Il dato sull’inflazione statunitense ci porta indietro fino al 1990. La variazione percentuale registrata (6,2%) è una rilevazione da record non solo se paragonata in termini assoluti, ma, bensì, ai diversi contesti socioeconomici degli stessi anni ’90 rispetto ai giorni nostri. Tutto questo non può essere considerato come una causa degli attuali tempi e dietro tale anomalia si potrebbe nascondere l’embrione di una possibile nascita all’orizzonte di un temibile cigno nero. A dimostrare la titubanza degli operatori sui molti mercati finanziari internazionali, riprendiamo ancora una volta l’osservazione dell’indice Vix. Escludendo il massimo settimanale di poco inferiore ai 20 punti (19,90), l’epilogo weekly vede una chiusura a 16,29.
Di fatto, si tratta di un valore che per la quarta volta consecutiva completa una cinquina finanziaria delimitata nel già citato range tra i 14,73 e i 18,06 punti. Inoltre, se si estende l’analisi all’intero anno in corso si può facilmente constatare come i valori medi registrati YTD (year to date) siano verosimilmente individuabili in corrispondenza di area 17,50: una soglia ben più consistente rispetto ai più tradizionali e circoscrivibili a quota 13,50/14,50 punti. La sintesi più elementare nell’interpretare questo insieme di elementi è pressoché immediata: c’è un qualcosa di nascosto che – ai mercati finanziari – pur non smaccatamente identificato non sta comunque sfuggendo generando, purtroppo, un’inevitabile “ansia generalizzata” di incertezza.
Paradossalmente, il perdurare di tale status, rappresenta una calma apparente che, al momento, fa ancora bene al mercato in attesa del fatidico trigger. Fatta eccezione delle infinite e molteplici argomentazioni a sostegno, e sintetizzando in valori numerici la potenziale soglia di allerta, riconfermiamo i precedenti valori (14,73 e 18,06 punti) quali punti di svolta per il prossimo futuro andamento dei mercati finanziari.
Sul fronte dei mercati azionari internazionali (rif. MSCI World Usd) qualcosa ha iniziato a muoversi. I valori di ipercomprato (eccessivo) si sono ridimensionati portandosi verso soglia 65 rispetto ai precedenti 75 punti: a giustificare tale discesa l’avvenuto ripiegamento dell’intera asset class nel corso delle prime tre giornate dell’ottava appena conclusa. Allo stesso tempo, però, è opportuno indicare (nonostante il saldo settimanale finale pressoché invariato a -0,26%) come la configurazione grafica di fondo appaia ancora robusta in ottica di breve termine.
Sulla base delle recenti dinamiche dei prezzi, individuiamo soglia 3.191,23 punti quale primo supporto che, in caso di sua violazione, vedrebbe un potenziale downside dei corsi al di sotto di quota 3.159,29. Positivo, invece, il ritorno dei prezzi oltre area 3.229,18 punti (soprattutto se in chiusura) con probabili reazioni culminanti con la realizzazione di nuovi massimi storici.
Scenario completamente opposto (all’insegna della negatività) quello che ormai ha caratterizzato l’intero anno finanziario dell’asset class obbligazionaria. Il benchmark JPM GBI GL. Usd ha accusato una significativa flessione settimanale (-0,93%) poiché correlato alla debacle del decennale Usa (-0,88%).
Per l’asset class bond e il suo citato sottostante rimane confermato l’obiettivo a 575,43 punti con – attualmente – un’elevata probabilità di conseguimento non più nel medio termine, bensì già nel breve. Potenzialmente, se nel corso dei prossimi giorni dovessimo assistere a un’eventuale violazione di area 579,17 punti, il benchmark governativo potrebbe subire un’accelerazione negativa con serie implicazioni per la tenuta dello stesso target individuato (575,43 punti). Positivo, invece, uno stallo dei prezzi in prossimità di soglia 582,23 punti: l’eventuale lateralità dei corsi per qualche giornata comporterebbe un allentamento della pressione dei venditori.
Un frazionale incremento di poco inferiore all’unità (+0,886%) è la variazione percentuale settimanale registrata dalle materie prime (rif. CRB Index). Le attuali quotazioni e la dinamica degli scambi nel corso della trascorsa ottava pongono davanti a un bivio il principale indice delle commodities: la struttura tecnica creatasi sembra completare una figura di inversione di tendenza che, se confermata, riporterebbe il livello dei prezzi ben oltre le nostre precedenti aspettative (area di gap tra 228,922 e 230,382 punti).
Le prossime sedute saranno fondamentali per confermare o meno questo potenziale scenario: solo grazie a un ritorno oltre quota 237,678 punti la tendenza ribassista prospettata verrebbe negata, viceversa, un ulteriore indebolimento su base weekly contribuirebbe nuovamente a gravare sull’intero palinsesto tecnico e algoritmico orientati – entrambi – alla vendita. Sui singoli panieri appartenenti all’asset class commodities si sono riscontrate importanti variazioni: sia l’oro che l’argento hanno premiato la nostra precedente view positiva che, ancora una volta, confermiamo parzialmente perché motivata da un alleggerimento sul versante del solo silver. Sul comparto metals (non preziosi) il nickel viene ancora monitorato con ingresso sulla rottura di area 20.000. Entra inoltre nel basket dei sottostanti oggetto di potenziale buy signal anche l’alluminio con price entry in caso di violazione di soglia 2.742. Riportiamo, inoltre, per coloro che volessero anticipare il mercato, un possibile upside (in attesa di conferma) sul rame: il take profit stimato è superiore al 3,63%. In ambito energy, l’auspicato ingresso sul gas naturale non ha potuto beneficiare dell’indicazione suggerita (oltre soglia 5,695): il massimo weekly ha visto arrestare i corsi a quota 5,663 per successivamente ripiegare oltre il livello posto a 5; per tale dinamica non riteniamo mature le condizioni per un buy signal sul sottostante.
Sul mercato valutario si teme per un ulteriore indebolimento del principale cross Eur/Usd così come per il rapporto Gbp/Usd: su quest’ultimo il target di brevissimo periodo potrebbe coincidere con area 1,33.
Con la diffusione del dato sull’inflazione Usa le ipotesi per un intervento sul versante dei tassi d’interesse, potrebbero subire inconsuete e inaspettate mutazioni: un primo monito è arrivato nei giorni scorsi dall’intero comparto obbligazionario mentre, ora, dobbiamo attendere quanto recepirà il contrapposto mercato azionario. Il rally di fine anno è ancora confermato? I timori di una sua parziale defezione iniziano a essere molti.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI