Il novembre che ci lasciamo alle spalle può essere archiviato tra quelli più profittevoli di sempre. Se due settimane fa etichettavamo la reazione dei mercati finanziari internazionali al pari di un vero e proprio «disinteressamento» rispetto alle parole e alle prospettive che apparivano poco chiare, i prezzi, ancora una volta, hanno continuato a proseguire indisturbati e orientati in una sola direzione: il rialzo.
Osservando le due principali asset class equity e bond appaiono evidenti i recenti allunghi che, aggiornando i massimi di breve termine intravedono, ormai, l’avvicinarsi ai massimi annuali per la componente azionaria (rif. MSCI World Usd), mentre sul contrapposto versante obbligazionario (rif. JPM GBI Gl. Usd) un ritorno oltre la parità in termini di performance YTD (year to date). Unica eccezione che si distingue per il proprio saldo mensile negativo sono le commodities che, mediante il loro consueto benchmark di riferimento CRB Index, registrano una flessione oltre due punti percentuali da inizio anno. Strettamente correlate a quest’ultimo andamento sono le buone notizie che giungono sul fronte dell’inflazione che, nel Vecchio continente, hanno riscontrato valori meglio delle attese e ormai in una ritrovata “zona di confort” ben augurante in ottica di prossimi interventi da parte della Bce: al momento, infatti, i mercati finanziari sono orientati per un primo possibile taglio dei tassi di interessi già nella prima parte (marzo/aprile) del 2024.
Nel corso dell’ultima ottava, la nostra paventata flessione (ritenuta fisiologica) non ha colto nel segno, infatti, il MSCI World Usd ha proseguito la propria corsa limitando, però, il proprio upside entro i 3.071 punti indicati: a quota 3.045,95 si sono attestati i massimi settimanali per, poi, subire una impercettibile decelerazione e terminare a 3.040,70 punti.
Nonostante questo ulteriore rialzo il palinsesto algoritmico sembra poter essere considerato compromesso (almeno) nel brevissimo termine e, pertanto, un’eventuale ed ennesima coda rialzista non alimenterebbe una possibile inversione rispetto all’attuale stato di vendita (soprattutto in ambito leading indicators). Individuiamo area 3.057 punti quale punto di resistenza statica propedeutica ai fini di una completa liquidazione della componente azionaria. Successivamente, qualora il livello dei prezzi dovesse ritornare in prossimità della soglia psicologica dei 3.000 punti, valuteremo l’intero scenario (tecnico e algoritmico). Monitorando alcune piazze finanziarie, il principale indice Usa (rif. S&P 500) potrebbe aggiornare i suoi massimi di anno al pari della borsa nipponica (rif. Nikkey 225) che, nel brevissimo termine, punta oltre l’obiettivo dei 34.000 punti.
Ottima performance weekly sul comparto obbligazionario governativo internazionale. Il JPM GBI Gl. Usd ha beneficiato di una ormai ritrovata fiducia degli operatori e, di fatto, ha conseguito ampiamente i nostri target evidenziati sia a quota 472,54 punti che il successivo approdo in direzione di soglia 475,52 punti.
Complessivamente, rispetto ai minimi di ottobre, la componente bond gode di un rivalutazione superiore ai cinque punti percentuali che, in larga parte, è stata ampiamente capitalizzata dalle nostre precedenti scelte in chiave strategica. Attualmente, la size in essere rappresenta il 50% rispetto a quella iniziale e, tenuto conto del recente balzo in avanti dello stesso benchmark di riferimento, riteniamo opportuno liquidare l’intera residua posizione. Di certo, a seguito dei nuovi possibili scenari di politica monetaria, un’eventuale allocazione su singoli sottostanti governativi (rif. Area Euro) identificherebbe un’opzione adeguata, ma, per il momento, preferiamo attendere.
Le materie prime, ancora in sofferenza, confinano il loro rappresentante CRB Index a una fase di potenziale e ulteriore ribasso. Il termine della scorsa ottava vede una chiusura a 270,772 punti che, essendo inferiore ai valori individuati in a quota 270,90, potrebbe innescare un comprensibile downside con un livello delle quotazioni inferiore ai già citati 268,474 punti e, ora, invece, sostituiti dall’area target in prossimità di 267,727 punti.
Una possibile svolta la ipotizziamo qualora si dovesse assistere a un ritorno oltre la soglia dei 274,632 punti che, salvo un’eventuale forte pressione dei venditori, ci pone sul mercato in veste di compratori. Osservando le recenti dinamiche sui rispetti basket (energy e metals) il posizionamento long su RBob Gasoline è avvenuto e, pur consapevoli del successivo e limitato downside, confermiamo l’intera strategia con plausibili acquisti (ulteriori) in caso di forti cedimenti (almeno inferiori a quota 2,025). Sul paniere metalli non preziosi manteniamo ancora in essere lo slot sull’alluminio e, relativamente al nickel, il recente ingresso a quota 16.180 ci vede propensi a una potenziale liquidazione in ottica di eventuale superamento di area 17.150.
Dopo il take profit sul cross Usd/Jpy, anche la scorsa ottava ha rappresentato per noi un buon punto di approdo sul principale rapporto valutario Eur/Usd: nonostante l’esigua operatività caratterizzata da un obiettivo ravvicinato, l’operatività ha comunque beneficiato dello short configurato alla vigilia di inizio settimana.
Guardando ai singoli cross possiamo notare un comune contrasto tra ciascuna impostazione grafica e il corrispondente palinsesto algoritmico che, nel brevissimo termine, evidenzia alcune divergenze in sede direzionale tra i principali leading indicators. L’attuale momento, pertanto, non ci sembra alquanto maturo per favorire una strategia operativa profittevole.
Permangono i nostri dubbi sulla tenuta degli attuali livelli dei prezzi, ma, allo stesso tempo, siamo certi che una plausibile flessione sui mercati azionari internazionali possa rappresentare una “semplice” pausa e non un definitivo arresto. Il conseguimento di record storici potrebbe essere traguardato all’inizio del nuovo anno, mentre oggi ci potremmo accontentare di un aggiornamento degli attuali massimi che, dal punto di vista dell’andamento dell’economia globale non appare giustificato confermando lo storico disaccordo tra “la finanza” e “l’economia”.
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