Dopo gennaio anche febbraio capitola la propria perfomance mensile in territorio negativo. Rispetto al mese precedente, il saldo di ciascuna piazza azionaria internazionale è molto più ampio e le prospettive in ottica di breve termine sembrano essere improntate a un peggioramento dell’outlook in vista dei prossimi appuntamenti economici. La variazione percentuale su base mensile contraddistinta dal segno meno è pressochè omogenea: superiore agli otto punti percentuali per l’Europa (developed market) al pari del principale indice azionario Usa (rif. S&P 500). Maggiori flessioni (ampiamente oltre le due cifre) si sono invece potute riscontrare sulla componente equity dei Paesi emergenti. Di simile entità inoltre le sorti del petrolio (-13,189%) con un comparto energy in netta flessione anch’essa superiore all’8%.



Dal punto di vista prettamente operativo è utile sottolineare come alcuni sottostanti abbiano raggiunto e superato il loro primo target annuale rialzista: sul versante obbligazionario si individuano il decennale statunitense e quello nipponico, mentre sul fronte delle materie prime si rileva l’ottima performance dell’oro che, dopo aver oltrepassato il proprio livello di prezzo da noi stimato, ha ripiegato significativamente riportandosi in prossimità di soglie potenzialmente inaspettate se raffrontate all’attuale timore che si vive sui mercati finanziari. Di fatto, anche il benchmark obbligazionario internazionale (rif. JPM GBI Gl Usd) si trova in prossimità del proprio obiettivo (40 centesimi in meno rispetto a quest’ultimo), mentre appare più lontano il versante emerging market bond (oltre due punti percentuali rispetto al proprio target annuo).



Quanto vissuto sui mercati azionari è stato un vero e proprio sell off che trova le proprie principali cause nel precedente perdurare dei corsi in cosiddette zone di (eccessivo) ipercomprato. Noi stessi abbiamo indicato come, trovandoci di fronte a livelli oltre il secondo target mensile (es.: indice Ftse Mib), avremmo potuto assistere a un potenziale ripiegamento dettato da un cosiddetto «eccesso rispetto ai limiti stimati ex ante e caratterizzati da una maggior valenza in sede operativa». Purtroppo, oggi, la verifica ex post, conferma tale ipotesi.

Le proiezioni per le prossime ottave evidenziano un ampliamento del differenziale tra i rispettivi target mensili: i cosiddetti developed market presentano un migliore rapporto rischio/rendimento in chiave mensile rispetto ai paesi emergenti.



Le metriche calcolate su ciascuna singola piazza borsistica – a parità di rischio relativo (ovvero prendendo in considerazione l’indice rappresentativo dei titoli a maggiore capitalizzazione) – sembra privilegiare un eventuale riposizionamento sui Paesi del Vecchio continente rispetto a quelli oltre oceano. In territorio Usa, invece, appare meglio impostato il comparto tecnologico rispetto allo stesso indice azionario S&P 500.

Anche i mercati azionari emergenti appaiono meglio impostati (rapporto rischio/rendimento atteso) in ambito “Europe, Middle East & Africa” rispetto all’ “Americas”. Particolare attenzione alla piazza coreana (rif. Kospi) poiché viene previsto un possibile incremento di volatilità.

Agli attuali corsi, la componente bond europe pur essendo in prossimità dei propri obiettivi annuali (rif. I livello) potrebbe subire una prima fase di prese di beneficio che – di fatto – potrebbero compromettere l’attuale impostazione rialzista di medio termine: particolare attenzione all’andamento del nostro decennale con la conseguente prudenza in caso di acquisto. Possibile ulteriore allungo sul Gilt britannico in ottica decadale.

Nonostante le tensioni sui prezzi, per tutti coloro che hanno un’elevata propensione al rischio e un orizzonte temporale superiore all’over weekly, potrebbe essere opportuno prendere in considerazione un posizionamento buy & hold sul petrolio agli attuali valori: nel breve termine, rispetto al lingotto, gode di un maggiore upside a parità di VaR medio settimanale.

Sulle principali valute si potrà assistere a veloci e repentini incrementi di volatilità soprattutto nell’arco delle singole giornate di contrattazioni: sconsigliando il posizionamento con target end of weekly – per il mese in corso – si dovrà pertanto ricorrere a un più ampio orizzonte temporale in sede di take profit (almeno over weekly). Appare interessante il cross Eur/Usd oltre area 1,1165.

Gli andamenti dei mercati azionari che si registreranno nel corso dell’intero mese dovranno essere monitorati con maggior attenzione rispetto al passato poiché, in caso di ulteriori e diffuse debolezze, si potrà assistere a una definitiva inversione di tendenza che vedrà il temuto switch dall’asset class azionaria a favore della componente cash. L’eventuale turnover sui bonds (rif. governativi) si potrà conseguire solo in caso di una prima fase di flessione caratterizzata da un generalizzato incremento dello spread (per i titoli europei) o di un maggior apprezzamento del dollaro Usa per la compenente T-Note.