Il mercato azionario è sui massimi di sempre. Sono cinque le settimane consecutive contraddistinte dal rialzo e, sempre cinque, e sempre consecutivi, sono i mesi che segnano la progressiva crescita dei listini. Dal tragico ribasso dello scorso marzo, le principali Borse internazionali, hanno ampiamente recuperato le perdite: le piazze del Vecchio continente risultano ancora le più penalizzate, mentre quelle di oltreoceano evidenziano numeri che stentano a rappresentare la realtà economica del paese, come gli Usa. Nonostante l’entità dei recenti dati sul Pil statunitense (negativi ma meglio delle aspettative) abbia catalizzato l’attenzione degli osservatori, il mercato azionario ha proseguito nel suo attuale trend rialzista.

La pandemia ha rappresentato un evento inaspettato che ha aggiornato la storia finanziaria mondiale. Allo stesso modo, anche la reazione dei mercati grazie al loro pronto recupero, certifica uno slancio che nel corso degli anni non si era mai potuto osservare sia dal punto di vista della portata messa a segno che del suo “breve” arco temporale.

Osservando l’andamento del benchmark azionario internazionale (Msci World Usd) – la scorsa ottava – ha confermato il raggiungimento del nostro precedente target mensile (II livello). Rispetto alla stima di quest’ultimo il livello dei corsi si è spinto oltre di circa 40 punti, facendo registrare un massimo settimanale a quota 2.457,86 ovvero di poco inferiore ai preannunciati 2.500 punti. Attualmente è possibile riscontrare una debolezza diffusa (sell signal) sui principali leading indicators che, come spesso accade, sono molto più reattivi. Sul versante opposto, quello dei lagging indicators, l’intonazione di fondo rimane positiva (buy signal) con valori però in diminuzione.

La fattispecie di questa “combinazione algoritmica” induce a poter ipotizzare una possibile fase di ripiegamento circoscritto a pochi punti percentuali per successivamente proseguire con il trend in atto. Confermando i precedenti punti di svolta – sulla base degli ultimi prezzi – è plausibile assistere ad un potenziale ritorno dei corsi in prossimità del supporto a quota 2.394,26 punti, per poi valutare le successive strategie di ingresso sul mercato.

Sul fronte dei mercati obbligazionari i prezzi del Jpm Gbi Gl. Usd hanno violato la soglia psicologica dei 600 punti. Tralasciando gli aspetti tecnici (impostazione grafica e algoritmica) è opportuno sottolineare quanto emerso dalla Fed. Jerome Powell, a capo della Banca centrale statunitense, ha comunicato il cambio di rotta della sua politica monetaria: il livello dei tassi di interesse rimarrà basso nonostante l’inflazione dovesse superare il tetto del 2%, ovvero una vera e propria svolta all’insegna della ripresa economica. Questa notizia influenzerà sicuramente il futuro dei mercati obbligazionari che – attualmente – già non remuneravano sufficientemente gli investimenti se non in particolari casi (scadenze lunghe e titoli high yield).

Certamente questa potenziale dinamica avrà sviluppi nel corso dei prossimi mesi ma, ad oggi, l’eventuale ritorno dei prezzi sotto “quota 600” deve imporre maggior prudenza in tutti coloro che prediligono l’asset class obbligazionaria: qualora dovessimo assistere a una chiusura settimanale inferiore ai 598,40 punti, di fatto, assisteremmo ad un’inversione di tendenza del mercato obbligazionario.

Sul comparto commodities, l’oro ha registrato un significativo rialzo sul finire di ottava: nelle prossime giornate il superamento di area 1.985,98 dollari favorirebbe un ulteriore allungo con primo target in corrispondenza del raggiungimento di soglia 2.024,60. Scenario opposto in caso di cedimento degli attuali corsi fino alla violazione di 1.897,70 dollari: il successivo ritracciamento vedrebbe un’estensione a 1.829,78 dollari.

Rimane confermato il monitoraggio dell’andamento del petrolio (Wti). Anche la trascorsa ottava si è caratterizzata per un andamento pressoché circoscritto: in base alle nostre metriche, un significativo incremento di volatilità è pressoché verosimile e, a seguito di quest’ultimo, si definirà il futuro trend dell’“oro nero”. Al momento, anche se prematuro, è facilmente individuare l’inizio di una prima fase rialzista che, se confermata, potrà continuare in ottica di medio termine.

Rimanendo sul segmento energy, individuiamo sull’heating oil un possibile movimento direzionale in caso di violazione dei rispettivi livelli di supporto (119,247) e resistenza (127,244): il price entry è rappresentato dal superamento di quest’ultimi e, per entrambi gli scenari, il take profit viene quantificato con un ammontare pari al 3,16%.

In ambito valutario suggeriamo cautela soprattutto per tutti i cross che comprendono il dollaro Usa. A seguito dell’intervento della Fed, ci aspettiamo una fase di primo posizionamento già nel corso delle prossime sedute e, l’orientamento che si delineerà sui singoli rapporti valutari, potrà meglio chiarire le future dinamiche.

Il trascorrere delle prossime giornate vedrà un ritorno dei volumi che nel corso del mese erano diminuiti. Non ritenendo opportuno anticipare il mercato, pazientare appare la scelta migliore.