poi proseguire mercoledì con quelli relativi al Vecchio continente. Per entrambe le rilevazioni, un dato sopra le attese contribuirebbe a creare maggiore tensione sul versante dei rendimenti obbligazionari con l’inevitabile prospettiva di una maggiore accelerazione sul tanto temuto rialzo dei tassi da parte della Bce. Il comparto obbligazionario, ancora una volta, rimane il sorvegliato speciale al pari dell’opposta asset class azionaria dove si attendono sviluppi sull’evolversi del potenziale conflitto Russia-Ucraina. Nell’insieme, il binomio di tensioni su bond ed equity, non può permettere una view positiva nel breve termine.
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