Quello che abbiamo potuto vedere sui mercati finanziari internazionali nel corso dell’ultima ottava è stato il medesimo epilogo della settimana precedente: asset class azionaria e obbligazionaria oggetto di ribassi, mentre la componente rappresentata dalle materie prime vede archiviare l’ennesimo (essendo il quarto consecutivo ) rialzo weekly. Una “storia” già vista che, nel corso di queste prossime sedute, con buone probabilità potrebbe vivere un cambio di rotta almeno sui listini azionari. 



Prescindendo dall’andamento dell’ultima giornata di gennaio, per gli amanti della statistica, il primo mese del nuovo anno vede una perfomance negativa sul principale indice azionario (rif. S&P 500) tra le più penalizzate degli ultimi settanta anni. Osservando il saldo parziale che si era creato nel corso della trascorsa settimana, la flessione dell’indice statunitense ha visto il peggior ribasso mai avvenuto a gennaio a partire dal 1950; successivamente, beneficiando della ripresa dei corsi sul finire di ottava, tale primato è stato scongiurato marginalmente. Resta comunque il fatto: il 2022 sembra essere un anno all’insegna dell’alta volatilità e della costante precarietà in sede operativa.



A confermare questa ipotesi sono i valori del consueto indice Vix: il nostro precedente timore, purtroppo, è stato confermato dall’andamento dello stesso sottostante. 

L’indicata area a 35 punti è stata fin da subito raggiunta a inizio settimana con un massimo a 38,94 per poi ripiegare durante le sedute seguenti fino a chiudere la propria sessione weekly a 27,66. Ora le dinamiche degli scambi intercorsi appaiono migliori rispetto a quelle della vigilia del nuovo massimo registrato (v. sopra) e, un ripiegamento nelle prossime ore sotto quota 24,69 punti, potrebbe agevolmente concretizzarsi. 



A supporto di questo potenziale scenario, l’andamento grafico settimanale dell’indice MSCI World Usd, mostra chiaramente la reale prova di forza da parte degli compratori giunta sul finire di ottava. 

Nello specifico, nel corso delle ultime ore si è potuto assistere a un significativo recupero – probabilmente facilitato dalle operazioni di ricopertura (dai precedenti short) – sui listini azionari Usa con un’inaspettata chiusura settimanale in territorio positivo. Di riflesso, il sopracitato benchmark equity MSCI World Usd ne ha beneficiato riportandosi a ridosso dell’importante media mobile a 50 osservazioni (settimanali) con, nel brevissimo periodo, buone prospettive di poterla oltrepassare. Nell’attuale frangente di mercato, viene pertanto riconfermata (ma aggiornata nel prezzo) la precedente soglia di alert (rif. transito della media mobile) individuabile a quota 3.036,66 punti. Un eventuale superamento di quest’ultima soglia, accompagnato da una sessione weekly positiva, potrebbe allontanare il timore di nuovi minimi di periodo sull’asset class azionaria.

Ai possibili spiragli rialzisti sull’equity non possono corrispondere quelli dell’opposta componente obbligazionaria (in flessione di oltre otto punti percentuali rispetto al 2020). Le già note perplessità dal punto di vista economico potrebbero vivere un ulteriore inasprimento dovuto all’attuale quadro tecnico poco confortante. 

Analizzando le serie storiche dei prezzi mediante una rappresentazione grafica su base mensile è facilmente riscontrabile la nota figura di inversione denominata testa e spalle ribassista; l’avvenuta violazione della cosiddetta neck line (se confermata l’intera figura) comporterebbe un significativo indebolimento in ottica di medio termine con obiettivi ben al di sotto degli attuali livelli finora raggiunti. Attualmente, limitando l’osservazione al brevissimo periodo, i minimi di marzo 2020 possono essere individuati come il primario target ribassista. Scenario opposto, invece, qualora le quotazioni dovessero riportarsi in area 568,87 punti: un allungo verso la parte bassa del gap down weekly (area 575,98 e 573,28 punti) registrato a inizio anno appare un’ipotesi percorribile. 

Le materie prime hanno confermato il loro stato di grazia segnando ancora nuovi massimi di periodo. L’auspicato consolidamento dei prezzi del petrolio (rif. trading range delimitato in area 82,75 e 87,85 dollari per il Wti) si è realizzato trainando l’intero comparto commodities (rif. CRB Index); operativamente, l’upside ha mancato di poco il nostro auspicato ingresso che, agli attuali corsi, non appare plausibile. Allo stesso tempo, però, è opportuno segnalare le significative performance compiute dall’heating oil e soprattutto dal gas naturale. Su entrambi i sottostanti si è potuto beneficiare di un notevole apprezzamento circoscritto a sole poche sedute e il gain derivante può abbondantemente sopperire al mancato ingresso sul benchmark CRB Index. Sul basket metals (non preziosi) vengono riconfermate le precedenti indicazioni: long su rame e short su alluminio e nickel. Sul paniere “preziosi”, ancora una volta, l’argento viene comunque preferito all’oro.

Il forex ha premiato gran parte delle nostre strategie. L’outlook negativo su Gbp/Usd e Eur/Usd ha beneficiato di un’importante fase ribassista per entrambi i cross. Tale scenario, invece, non si è potuto riscontrare sul rapporto Usd/Jpy che, registrando una positiva ottava, ha visto negare la nostra precedente view. Per quest’ultimo, comunque, viene riconfermato il posizionamento short con un eventuale incremento della posizione in caso di massimi oltre area 116,34.

Gennaio registra una complessiva performance negativa sui principali listini azionari e obbligazionari, mentre, le materie prime, hanno visto confermata la loro veste di valida alternativa. Febbraio continuerà con questa dinamica finora intrapresa? Di sicuro i prezzi del petrolio la faranno da padrone e quota 100 dollari (rif. Wti) può essere considerata una meta molto vicina: da raggiungere e superare. 

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