Un “Black Friday” finanziario ha caratterizzato l’epilogo della trascorsa ottava. Facile l’accostamento (solo) letterale con l’annuale ricorrenza statunitense, ma, purtroppo, a differenza di quest’ultima quello che si è potuto osservare sui mercati azionari internazionali ha rappresentato un possibile inizio di un temuto e atteso movimento ribassista.



Il trigger che ha innescato questo significativo calo sulle principale piazze finanziarie è riconducibile alla variante Omicron che dal Sudafrica ha iniziato a diffondersi con inevitabili preoccupazioni a livello mondiale. I timori per un nuovo rallentamento della crescita economica sono molti e, parallelamente, le mosse di politica monetaria che fino a poche settimane fa sembravano essere più definite appaiono ora in balia di una possibile revisione. 



A questi fattori e ai molti altri ancora a essi collegati i mercati finanziari hanno reagito attraverso la messa in atto di un pesante sell off che ha coinvolto l’asset class azionaria seguita dalle materie prime , il tutto a esclusivo vantaggio della sola e contrapposta componente obbligazionaria.

Come riportato a inizio mese, la nostra attenzione si sofferma ancora una volta sulla dinamica registrata dall’indice Vix. I nostri precedenti timori sulla sua prolungata stazionarietà e sull’entità dei valori finora raggiunti e alquanto distanti dalla propria media hanno, purtroppo, ritrovato riscontro già a partire dall’inizio della settimana che si è poi conclusa: rispetto ai 17,91 punti corrispondenti alla chiusura di venerdì 19 novembre, il temuto “indice della paura” ha visto lievitare i propri valori prima oltre area 20 per successivamente giungere a 28,99 e terminare poco sotto a quota 28,62 punti. 



Il monitoraggio degli attuali livelli deve imporre una maggior attenzione nel corso delle prossime giornate poiché, in caso di ulteriore incremento, la possibilità di veder concretizzata una definitiva inversione di tendenza sui listini azionari internazionali apparirebbe certa. Solo grazie alla chiusura del vistoso gap (tra 20,96 e 23,88 punti) potremmo assistere a un ridimensionamento della citata “ansia generalizzata”, viceversa, in assenza di questo primo step, il timore per ulteriori ribassi sarà pressoché realtà.

Ad avvalorare l’ipotesi che qualcosa possa cambiare nel brevissimo termine è agevolmente osservabile sul grafico daily dell’indice MSCI World Usd (bechmark dell’asset class equity). Il recente downside avvenuto sul finire di ottava vede una chiusura a 3.131,98 punti ovvero in prossimità di area 3.134,18: quest’ultima soglia rappresenta un livello di prezzo molto importante poiché coincidente all’attuale transito della media mobile a 50 giorni che, se confermato mediante uno stazionamento prolungato, comporterebbe un serio indebolimento sia dell’intera struttura grafica che dell’impianto algoritmico ormai deteriorato (soprattutto) sul fronte leading. 

Un segnale di positività potrebbe arrivare con un primo recupero dei corsi ben oltre area 3.174,13 punti; contrariamente, invece, qualora dovessimo assistere a una nuova serie di ribassi, le quotazioni subirebbero un downside in prossimità dell’importante supporto a 3.070,78 punti con probabile e successivo cedimento oltre la soglia psicologica dei 3.000 punti.

In queste ultime ore, a trarre vantaggio dall’attuale incertezza, è stato il comparto obbligazionario. Soffermando l’attenzione al decennale statunitense possiamo vedere un forte e significativo ritorno dei compratori che, grazie alla loro pressione in acquisto, hanno riportato il sottostante Usa oltre i 131 punti in una sola seduta (minimo intraday a 129,75). Beneficiando di questa nuova e ritrovata fase positiva, anche il benchmark governativo JPM GBI Gl. Usd, recupera parte del terreno perduto e, al momento, si può individuare area 576,40 punti quale principale supporto di brevissimo termine. Da non sottovalutare un eventuale ritorno degli scambi in prossimità di quota 575,79: una sua violazione faciliterebbe il concretizzarsi di nuovi minimi annuali ben oltre i recenti 572,58 punti registrati nel corso dell’ultima ottava. Fase interlocutoria, ma al momento ritenuta positiva, un ritorno del livello dei prezzi oltre la resistenza dinamica coincidente a 584,22 punti.

Sul versante delle commodities (rif. CRB Index) sono “solo” sei (5,99%) i punti percentuali che identificano la distanza tra le attuali quotazioni i massimi dell’anno. A seguito del recente drop incorso sui mercati la nostra precedente view ha trovato conferma ovvero: la «struttura tecnica creatasi sembra completare una figura di inversione di tendenza che, se confermata, riporterebbe il livello dei prezzi ben oltre le nostre precedenti aspettative (area di gap tra 228,922 e 230,382 punti)». 

Causa la forte dipendenza dai prezzi del petrolio, sull’indice CRB Index si può individuare soglia 225,456 quale supporto di brevissimo termine che, se violato, vedrebbe compromesso l’attuale trend rialzista di medio periodo; parallelamente, pertanto, si può identificare sul petrolio (rif. Wti) area 65,65 dollari quale principale supporto oltre il quale il medesimo trend (rialzista) in atto vedrebbe una verosimile compromissione almeno nel breve. In attesa dell’andamento in queste prossime giornate la nostra view sul comparto energy rimane immutata (flat), mentre sul basket metals sono confermati i precedenti outlook positivi su: oro, nickel e alluminio. Particolare attenzione al prezzo del rame: una rottura rialzista oltre soglia 448,90 agevolerebbe un potenziale upside con primo target a 473,05.

Anche i principali cross hanno vissuto un ulteriore indebolimento. Il timore su Eur/Usd ha trovato conferma attraverso un nuovo minimo al di sotto di area 1,12: da evidenziare come, grazie al movimento rialzista registrato nel corso dell’ultima seduta, si potrebbe creare una prima base per un rimbalzo tecnico di breve termine con obiettivo in corrispondenza di soglia 1,1523. Estendendo il monitoraggio sul rapporto Gbp/Usd, la precedente strategia ha conseguito il risultato auspicato (1,33) e, ora, si attende un probabile ritorno dei corsi oltre quota 1,34 prima di poter definire un eventuale ingresso.

Guardando alle prossime ore, il susseguirsi delle notizie riconducibili alla nuova variante sudafricana Omicron caratterizzeranno gli scambi sui relativi mercati finanziari internazionali. Fondamentale il monitoraggio dell’andamento dell’indice Vix e l’eventuale cedimento dei prezzi azionari oltre i valori individuati dalla loro stessa media mobile a 50 giorni: qualora si dovesse registrare una settimana di accentuati ribassi, il nuovo anno potrebbe già iniziare in saldo al pari del più celebre e ambito Black Friday. 

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