La prima settimana del nuovo anno ha confermato la prosecuzione dei trend in essere del 2020. L’ottava trascorsa – priva di interruzioni festive – ha visto ancora nuovi record negli Usa e diffusi aggiornamenti di livelli massimi di prezzo in molte piazze finanziarie; da rilevare la particolare performance storica messa a segno dall’indice azionario tedesco che, nell’intero Vecchio continente, si distingue per i suoi record e per la dinamica attraverso la quale ha conseguito l’attuale primato (rapporto rischio/rendimento). 



Soffermando l’attenzione ai principali benchmark internazionali emerge l’immediata contrapposizione di quanto invece accaduto sul mercato obbligazionario. Quest’ultimo, rappresentato dal JPM GBI Gl. Usd, ha accusato una flessione settimanale superiore allo 0,80% (-0,812%) ovvero un ammontare percentuale che – nel periodo post marzo 2020 – si è registrato solo due volte: a giugno e ad agosto. 



Ben note sono le nostre perplessità sull’asset class obbligazionaria e i suoi livelli raggiunti già in precedenza, ma ora questo significativo ripiegamento obbligherà a una maggior attenzione in ottica di possibile ingresso. A tale proposito, un ulteriore indebolimento nel corso dei prossimi giorni comporterà inevitabilmente una fase di stop & reverse sugli impianti algoritmici impiegati dagli operatori finanziari che privilegiano l’approccio quantitativo. Al momento possiamo individuare area 609,385 quale primo supporto per arginare un’eventuale fase di vendita: qualora si dovesse assistere a una violazione lo scenario di brevissimo periodo verrebbe compromesso con target in prossimità di soglia 606,78 punti. 



Sul versante azionario (rif. MSCI World Usd) la divergenza su base settimanale da noi finora commentata ha visto il raggiungimento della trend line ribassista sull’indicatore RSI: il definitivo completamento (e conseguente conferma) avverrà solo con un ripiegamento dei valori dello stesso indicatore (attualmente a 71,86); pertanto, tale ipotesi, decreterà – oggettivamente – un potenziale scenario ribassista di breve/medio termine con un primo target (quota 2.520,70 punti) in corrispondenza della trend line rialzista (divenuta supporto) sull’indice MSCI World Usd. 

Nell’attesa, tenuto conto dei valori raggiunti dai singoli Paesi che costituiscono il paniere del benchmark adottato, è auspicabile la completa liquidazione – nel corso dell’attuale ottava – dell’intera componente equity detenuta in portafoglio. 

Ennesimo allungo della materie prime (rif. CRB Index) che, da novembre, hanno registrato due sole settimane contrassegnate da un saldo finale negativo rispetto alle dieci trascorse. Per l’anno in corso, le principali commodities rappresentate dal sopracitato benchmark, saranno oggetto di particolare attenzione in chiave long con una nostra confermata view positiva. 

Oggi, le quotazioni raggiunte, vedono un’eccessiva pressione rialzista che inevitabilmente dovrà rientrare a soglie più contenute: un possibile upside a 176,536 punti non deve essere escluso nel brevissimo termine ma, è doveroso ribadirlo, gli attuali livello di prezzo includono un “premio” non conforme alla media storica del sottostante. Individuiamo area 167,64 quale primo supporto che, se violato, potrebbe riportare gli scambi in direzione di quota 155 punti. 

Sul circuito forex, il principale cross Eur/Usd, ha aggiornato i propri massimi di periodo riportandosi ad aprile 2018: area 1,2176 potrebbe coincidere con il primo step in chiave ribassista che, se raggiunto nei prossimi giorni, comporterebbe una possibile inversione ribassista con target inferiore alla soglia psicologica di 1,20. Scenario opposto (long) in caso di ritorno oltre 1,23.

Il 2021 ha iniziato il proprio cammino favorendo i mercati azionari internazionali. La debolezza invece riscontrata sui bond non deve sorprendere e, al tempo stesso, impone una maggior accortezza qualora ci fossero nuovi ribassi. Che sia in atto una rotazione di portafoglio da obbligazioni ad azioni? Lo escludiamo, e anzi, riteniamo che un eventuale sell-off sui mercati obbligazionari possa contribuire significativamente a un indebolimento della contrapposta asset class equity. Abundans cautela non nocet.