Settimana all’insegna delle prese di profitto sui principali mercati azionari internazionali: questo è quanto ci lasciamo alla spalle dopo il recente rally cui abbiamo assistito nell’ottava che si caratterizzava per le scelte di politica monetaria di Fed e Bce. Nell’arco di queste ultime giornate, invece, a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate da esponenti appartenenti ai rispettivi consigli direttivi, si è potuto apprendere come il destino dei tassi di interessi possa prendere forma nel corso dell’anno: nel Vecchio continente l’aspettativa è quella di poter registrare un ulteriore rialzo già a luglio, mentre oltre Oceano l’indicazione di fondo dopo il recente mancato intervento è quella di veder concretizzati altri incrementi (probabilmente due) entro fine 2023.



A margine di queste prossime decisioni, un dato che sicuramente avrà una propria influenza alla base delle future scelte, è quello riconducibile all’indice PMI Composite: quest’ultimo, infatti, in base alle rilevazioni di giugno si presenta in diminuzione sia in territorio statunitense che in quello europeo. In Eurozona è ormai vicina la soglia spartiacque dei 50 punti attestandosi con un indice a quota 50,3 punti, mentre negli Usa, seppur meglio impostato, si registra comunque un valore in calo a 53 dai precedenti 54,3 punti.



Nonostante la discesa settimanale dei mercati azionari, un fattore che certamente conferma una (decorrelata) positività, è l’andamento dell’indice Vix che, nell’ultima tornata weekly, ha visto segnare nuovi minimi di periodo riportando sul grafico i valori del lontano gennaio 2020.

Di fatto, contestualizzando questa riduzione sul cosiddetto “indice della paura” con il saldo negativo della componente equity, appare oggettiva una sorta di discrepanza tra i due andamenti che, nella realtà, potrebbe rappresentare una sola pausa di assestamento dei listini azionari anziché l’inizio di una più accentuata fase ribassista.



A confermare questo scenario sarà lo stesso benchmark MSCI World Usd che, nelle prossime sedute, dovrà recuperare un livello dei prezzi oltre area 2.912,89 punti in chiusura del mese in corso. Se ciò dovesse accadere, solo successivamente, si potranno impostare le nuove strategie in base ai singoli target monthly.

Viceversa, qualora le quotazioni continuassero la discesa oltre quota 2.898,14 (prima) e 2.875,71 punti (subito dopo) è plausibile identificare l’inizio di una fase correttiva con immediato obiettivo in corrispondenza di soglia 2.854,79 e continuazione fino ai 2.796 punti. A favorire quest’ultima tendenza di brevissimo periodo sarà fondamentale l’incremento dello stesso indice Vix che, come citato, appare (al momento) distante dalla realtà.

Con l’attuale precarietà sul versante dei tassi di interesse, l’asset class obbligazionaria è quella maggiormente esposta a un potenziale downside. Guardando, però, alle quotazioni finora conseguite dal JPM GBI Gl. Usd, appare indubbia una significativa forza relativa a sostegno degli stessi prezzi. Le ultime tre ottave, infatti, pur essendo oggetto di plausibile vendita hanno, invece, replicato mediante una prosecuzione laterale degli scambi.

Questo, dal punto di vista algoritmico, ha visto interrompere l’indicazione dei principali lagging indicators (ancora oggi in sell signal) contrapponendo, nel brevissimo termine, l’attuale neonata forza dei più reattivi leading indicators. Se durante l’ottava in corso vedremo i prezzi oltrepassare area 485,48 punti è verosimile auspicare un’inversione (in buy signal) anche sul paniere lagging. Scenario negativo, invece, qualora il consueto benchmark JPM GBI Gl. Usd dovesse capitolare con una chiusura settimanale inferiore a quota 482,26 punti: in quest’ultimo caso, il successivo downside, vedrebbe un approdo (certo) in direzione di soglia 478,75.

Le materie prime (rif. CRB Index), risentendo dell’elevata volatilità sul comparto energy, hanno vissuto una settimana caratterizzata da pesanti vendite (-2,92%) sull’intera asset class. L’andamento del petrolio ha sicuramente impattato negativamente sull’ottava trascorsa, ma, estendendo l’osservazione anche agli altri constituents, è facilmente riscontrabile una prolungata lateralità che accomuna ciascun sottostante se osservato in ottica di breve termine.

Guardando al CRB Index, l’attuale priorità è quella di poter assistere a una stabilità dei corsi con un livello non inferiore a quota 260,77 punti: chiudere il mese di giugno mediante quest’ultima ipotesi potrebbe agevolare una successiva ripresa. Opzione ancor più positiva se, durante questa ottava, le quotazioni dovessero riportarsi oltre area 267,414 punti dove, implicitamente, l’intero palinsesto algoritmico vedrebbe un posizionamento generalizzato in chiave long (buy signal). Negativa, invece, un’eventuale e ulteriore discesa inferiore a soglia 262,505: se ciò dovesse accadere nel corso di queste prime giornate, il precedente target di quota 260,77 punti, vedrebbe una sua certa violazione.

Sui singoli basket appare ancora prematuro un posizionamento sul comparto energy: su quest’ultimo, infatti, l’unico sottostante potenzialmente improntato al rialzo è il gas naturale con un obiettivo coincidente alla quota psicologica dei tre dollari. In ambito metals rimaniamo scettici sui cosiddetti preziosi (oro e argento) mentre sui restanti nickel e rame, avendo beneficiato di un significativo rialzo con conseguente liquidazione su entrambi, attendiamo una fase di assestamento. Particolare attenzione all’alluminio che, salvo rimbalzi tecnici, potrebbe ancora subire la pressione dei venditori.

Sui principali cross valutari: l’unico posizionamento valutario su Usd/Jpy sta beneficiando di un’importante rivalutazione e, pertanto, le prime ore odierne permetteranno una liquidazione complessiva dell’intera size detenuta. Sul rapporto Eur/Usd, invece, necessitiamo di ulteriori elementi al fine di avere un quadro tecnico maggiormente confortante.

Come già indicato a inizio mese, la «ricerca di conferme» è ancora attuale: la prima, importante, e sicuramente determinante, è quella riconducibile all’andamento dell’indice Vix. Non più indicatore di una cosiddetta paura, bensì, della conferma di solidità dell’intero comparto azionario.

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