Modi e modalità diverse, ma la sostanza è la medesima. Finalmente la Bce e la Fed hanno iniziato a scoprire le loro carte in materia di intervento sui tassi di interesse. Purtroppo, in Europa, il perdurare del conflitto tra Russia e Ucraina con i suoi inevitabili strascichi a livello economico, ha imposto una maggior chiarezza di intenti in capo alla Banca centrale del Vecchio continente. A fornire la discontinuità necessaria rispetto all’attuale stato del mercato monetario è giunto il Vicepresidente della Banca centrale europea Luis de Guindos che, durante una sua intervista a Bloomberg, ha prospettato come possibili decisioni potrebbero arrivare in occasione della riunione che l’Istituto terrà a giugno. 



Nello specifico, il braccio destro della Presidente Lagarde, ha dichiarato: «Non vedo ragione perché non dovremmo interrompere il nostro programma di acquisto di asset a luglio», mentre sul rialzo dei tassi (ora a -0,5% sui depositi e zero sui rifinanziamenti) «dovremo vedere le nostre stime, i differenti scenari, attualmente luglio è possibile e così settembre o più tardi» (Ansa). A seguire queste dichiarazioni, sono poi arrivate le parole del Governatore della Fed Jerome Powell che, a Washington durante un dibattito nelle riunioni del Fmi, ha palesato come un rialzo dei tassi Usa di 50 punti base sia “sul tavolo” del prossimo meeting di maggio (Ansa). Entrambe le notizie non possono trovarci impreparati soprattutto quella in capo alla banca centrale statunitense, ma, allo stesso tempo, è opportuno rilevare come il combinato del “doppio intento monetario” (ancor più perché contestuale in termini di comunicazione al pubblico), abbia pesantemente influenzato sull’andamento (già negativo) dell’ottava che si è conclusa.



L’epilogo settimanale sui mercati azionari (rif. MSCI World Usd) ha registrato una flessione del -2,61% portando il saldo YTD (Year To Date) oltre la doppia cifra (-10,81%). 

Analizzando le quotazioni finora raggiunte (2.882,45 punti) appare alquanto evidente la distanza rispetto al transito dell’importante media mobile a 50 osservazioni (calcolata su base weekly) che, al momento, appare l’unico obiettivo concreto (quota 3.067,10 punti) al fine di poter riportare positività sull’intera asset class azionaria. Da sottolineare, inoltre, come il trascorre delle giornate abbia favorito la violazione del supporto indicato in prossimità di area 2.943,97 punti; come già indicato, quest’ultima soglia, essendosi realizzata mediante una chiusura settimanale inferiore allo stesso valore, potrebbe comportare un inevitabile deterioramento del sentiment di brevissimo termine con «probabile avvicinamento ai minimi annuali» (2.792,22 punti). Osservando la sola struttura grafica viene facilmente individuata la resistenza a 2.909,92 punti quale primo punto di approdo oltre il quale poter assistere a un’iniziale fase di probabile lateralità; scenario opposto, invece, qualora i corsi dovessero proseguire la loro discesa: quota 2.838,40 punti può essere identificata come primario target ribassista settimanale. 



A calcare le stesse orme nell’avere una perfomance negativa a doppia cifra da inizio anno è il comparto obbligazionario governativo: il benchmark internazionale JPM GBI Gl. Usd vede un saldo pari a -10,555% quale attuale “ritorno 2022” e, nonostante tale variazione (già ampia), non appare un azzardo affermare come tale entità possa ulteriormente (e inevitabilmente) ampliarsi con il trascorrere dei mesi. 

Limitando l’analisi settimanale ai soli saldi finora raggiunti dalle due principali asset class (equity & bond) riteniamo che “la vera notizia” di attualità finanziaria sia questa debacle della componente obbligazionaria. Nel brevissimo termine vengono individuati i minimi di novembre 2018 (soglia 513,46 punti) quale supporto statico. Viceversa, il superamento di quota 518,953, invece, potrebbe contribuire a un allungo oltre area 521,785 punti.

Oltre alle precedenti asset class, a essere coinvolte in un ribasso settimanale sono state le materie prime che – in flessione del -2,47% (rif. CRB Index) – registrano una significativa escursione dei prezzi weekly (apertura/chiusura) tra le più ampie dall’aprile 2020 fino a oggi. Operativamente, il primo obiettivo ribassista in precedenza individuato (311,50 punti) è stato ampiamente raggiunto e, salvo riposizionamenti tattici che agevolerebbero un rimbalzo oltre area 311,924 punti (con successivi nuovi massimi di periodo), l’intonazione di fondo appare negativa con ulteriore possibilità di downside in prossimità di soglia 299,561. 

Sul basket metals (rif. preziosi) pur beneficiando dello scenario short sull’argento, anche per questa ottava rimaniamo prudenti ritenendo non sufficientemente profittevole individuare strategie rialziste sia su gold che su silver: potenzialmente sono auspicabili maggiori take profit in ottica short rispetto a possibili long e pertanto la nostra view complessiva rimane neutrale/ribassista sul comparto. Anche nel paniere “non preziosi” l’ipotizzato ripiegamento sul rame ha visto la propria realizzazione con un gain ancora in essere: il traguardo di soglia 450 non può essere escluso, ma, prudenzialmente, alle attuali quotazioni un take profit può appare comunque sufficiente. Con il trascorrere delle prossime giornate manteniamo particolare attenzione a una possibile flessione dell’alluminio con possibili nuovi minimi di periodo ovvero inferiori ad area 3.219. 

Sul basket energy uno sguardo interessato all’andamento dell’heating oil (view rialzista) mentre rimaniamo in attesa (out of the market) su petrolio e gas naturale. 

Sul forex non muta il nostro outlook complessivo ovvero con l’unica potenziale esposizione short sul cross Usd/Jpy: da riportare come, rispetto al precedente price entry indicato (rif. rottura di quota 126,10), le attuali quotazioni vedono un più probabile e profittevole ingresso in prossimità di area 126,75 e take profit in direzione di soglia 125,15.

Complessivamente l’attuale momento di mercato sembra confermare la nostra precedente ipotesi: «Il timore di un mutato sentiment non può essere escluso». A rafforzare tutto questo sono i valori dell’indice Vix che nell’arco della trascorsa ottava ha pericolosamente raggiunto area 28 punti (con minimo settimanale a 19,75). Ovviamente, nonostante gli elevati “valori della paura”, è necessaria una conferma degli stessi, ma, guardando oltre il mero aspetto quantitativo, quanto si rileva soprattutto sul versante obbligazionario deve obbligatoriamente imporre prudenza nell’agire. 

Vogliamo ribadire un nostro recente concetto: «la cosiddetta “corsa agli acquisti a prezzi di saldo” è certamente sconsigliata» e, oggi, purtroppo, sembra esserlo ancora di più. 

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI