Pesante epilogo settimanale sui mercati internazionali che, causa le parole a margine della tanto attesa riunione del Fomc statunitense, hanno visto penalizzato significativamente l’andamento delle quotazioni. La decisione di lasciare i tassi invariati era scontata, ma, come spesso è già accaduto, le dichiarazioni del Presidente Powell potevano rappresentare un’incognita. Sostanzialmente, il voler lasciare invariata l’attuale politica monetaria è stata votata all’unanimità dall’intero comitato Fed con un arricchito dot plot aggiornato attraverso stime riviste al rialzo su Pil e inflazione.
Di fatto, a seguito delle nuove proiezioni, si è potuto implicitamente confermare un ulteriore rialzo sui tassi di interesse (ancora nel corso dell’anno), mentre, per il 2024, si è potuto apprendere di una politica meno restrittiva rispetto alle attese della vigilia ovvero basata su di un possibile taglio di 50 punti base anziché i precedenti 100 punti indicato lo scorso giugno. Come già indicato su queste pagine, una «particolare attenzione alle conclusioni che emergeranno da parte del Fomc», rappresentava l’unico elemento di potenziale incognita in capo agli scelte statunitensi e, causa questo drastico mutamento, a tali evidenze i mercati hanno prontamente reagito negativamente.
Osservando il benchmark MSCI World Usd rappresentativo della componente azionaria, si può immediatamente notare l’ampiezza dell’escursione settimanale che, nella sua totalità (prezzo e configurazione grafica), denota una particolare singolarità che ha caratterizzato i soli momenti di vero e proprio sell off e, quindi, di plausibile inversione di tendenza.
Inoltre, l’attuale livello dei prezzi ha violato l’importante trend line rialzista indicata al termine di agosto e la sua prossimità al supporto statico posto in area 2.877 punti, certamente non possono infondere in noi un ritrovato ottimismo che manca da alcune settimane. A margine, seppur fin troppo anticipatorio, in base alle metriche in nostro possesso e a una proiezione predittiva su base neurale adattiva, già oggi il target rappresentato da una violazione della media mobile a 50 osservazioni settimanali (attualmente in transito a quota 2.788 punti) non sembra essere molto distante (rapporto spazio/tempo) dal suo stesso conseguimento. Se ciò fosse confermato, l’asset class equity vedrebbe un ridimensionamento di oltre quattro punti percentuali nel breve termine. Un potenziale trigger a questo nostro anticipato scenario potrebbe avvenire attraverso una chiusura weekly inferiore al sopracitato supporto (rif. area 2.877 punti) che, attualmente, identifica la prima importante soglia di riferimento da tenere monitorata con estrema attenzione. Al momento una plausibile pausa coincidente a un auspicata lateralità viene circoscritta al raggiungimento (e superamento) di soglia 2.925 punti che, in caso di successivo stallo, potrebbe rallentare la pressione ribassista sul versante algoritmico, dove l’intero palinsesto di strumenti impiegati vede un orientamento in sell signal.
Come anticipato, anche il mercato obbligazionario ha subito una flessione settimanale (la terza consecutiva) aggiornando i minimi di anno e conseguendo una performance YTD (year to date) a -2,50%. I prezzi finora raggiunti hanno completamente assorbito i due scenari ribassisti mensili prospettati e, coerentemente al nostro ultimo outlook, la recente discesa a quota 466,53 punti, ha corrisposto a un ulteriore ingresso (long) in sede di posizionamento strategico di portfolio.
Graficamente è possibile isolare un target di prezzo ribassista in area 462,748 punti, mentre, al contrario, un potenziale set up rialzista vedrebbe una sua prima iniziale costruzione mediante il ritorno delle quotazioni oltre soglia 469,63 punti. Quest’ultima ipotesi, però, appare alquanto velleitaria se contestualizzata al brevissimo termine.
Anche le materie prime (rif. CRB Index) hanno accusato un ridimensionamento nei prezzi a seguito delle risultanze di politica monetaria statunitense. Tecnicamente, le quotazioni, complice un già precario palinsesto algoritmico, potrebbero conseguire la soglia indicata in corrispondenza di quota 279,187 punti: questo eventuale scenario comprometterebbe, inoltre, il positivo sentiment che ha contribuito alla performance annuale con, purtroppo, serie implicazioni a favore di una (comprensibile) presa di profitto generalizzata.
Per l’ottava in corso monitoriamo area 284,475 punti che, in caso di violazione, vedrebbe alimentato un incremento di volatilità con nuovi minimi in direzione di soglia 279,187. Da considerare positivo, invece, l’approdo oltre quota 287,279 punti con prospettive di crescita oltre i recenti massimi di periodo. Sul basket energy, dopo il take profit conseguito sull’heating oil, rimane un unico posizionamento (long) su RBob Gasoline: la violazione di area 2,53 ci vede come potenziali short seller coerentemente a una strategia stop & reverse. Particolare interesse può giungere dal comparto metals cosiddetti “preziosi” con il lingotto attualmente in tardiva tendenza rialzista (brevissimo termine) se paragonato al suo più stretto simile (rif. argento): buy signal, pertanto, in occasione di un auspicato superamento di quota 1.953 dollari con primo obiettivo in corrispondenza di soglia 1.966. Sempre metals, ma nei “non preziosi”, osserviamo le dinamiche che vedrebbero un ritorno di interesse sull’alluminio: in caso di rottura di soglia 2.260 il conseguente approdo proietterebbe le quotazioni oltre 2.300.
Sul comparto valutario, l’avvenuto ingresso sul principale cross Eur/Usd viene ritenuto sostenibile alle attuali quotazioni e, salvo un cedimento di quota 1,0525, l’outlook positivo è confermato, soprattutto perché ampiamente remunerato dal rateo maturando implicito allo strumento monetario impiegato.
Il trascorrere di queste prossime giornate ci vedrà attenti osservatori dell’indice Vix che, in caso di ritrovata linfa, potrebbe riportarsi oltre i 18,50 punti con, ovvie, ripercussioni sugli stessi mercati azionari internazionali. La salvaguardia del capitale rimane ed è sempre prioritaria e, purtroppo, il trimestre in corso avrà sicuramente penalizzato alcuni patrimoni. Anche in maniera importante. Inutile e superfluo l’accanimento nel mantenere asset immobilizzati perché in flessione: una pausa, caratterizzata da una suggerita riallocazione di portafoglio, può coincidere con l’attuale momento di mercato. Agire e pentirsi, piuttosto che non agire e non pentirsi: nonostante il suono delle prime, ottimistiche, avvisaglie sul sempre e celebrato “rally di fine anno”.
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