Bilancio di metà anno all’insegna della positività con doppia cifra quello messo a segno sui principali listini azionari internazionali. Non solo, a brindare con la medesima entità ci sono anche le materie prime che, seppure marginalmente, archiviano i primi sei mesi oltrepassando la soglia psicologica dei dieci punti percentuali. Fanalino di coda, invece, l’intero comparto obbligazionario che, realizzando una performance negativa di poco superiore al -3%, subisce l’immutato stallo sullo scenario di politica monetaria statunitense.
E proprio da quest’ultima parte del globo, sul finire dell’ottava che si è conclusa, è giunto il nuovo dato sull’inflazione attraverso l’indice Pce (Personal consumption expenditure) molto caro alla Fed: +2,6% su base annua è stata la rilevazione che, confermando le attese, fa ben sperare sul possibile e tanto atteso intervento sui tassi di interesse Usa.
In questa prima parte del 2024, all’interno del panorama equity, si possono osservare distintamente due filoni: il versante oltreoceano beneficia di una performance consistente sia sul tradizionale listino S&P 500 (+14,48%) che sul più aggressivo comparto tecnologico con un indice Nasdaq 100 a quota +16,98%. Saldo positivo, ma, nettamente più contenuto, è quello riconducibile al Vecchio continente con un incremento del 6,764% per il sottostante Stoxx 600. Nell’area Pacifico/Asia, invece, assistiamo a segnali contrastanti tra la piazza nipponica (Nikkey 225 a +18,28%) e l’orientale Cina (-0,253%).
Complessivamente, a sintesi dell’intera asset class azionaria, l’andamento del consueto MSCI World Usd che, grazie a un +10,81% YTD (year to date) consolida le proprie quotazioni oltre i 3.500 punti. Come già riportato nell’ultimo osservatorio settimanale, le ambiziose prospettive che potrebbero coinvolgere il benchmark MSCI World Usd traguardano il livello dei prezzi in coincidenza della soglia dei 4.000 punti: questa proiezione, di fatto, confermerebbe la tenuta del canale rialzista (non solo weekly ma anche monthly) iniziato in occasione dei minimi del 2023.
Ovviamente, oggi appare impensabile ipotizzare una crescita lineare lungo tale percorso, infatti, al momento, possiamo individuare una prima fisiologica fase di arresto con obiettivo in prossimità di area 3.445,5 punti. Prudenza, pertanto, poiché un iniziale test potrebbe concretizzarsi entro la metà del mese. Sull’insieme dei listini Usa (S&P500 e Nasdaq 100) non si ritiene opportuno il mantenimento di posizionamenti (long) così come in Europa dove, su alcune singole piazze borsistiche, l’attuale rendimento è fin troppo allettante favorendone l’intera liquidazione. Nel paniere pacifico/asiatico la Cina appare debole, mentre sul Giappone si potrebbe rivivere una nuova fase rialzista improntata all’aggiornamento dei precedenti record storici.
Permane lo stallo sul comparto obbligazionario internazionale con un Bloomberg Global-Aggregate Total Return Index Value Unhedged Usd a -3,165% da inizio anno. Dal punto di vista strettamente tecnico le quotazioni trovano un loro collocamento all’interno di un trading range confinato tra i 455,25 e i 459,50 punti e solo la violazione di questi valori potrà individuare la prossima direzionalità dell’importante asset class governativa.
Concentrandoci all’ultima sessione settimanale, possiamo intravvedere un potenziale deterioramento in ottica di brevissimo termine con conseguente inversione sui leading indicators (ora in sell signals): particolare attenzione, quindi, alle tenuta del supporto coincidente alla base del canale laterale (rif. 455,25 punti) che, in caso di cedimento, vedrebbe i corsi avanzare verso il target in area 453,93 punti. Positivo, invece, il ritorno degli scambi oltre quota 458,97.
Come anticipato, le materie prime confermano il loro stato di grazia beneficiando delle performance positive provenienti dai principali sottostanti appartenenti a entrambi i basket energy e metals. Da inizio anno bene il petrolio (rif. WTI a +13,69%) al pari dell’oro (+12,93%), ma a primeggiare con particolare enfasi è stato l’argento con una rivalutazione di oltre venti punti percentuali (+22,73%).
Operativamente, circoscrivendo l’analisi al benchmark CRB Index, non può passare inosservata le flessione registrata nell’ultima ottava con gli attuali livelli delle quotazioni (area 290,50 punti) ormai a ridosso della trend line inferiore riconducibile al canale ascendente di medio termine: un’eventuale violazione favorirebbe un downside di ampia portata con target in prossimità di soglia 285,55 punti. L’unica possibilità per scongiurare quest’ultimo scenario viene associata a un ritorno dei prezzi ben oltre la resistenza statica a quota 295,65 punti.
Nell’attesa di poter assistere a un’imminente evoluzione si preferisce assumere un posizionamento out of the market sull’intera asset class. Nonostante questa prudenziale “pausa”, viene comunque monitorato l’oro con particolare interesse alla tenuta del supporto statico 2.302 che, se violato, ci vedrebbe favorevoli per un posizionamento short. Quest’ultima ipotesi potrebbe coinvolgere anche il nickel e l’alluminio che, attualmente, scontano un particolare palinsesto algoritmico orientato alla neutralità. Prudenza, invece, sull’intero paniere energy (Wti, Natural gas, Heating oil e RBob Gasoline).
In ambito valutario la significativa performance del rapporto Usd/Jpy ha comportato un importante take profit, ma, dal punto di vista quantitativo, l’attuale forza relativa in essere potrebbe spingere il cross in prossimità di area 165. Al momento, però, preferiamo attendere un’eventuale fase ribassista al fine di un possibile ingresso. Debolezza comune su Eur/Usd e Gbp/Usd dove, attraverso un plausibile downside, potremmo registrare nuovi minimi di periodo.
I risultati finora conseguiti dai principali listini azionari internazionali non devono essere sottovalutati e immaginare di capitalizzare gli utili con conseguenti e immediate prese di profitto appare l’opzione migliore. All’ancora irrisolto versante di politica monetaria Usa potremmo aggiungere anche l’incognita sul fronte più strettamente politico, oggi in territorio europeo (elezioni politiche francesi) e, nei prossimi mesi, con l’avvicinarsi dell’appuntamento statunitense. Il trascorrere di queste giornate fornirà un primo verdetto. Attendiamo.
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