Pesante flessione sui principali mercati azionari internazionali che, complice una serie di fattori economici e finanziari, hanno visto registrare significative e diffuse perdite nell’arco della trascorsa settimana.
Sul versante obbligazionario, invece, le dichiarazioni dei Governatori Lane, Holzmann e della Presidente Lagarde hanno inciso prevalentemente sulla parte breve della curva dei tassi di interesse dell’Eurozona, mentre oltreoceano il banchiere centrale della Fed Jerome Powell ha prima deluso la platea finanziaria manifestando davanti alla commissione bancaria del Senato la volontà di attuare una politica maggiormente restrittiva per, poi, nel corso della successiva audizione al Congresso statunitense, rimodulare il proprio intento attenuandone i toni: «Non abbiamo preso nessuna decisione sulla velocità dei rialzi dei tassi e non siamo su un percorso predefinito e quindi adegueremo il percorso ai dati».
A penalizzare ulteriormente il già precario andamento dei mercati azionari, sul finire di ottava, sono giunte le notizie relative al potenziale dissesto bancario (confermato nelle successive ore) di Silicon Valley Bank e di Silvergate Bank che, nel commento della segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen, sembra poter trapelare preoccupazione su «qualche altra banca».
Quale diretta conseguenza all’insieme di questi fattori negativi giunge l’importante rialzo dell’indice Vix che, nell’arco di sole due sedute, è passato da area 19 punti ad un massimo settimanale a 28,97 per poi chiudere a 24,80 punti.
Quest’ultima dinamica riconducibile al cosiddetto “indice della paura” dovrà essere monitorata attentamente nelle prossime ore, poiché in caso di mancato ripiegamento (almeno inferiore ai 20 punti) indurrebbe implicitamente una minor propensione all’esposizione sui mercati azionari internazionali.
Guardando al consueto MSCI World Usd risulta evidente la fragilità di fondo che caratterizza l’attuale momento: la scorsa chiusura weekly ha violato l’importante soglia rappresentata dal transito della media mobile a 50 osservazioni settimanali e un’eventuale prosecuzione del trend ribassista in atto vedrebbe l’imminente approdo in area 2.600 punti coincidente alla media mobile a 200. Qualora si arrivasse a quest’ultimo livello attraverso poche sedute (non oltre la settimana), l’intero versante algoritmico subirebbe una veloce inversione di tendenza (ora già debole e orientata alla negatività) con un pressoché generalizzato sell signal. Nel brevissimo periodo viene individuata quota 2.633,79 punti quale possibile arresto che, se confermato, favorirebbe il ritorno degli acquisti con successivo target a 2.690,32. Da segnalare la presa di profitto sull’indice nipponico Nikkey 225 che, beneficiando del recente upside, ha conseguito il precedente target rialzista individuato a febbraio.
Sulla contrapposta asset class obbligazionaria, il riposizionamento (marginale) da parte dei compratori ha contribuito ad arrestare (momentaneamente) la debolezza di fondo che caratterizza l’intero comparto. Per poter assistere a una migliore struttura tecnica è necessaria la costruzione di una prima fase di robusta lateralità che, attualmente, vede l’area di prezzo compresa tra i 472,321 e 474,209 punti in veste di principale supporto statico di breve periodo. Di certo, il cedimento delle quotazioni oltre quest’ultima soglia, comporterebbe l’aggiornamento di nuovi minimi di anno.
Ancora in difficoltà le materie prime e il loro primario benchmark CRB Index. La nostra precedente prudenza manifestata su questa asset class ha evitato un importante saldo negativo settimanale e, a seguito di questo ritracciamento, ora sono fondamentali alcune conferme: la prima fra tutte è la tenuta del supporto a quota 263,688 punti che, se violato, potrebbe favorire un’accelerazione ribassista in direzione dei massimi di ottobre 2021 (area 241 punti). Posizionarsi agli attuali livelli (rif. base del canale laterale iniziato ad agosto 2022) rappresenta un “ingresso didattico” (rif. acquisto sul supporto) che, implicitamente, identifica chiaramente (ex ante) i principali scenari del trade: stop loss a 255,155 e primo take profit 273,51 a punti. Consapevoli dell’elevato rischio, sfruttare tale ipotesi potrebbe non essere “un azzardo” almeno in sede tattica. Sui singoli basket (energy e metals) rimane confermato il precedente outlook: «preferiamo prudenzialmente attendere altre conferme».
Sul paniere valutario i paventati ribassi su Eur/Usd e Gbp/Usd hanno caratterizzato l’andamento settimanale per poi concludere l’ottava in verosimile parità. Una specifica direzionalità di brevissimo termine è al momento poco chiara nonostante le basi per uno scenario ribassista di breve/medio periodo potrebbero essersi già create. Sono necessarie conferme al fine di un potenziale posizionamento e, nell’attesa, preferiamo dirottare la nostra osservazione sul cross Usd/Jpy che, in caso di mancato supporto in corrispondenza di area 133,91, vedrebbe i propri corsi puntare velocemente verso quota 132,90.
Per le prossime sedute il timore di assistere a un cosiddetto effetto domino (post fallimento) della Silicon Valley Bank è verosimilmente concreto e l’instabilità non sarà a esso unicamente riconducibile, bensì, all’eventuale «qualche altra banca» come dichiarato dalla segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen. Pertanto, porre particolare attenzione all’intero settore bancario statunitense e, ovviamente, alle inevitabili ripercussioni sul Vecchio continente.
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