Pil, fiducia, indice Pmi manifatturiero: questi sono i tre fattori che devono (e dovranno) attirare l’attenzione nei prossimi mesi. A questa avvertenza sono chiamati non solo i cosiddetti “addetti ai lavori”, bensì gli stessi investitori. Ai suddetti tre elementi – di fatto – sono strettamente correlate le sorti dei seguenti destinatari: Francia, Spagna, Italia, Germania e l’intera Eurozona. A questi vicini Paesi del Vecchio continente, si affianca (non troppo inaspettatamente), il “lontano” Giappone.



Nonostante la notizia (scontata) sul taglio dei tassi di interessi statunitensi, nei giorni antecedenti a quest’ultima, sono stati diffusi importanti e significativi valori concernenti i sopracitati indici. La rilevazione sul Pil del secondo trimestre di Francia, Spagna, Italia ha riportato valori in netta diminuzione rispetto alla stime: l’Insee francese ha evidenziato come la Francia sia cresciuta dello 0,2% (rispetto allo 0,3% stimato a giugno). La Spagna vede un rallentamento a +0,5% (nel primo trimestre la crescita era pari a +0,7%). Per l’Italia, l’Istat – mediante il suo periodico “flash” – riporta nel proprio commento: «Nel secondo trimestre del 2019 è continuata la fase di sostanziale stagnazione dell’economia italiana che prosegue ormai dal secondo trimestre dello scorso anno. Dopo il lievissimo calo registrato nella seconda metà del 2018 e l’altrettanto marginale recupero del primo trimestre, il Pil ha segnato nel secondo 2019 una variazione congiunturale nulla».



A fronte di un rallentamento generalizzato della crescita, per i prossimi anni, la riduzione del debito sovrano appare molto più complessa; Moody’s, mediante un suo rapporto, sottolinea come «sebbene i tassi di crescita varieranno ampiamente fra i vari paesi, il trend complessivo fra i paesi membri sarà quello di una crescita in rallentamento o destinata comunque a rimanere su livelli sottotono nell’arco del decennio. I bassi tassi medi di crescita pesano sulla nostra valutazione della solidità economica e rendono difficile per i paesi sovrani sostenere e ridurre i pesi già elevati del debito pubblico e privato. Questo frenerà le pressioni al rialzo dei rating o persino aumenterà le pressioni al ribasso nel corso del prossimo decennio» (dichiarazioni di Petter Bryman, autore del rapporto e Assistant Vice President di Moody’s, fonte Radiocor).



Oltre ai dati sul Pil, appaiono preoccupanti i valori relativi alla fiducia dei consumatori: in Germania, si registrano valori inferiori alla media di lungo termine (non accadeva da marzo 2016). Stessa sorte, ma con dati maggiormente penalizzanti, quelli concernenti il Giappone: nel Sol Levante, l’indice di riferimento ci porta indietro nel lontano aprile 2014.

A seguire i dati negativi del Pil, e della fiducia dei consumatori, arrivano anche quelli dell’indice Pmi manifatturiero: Italia, Germania, Francia, e l’aggregato E-19, sottolineano uno stato di contrazione dell’economia ovvero con valori inferiori alla soglia dei 50 punti (spartiacque tra contrazione e crescita). È doveroso riportare quanto afferma Ihs Markit in funzione dei dati riconducibili all’Eurozona: «A un tasso accelerato continua a contrarsi a luglio il settore manifatturiero dell’area euro. L’ultimo indice finale Pmi del manifatturiero dell’Eurozona si è attestato al di sotto della soglia di non cambiamento di 50.0 che separa la crescita dalla contrazione per il sesto mese consecutivo, e attestandosi a 46.5, ha mostrato il peggioramento più elevato delle condizioni operative da dicembre 2012».

Se sulla base dei fattori evidenziati – “economicamente” parlando in ottica di medio/lungo periodo – il centro di gravità permanente di maggior tensione sembra essere l’Europa e appare – “finanziariamente” parlando e con orizzonte temporale mensile – prossima una potenziale inversione ciclica sui principali benchmark internazionali.

Applicando il coefficiente di Hurst sui due indici maggiormente rappresentativi delle consuete e opposte asset class (equity vs bond), emerge chiaramente come sia esaurito il ciclo (calcolato su base monthly) attualmente in essere: sia sul “MSCI World Loc.” che sul “JPMorgan Government Bond Index”, l’indicatore adottato, risulta prossimo a una fase di ritracciamento. Quest’ultima risultanza non può essere sinonimo di garanzia di inversione sui mercati finanziari, ma – come già accaduto in passato – ha talvolta anticipato un significativo movimento ribassista.

Noi stessi, attraverso un nostro recente intervento, auspicavamo di approcciare il mese estivo agostano con estrema prudenza. Se sulla base degli odierni elementi riportati la nostra precedente view appare alquanto confermata, un ulteriore e concreto supporto sta arrivando dallo stesso andamento del Vix (a cui noi stessi già accennavamo in precedenza): nel corso degli ultimi giorni si è potuto assistere a una vera e propria rincorsa a nuovi massimi di brevissimo periodo. Lasciando a Voi l’onere dell’osservazione di quest’ultimo.

Augurando a tutti Voi un sereno periodo di meritata vacanza, cogliamo l’occasione per ricordare che i mercati (ovviamente) non si fermeranno, e così come neppure noi: i nostri consueti appuntamenti editoriali saranno sempre pubblicati durante l’intero mese.