La strada verso una normalizzazione in chiave di politica monetaria appare più tortuosa del previsto e, a seguito dei dati deludenti sull’inflazione statunitense, l’itinerario della Fed potrebbe destare nuove preoccupazioni all’intero parterre finanziario internazionale.
Un’immediata conferma a questa temibile prospettiva è giunta inesorabile dai mercati finanziari che, preso atto dell’incremento (maggiore rispetto alle attese) dell’indice Pce (Personal consumption expenditures), hanno subito registrato una significativa flessione sul finire dell’ottava che si è conclusa. Quest’ultima, fin dalle sue prime giornate, si era caratterizzata per una serie negativa di sedute che, in base alle quotazioni man mano raggiunte, appariva orientata all’approssimarsi dei precedenti e importanti livelli individuati.
Sull’asset class azionaria rappresentata dall’indice MSCI World Usd i recenti scambi hanno prima violato (minimo settimanale a 2.693,98) l’area di supporto di breve/medio termine tra i 2.592 e i 2.695 punti per, poi, terminare a quota 2.706,91.
Questo significativo range di prezzo, poiché corrispondente al transito delle medie mobili a 50 e 200 osservazioni settimanali, rimane confermato quale primario obiettivo in caso di ulteriori ribassi, ma, come ovvio, vede oggi l’aggiornamento dei suoi valori a quota 2.692 (media mobile a 50) e 2.595 punti (media mobile a 200). Al momento appare difficile ipotizzare un’immediata reazione rialzista a contrasto dell’attuale down trend iniziato a inizio mese. Tecnicamente, infatti, solo il ritorno delle quotazioni oltre soglia 2.737,41 punti potrebbe auspicarne l’effettiva interruzione mediante una prima fase costruttiva all’insegna della lateralità. Particolare attenzione in caso di approssimazione a quota 2.685,67 punti che, se violata, comporterebbe il pressoché certo raggiungimento dei 2.595 punti (rif. transito media mobile a 200 osservazioni settimanali).
Strettamente correlato alla dinamica “inflazione-tassi di interesse” è l’andamento del mercato obbligazionario internazionale. Purtroppo, il temuto ritracciamento che avrebbe riportato sotto la parità il saldo della performance YTD (year to date) del benchmark JPM GBI Gl. Usd, si è prontamente concretizzato nel corso delle ultime giornate. Il mancato supporto a 478,70 punti ha permesso la prosecuzione del ribasso fino a quota 476,91 ovvero un livello di prezzo poco superiore all’area 475,79 da noi rilevata nell’ultimo aggiornamento settimanale.
Attualmente, l’intero palinsesto grafico e algoritmico evidenziano una generalizzata negatività che, salvo rimbalzi tecnici di brevissimo termine, vedono il prossimo approdo in coincidenza dei 474,209 punti con eventuale successivo traguardo a 472,321. Una potenziale interruzione a questa proiezione ribassista potrebbe avvenire mediante il ritorno delle quotazioni oltre soglia 483,505 che, agli attuali prezzi, appare prematura almeno in ottica settimanale.
Le materie prime (rif. CRB Index) confermano il loro stazionamento sull’importante supporto statico di medio termine (265/266 punti). Algoritmicamente l’impostazione di fondo sembra essere compromessa e, implicitamente, può favorire un potenziale downside caratterizzato da una propria estensione verso il target dei già individuati 241,184 punti (rif. massimi registrati ad ottobre 2021).
Adesso, il monitoraggio di area 263,688 punti è fondamentale poiché, se raggiunto e violato, l’effettiva discesa dei prezzi troverebbe una veloce e immediata realizzazione anche nel corso di poche sedute. Positivo, invece, l’eventuale superamento di quota 273,557 punti con probabile prosecuzione fino ad area 277,476. Sui singoli basket riconducibili all’intero paniere commodities, rimangono confermate le nostre precedenti osservazioni ovvero: flat sui metalli preziosi (rif. gold e silver) e su nickel e alluminio. Viceversa, unico sottostante oggetto di (ancora) interesse, rimane il gas naturale che, beneficiando dell’ottima performance weekly, è ormai prossimo ai nostri valori medi di carico.
Sul versante valutario, l’attesa sul cross Gbp/Usd ha favorito l’attuale costruzione di un pattern che, per entrambi i potenziali scenari operativi (long e short), individua le seguenti strategie: acquisto in caso di rottura di area 1,2045 con target a quota 1,2175. Vendita, invece, se violata soglia 1,1915 con obiettivo a 1,1845. Qualora si dovesse assistere a quest’ultima dinamica di prezzo, non può essere esclusa la continuazione del ribasso con destinazione (over weekly) a 1,1655.
Come sottolineato in precedenza l’importanza per la tenuta del comparto obbligazionario è fondamentale, ma siamo consapevoli che tenuto conto delle incognite in materia di politica monetaria, questa asset class potrà risentire (ancora) di prossime evoluzioni ribassiste. Oggi, in chiave strategica, l’intero comparto non rappresenta il miglior driver percorribile, viceversa l’assunzione di posizioni su singoli strumenti finanziari caratterizzati da duration contenute favorirebbe un buon trade off sia in termini di efficacia che di efficienza di rendimento. La salvaguardia del patrimonio prima di tutto, mentre per tutto il resto, ci sarà sempre tempo.
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