Continua la corsa dei mercati azionari internazionali. Nel corso dell’ultima ottava abbiamo assistito, ancora, a un rialzo sui principali listini, ma, nonostante il conseguimento di nuovi record, la considerazione che si può trarre dal trascorrere delle singole giornate sembra poter confermare una maggiore consapevolezza rispetto al recente passato che, operativamente, si traduce in un più evidente tentennamento nel mantenere i propri investimenti in caso di vendite generalizzate.
Dal punto di vista economico la diffusione del dato sull’inflazione Usa (meglio delle attese) ha premiato tutti coloro che, in veste di possibilisti, ora vedono uno scenario più concreto in ottica di taglio dei tassi di interesse. Infatti, per l’appuntamento in agenda il prossimo 18 settembre l’attuale FedWatch Tool del Cme Group registra una probabilità pari al 90,3% rispetto al 72,2% di una settimana e a soglie ancor più inferiori a giugno.
Se economicamente l’incognita Fed appare confinata a una verosimile “certezza”, quello che, invece, ha poco convinto gli operatori è il contrapposto e attuale momentum finanziario attraverso la diffusione delle trimestrali statunitensi: i colossi a stelle e strisce Jp Morgan e Citigroup hanno presentato risultati degni di nota, mentre Wells Fargo ha mostrato una deludente dinamica riconducibile a un margine d’interesse in diminuzione. Sulla base di questi iniziali elementi (a tinte fosche) “il mercato”, anticipando i potenziali moti che potrebbero caratterizzare l’intero settore bancario/finanziario statunitense in ottica Fed, ha, nelle successive ore, concretizzato alcune vendite sul comparto che, oggettivamente, non fanno ben sperare guardando al futuro.
Dal punto di vista grafico, osservando l’impostazione del primario benchmark MSCI World Usd, le quotazioni hanno (prima) archiviato nuovi record per (dopo) capitolare in territorio negativo. Sul finire di ottava, poi, gli acquisti hanno caratterizzato un ulteriore allungo rialzista con massimi a quota 3.645,59 e una chiusura a 3.627,52 punti.
Complessivamente, i livelli di prezzo finora raggiunti hanno soddisfatto i nostri precedenti target rialzisti (primo e secondo) e, pertanto, una pausa fisiologica dall’investimento è alquanto auspicabile per coloro che fossero ancora investiti. Nel brevissimo termine: in caso di eventuale flessione, porre particolare attenzione alla tenuta del supporto in area 3.576,38 che, se violato, comprometterebbe il trend rialzista riportando gli scambi all’interno del canale ascendente primario con plausibile approdo a ridosso di soglia 3.484,96 punti. Nota a margine, ma, pur sempre da rilevare, è quella relativa all’ottima performance dell’indice Nikkei 225 che, attraverso i recenti nuovi record, ha massimizzato le nostre aspettative di inizio mese.
Beneficiando di una ritrovata positività in sede di politica monetaria, il contrapposto versante obbligazionario ha subito palesato un significativo ritorno dei compratori che, riposizionandosi sull’importante sottostante Usa (rif. decennale), ha, di riflesso, influenzato sul buon andamento del benchmark governativo internazionale Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd ormai giunto a quota 464,49 punti.
Operativamente, la progressione settimanale alla quale abbiamo assistito conferma, di fatto, i precedenti posizionamenti in sede strategica sull’intero comparto che, per l’ennesima volta, ci colloca positivamente sull’intera asset class.
Sulle materie prime perdura la criticità tecnica che, adesso, dopo oltre tre settimane potrebbe sfociare in una fase ribassista di ampia portata con obiettivo in direzione di area 287,36 punti. A contrastare questa potenziale view è necessaria una marcata azione dei compratori mediante il ritorno delle quotazioni oltre soglia 293,50 punti. Negativa, invece, una flessione oltre 288,93.
Con riferimento al paniere metals cosiddetti preziosi, sia l’oro che l’argento non hanno concretizzato le ipotesi ribassiste delle scorse giornate, viceversa il basket “non preziosi” ha riportato alcune debolezze su nickel e alluminio che, attualmente, persistono in ottica di brevissimo termine. Un alert viene suggerito sul rame che, nelle prossime giornate, potrebbe vivere momenti di difficoltà. Ennesimi contrasti sull’insieme energy con Heating oil e RBob gasoline al test di importanti supporti e un Gas naturale in marcato trend ribassista.
Sul palinsesto valutario il principale cross Eur/Usd e il rapporto Gbp/Usd hanno completato un veloce movimento rialzista che, alle attuali quotazioni, impone prudenza se contestualizzata a un orientamento long, mentre ipotizzare una strategia short di brevissimo termine attraverso un ingresso frazionato (tre operazioni) appare l’opzione più adeguata. Interessante, invece, il quadro tecnico su Usd/Jpy che, rispetto al passato, potrebbe subire un ulteriore flessione con approdo a quota 155.
Per l’ottava in corso sono fondamentali alcune conferme che, prescindendo dalla tenuta di importanti livelli di prezzo, vedono una prima e ulteriore ricerca di “certezza” nella tenuta degli attuali livelli di probabilità in dote al FedWatch Tool del Cme Group: un’indicazione, quest’ultima, che ci obbliga a un attento e costante monitoraggio fino a settembre. Mese decisivo per la Fed e per l’intero panorama finanziario.
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