Finalmente ce l’ha fatta, lo S&P 500: il 28 ottobre è riuscito a superare il picco del 26 luglio a 3.028 punti, facendo quindi registrare un nuovo massimo storico. Del resto le trimestrali in uscita stanno andando bene, il 75% circa di quelle rese note finora ha battuto le attese, inoltre Donald Trump ha dichiarato che i negoziati con Pechino per l’accordo commerciale di “fase uno” stanno procedendo più velocemente del previsto e l’intesa “si prenderà cura” di agricoltori e banchieri americani. Successivamente l’Office of the U.S. Trade Representative ha anche comunicato di valutare un’estensione delle esenzioni per i dazi che dovrebbero entrare in vigore a dicembre su 34 miliardi di dollari di merci made in China.



A questo punto le Borse, dopo che il Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Federal Reserve che si occupa di politiche monetarie) ha deciso il taglio dei tassi d’interesse, possono guardare con fiducia a un’estensione del rialzo. Sono già molti i settori che hanno lanciato il cuore oltre l’ostacolo e per i quali è lecito prevedere un’ulteriore crescita, mentre altri, ugualmente significativi, potrebbero fornire importanti segnali di conferma nel corso delle prossime sedute.



Per lo studio della condizione dei singoli mercati verrà fatto riferimento agli Etf settoriali, in modo da poter sfruttare eventualmente le indicazioni fornite per impostare un’operatività concreta.

Il Financial Select Sector SPDR® Fund (XLF) ha superato a fine ottobre, dopo due tentativi a vuoto a luglio e a settembre, la resistenza dai 28,60 dollari, 78,6% di ritracciamento (importante riferimento ricavato dalla successione di Fibonacci) del ribasso dal top di inizio 2018. Questa resistenza coincide anche con il lato alto del “rettangolo” disegnato dal minimo di giugno, una fase laterale che aveva interrotto il rialzo intrapreso dai minimi di fine dicembre 2018.



Di norma, dopo la rottura del lato alto di una fase di forma rettangolare, i prezzi proseguono verso l’alto, percorrendo uno spazio almeno uguale a quello compreso nel trading range, con obiettivi quindi, nel caso in questione, fino ai 31 dollari almeno, oltre il picco del gennaio 2018 (che comunque fornirà, in caso di test, una possibile resistenza) a 30,325 dollari.

Da notare che il Financial Select Sector SPDR® Fund non ha fatto però ancora segnare nuovi record rispetto al picco del 2018, che a sua volta è molto più basso rispetto ai massimi del 2007 a 38,15 dollari e che è quindi attardato nella sua ascesa rispetto all’indice S&P 500. Dallo studio del grafico di lungo periodo si ricava che la velocità di crescita dell’uptrend, attivo dai minimi del 2009, è stata notevolmente inferiore rispetto a quella del ribasso del periodo 2007-2009 (circa 11 anni per recuperare il 75% circa di quanto lasciato sul terreno in soli 2 anni) e quella tendenza negativa resta il tema dominante del mercato.

Chi invece proprio nelle ultime sedute ha fatto registrare un nuovo massimo storico è stato il Technology Select Sector SPDR® Fund (XLK). Il 25 ottobre, infatti, i prezzi hanno superato la trend line che unisce i massimi di luglio e di settembre, passante a 82,15 dollari circa, per poi lasciarsi alle spalle anche il record di luglio a 82,78 dollari. I massimi raggiunti sono tuttavia su un’area di resistenza rilevante: a 84 dollari circa si colloca, infatti, il lato alto del canale crescente che contiene le oscillazioni dei prezzi dal minimo di agosto.

Di norma, si ritiene che se i prezzi oscillano all’interno di due linee parallele, un “canale” appunto, questo movimento rischi di risultare una fase correttiva, ovvero manchi delle caratteristiche di impulsività (accelerazione in alcune fasi rispetto a un tasso di crescita medio dimostrato fino a quel momento) proprie di una tendenza autonoma. Solo la fuoriuscita dal lato alto del canale, quindi una decisa rottura di area 84 dollari, confermerebbe la bontà del segnale inviato con la rottura dei precedenti record. Obiettivo in questo caso a 90 dollari circa (proiezione dell’ampiezza del canale dal punto di rottura) e successivo a 103 dollari circa.

A preoccupare per la tenuta dell’uptrend sarebbero discese sotto il massimo del 12 settembre a 82,42 dollari (allineato con quello del 15 ottobre a 82,62). In quel caso il rischio di una discesa verso la base del citato canale, a 78 circa, sarebbe elevato. Il comparto della tecnologia ha avuto una parte importante nel successo dell’S&P 500 degli ultimi mesi e una conferma, o una negazione, della tendenza crescente del primo avrebbe ricadute importanti anche sul secondo.

Ma forse l’Etf maggiormente significativo in questa fase per le sue possibili indicazioni in merito all’andamento della Borsa nel suo complesso è quello dei titoli industriali, l’Industrial Select Sector SPDR® Fund (XLI).

Questo strumento oscilla all’interno di una fase orizzontale ormai dai minimi di marzo, una fascia compresa tra i 72 e i 79,5 dollari circa, della quale proprio recentemente è stata toccata la parte superiore. Una fase laterale può essere vista come una molla che piano piano si comprime, pronta a rilasciare tanta più energia quanto maggiore è stata la compressione.

Di norma, questa energia potenziale viene liberata in modo brusco al superamento di uno dei due estremi della fascia. La rottura, confermata almeno da una chiusura di seduta, meglio ancora di ottava, di area 79,5 dollari, sarebbe quindi un segnale di forza molto evidente, che comporterebbe con buona probabilità il superamento anche dei massimi record di gennaio 2018 a 80,96 dollari. Il target raggiungibile alla rottura di uno dei due limiti di un trading range è dato, infatti, dall’ampiezza dello stesso proiettata dal punto di rottura: in questo caso viene quindi posto a 85,5 dollari circa.

Dalla mancata rottura di 79,50 potrebbe scaturire una fase di ripiegamento, che comunque non sarebbe preoccupante, se non in una logica di breve termine, a meno di discese sotto la porzione centrale della fascia laterale, quindi sotto i 76 dollari circa: a 75,65 si colloca la base del gap rialzista lasciato dai prezzi l’11 ottobre ed è quello il supporto da non violare per evitare che un’eventuale flessione assuma connotati molto minacciosi.

Discese al di sotto di area 72 metterebbero invece probabilmente fine alle prospettive di rialzo, lasciando intendere che quella disegnata nella seconda parte dell’anno era in realtà un’ampia fase di distribuzione, un “triplo massimo” introduttivo a una discesa rilevante.

Un altro ottimo barometro della condizione generale del mercato è il Consumer Discretionary Select Sector SPDR® Fund (XLY), uno strumento che rappresenta la componente “ciclica” della Borsa. L’XLY ha toccato un nuovo massimo storico a metà luglio a 124,60 dollari, iniziando poi a tratteggiare una figura di forma triangolare.

Il “triangolo”, elemento del grafico che si sviluppa in 5 segmenti compresi tra due linee convergenti, è una delle classiche figure di continuazione, ovvero quelle che interrompono temporaneamente una tendenza in atto senza invertirla (come fanno invece le più note figure di inversione). La rottura del limite superiore di un triangolo, la linea che unisce i primi due massimi che formano la figura, in questo caso passante a 124,40 circa, segnala che il trend principale, cioè il rialzo attivo dai minimi di dicembre 2018, è pronto per riprendere. L’obiettivo implicato dalla presenza del triangolo, calcolato come proiezione della sua ampiezza dal punto di rottura, si colloca a 140 dollari circa. Resistenza successiva a 149 dollari.

Sotto la base del triangolo – la linea che unisce i minimi di maggio e agosto già testata brevemente il 3 ottobre – la figura perderebbe invece il suo potenziale rialzista e si trasformerebbe in un “doppio massimo”, un potenziale punto di arrivo di tutto l’uptrend precedente. Conferma dello scenario ribassista verrebbe inviata con la violazione del minimo del 15 agosto a 113,63 dollari. In quel caso rischio di cali verso area 102,50 almeno prima che l’XLY tenti una nuova reazione.

In questa ricerca di strumenti che possano confermare la validità del segnale di forza appena inviato dall’indice S&P 500 con il raggiungimento di un nuovo massimo storico non poteva mancare il Vix.

Il Vix è un indice che misura la volatilità attesa a 30 giorni relativa ai singoli titoli dell’S&P 500 e viene quotato sulla base degli scambi che avvengono sul Chicago Board Options Exchange, il più grande mercato mondiale delle opzioni. Il Vix misura quella che si definisce la volatilità implicita, che non va confusa con la volatilità storica, che è un indice statistico, cioè la mera osservazione delle oscillazioni più o meno ampie dei listini.

La volatilità implicita, espressa dal Vix, ha un comportamento più ricorsivo, tende in pratica a oscillare in un range più definito tra valori minimi, con un “pavimento” storicamente intorno a 8-9 punti (ma negli ultimi anni non è sceso sotto area 11), e valori massimi che superano di poco i 30 punti. Inoltre il Vix tende a muoversi in modo opposto al movimento dell’indice di riferimento, quindi una sua discesa è una buona notizia per la Borsa, mentre un suo rimbalzo è di norma lo specchio di difficoltà per l’azionario.

Il Vix è attualmente basso, poco sotto i 13 punti, appoggiato sulla linea che unisce i minimi di aprile e di luglio. La violazione di questo supporto, passante per la precisione a 12,30 punti, sarebbe un segnale in favore del raggiungimento di area 8-9, quindi un segnale in favore del proseguimento del rialzo dell’S&P 500.

La mancata violazione di 12,30 e l’avvio di una fase di ripresa, con le quotazioni del Vix oltre area 14 e poi 15, lascerebbero intendere che la Borsa con il raggiungimento dei nuovi record ha speso tutte le energie che le erano rimaste e che ora ha bisogno di una fase di assestamento, se non addirittura di correzione per ritemprarsi. E questo dipenderà anche dalla velocità ed estensione di un eventuale rialzo del Vix, che sopra i 20 punti sarebbe lo specchio di una vera e propria débâcle dell’indice.