Sell-off. Commentare oltre potrebbe apparire superfluo. Basta l’insieme di queste due brevi parole per rappresentare l’epilogo della scorsa ottava sulle due principali asset class: oltre ad assistere alle vendite generalizzate sulle piazze azionarie internazionali (come spesso accaduto in passato) quanto, invece, vissuto dal mercato obbligazionario potremmo classificarlo come un “mai pervenuto” nella recente storia finanziaria dello stesso comparto: a partire dal 2021, l’asset class governativa (rif. JPM GBI Gl. Usd) vede registrare finora una flessione a doppia cifra di poco inferiore ai venti punti percentuali e tutto in meno di 18 mesi. Un vero e proprio record: negativo. Risalire la china da questo triste primato, al momento, appare alquanto improbabile e, salvo “interventi straordinari” da parte delle banche centrali (Fed e Bce) il destino del mondo bond e dei suoi possessori sembra scritto: altra negatività all’orizzonte.
A innescare una vera fuga dal comparto sono stati essenzialmente due eventi: in Europa, l’intervento della Presidente Lagarde che ha annunciato il primo rialzo dei tassi (notizia attesa), ma senza alcun cenno all’utilizzo di un eventuale scudo-antispread (notizia sperata); negli Usa, invece, il dato sull’inflazione che anziché ridimensionarsi (attesa degli operatori) ha visto ancora aggiornare i propri livelli (+8,6%) portandosi a ridosso dei valori del 1981. Come ovvio, il deciso ripiegamento delle quotazioni sul versante obbligazionario ha prodotto il suo correlato e conseguente effetto: un rialzo complessivo dei rendimenti che – a oggi – vedono accumunare la loro entità abbondantemente oltre i tre punti percentuali per gran parte delle scadenze dei titoli di Stato statunitensi e italiani (rif. 5,10, 20 e 30 anni).
Osservando il solo quadro tecnico, l’asset class obbligazionaria (rif. JPM GBI Gl. Usd) evidenzia un deterioramento di fondo che, agli attuali livelli (marzo 2017), non sembra aver la forza per poter recuperare i precedenti massimi registrati a fine maggio.
Nel brevissimo periodo individuiamo (quale primo step importante) la chiusura del recente gap down che vede il proprio completamento oltre quota 507,14 punti: solo successivamente potremmo delineare un possibile scenario che, attualmente, trova concretezza in una fase laterale rispetto a un ulteriore rialzo. Particolare attenzione al mancato supporto in area 496,87 punti che, se violato, vedrebbe nuovi minimi inferiori a soglia 492,57 (livelli di prezzo del dicembre 2016).
A riportare la medesima precarietà grafica del comparto bond, si affianca quella riscontrata sul principale benchmark azionario internazionale equity: il MSCI World Usd, già nel corso delle prossime sedute, potrebbe completare il suo setup negativo con obiettivo in prossimità di soglia 2.607,93 punti.
Di certo, un mancato e significativo rimbalzo da quest’ultimo livello comporterebbe inevitabilmente la prosecuzione del movimento ribassista con target coincidente alla temuta media mobile a 200 osservazioni (area 2.489 punti) calcolata su base weekly. Dalla attuali quotazioni, invece, un iniziale scenario positivo potrebbe man mano prendere forma con un primo superamento di quota 2.731,87 punti (obiettivo oltre i 2.803,81 punti).
Ovviamente, al fine di poter anticipare e allo stesso tempo accompagnare le singole dinamiche di prezzo (sia negativa che positiva) finora prospettate, risulta indispensabile il monitoraggio dell’indice Vix che, essendosi già riportato nei pressi dei 30 punti (massimo weekly) vede, ora, un suo primo e prossimo approdo in corrispondenza di soglia 30,19.
Le commodities (rif. CRB Index), ancora una volta, si distinguono come migliore e fruttifera asset class rispetto alle precedenti. I nuovi massimi raggiunti (329,59 punti) riportano le quotazioni ai valori del lontano settembre 2011 e, nonostante la recente lateralità, archiviano l’ennesimo risultato all’insegna di un significativo utile YTD (year to date) oltre i quaranta punti percentuali (+40,209%). Al rialzo, viene individuata soglia 336 punti quale target weekly, mentre, all’opposto, quota 323,271 punti rappresenta il supporto che, con buone probabilità, potrebbe essere conseguito già durante le prime sedute dell’ottava in corso.
Sui singoli comparti (energy e metals) vengono confermate le nostre recenti views: nello specifico, però, sul basket metalli preziosi si evidenzia il potenziale per un imminente movimento direzionale (rialzista) sia sull’oro che sull’argento. Per entrambi, il raggiungimento dei livelli di prezzo di aprile non sembra essere un target utopico: tutto questo già nel brevissimo termine. Sui “non preziosi”, si conferma l’outlook negativo sull’alluminio, mentre, per il rame viene vista soglia 457 quale primo obiettivo rialzista.
Sui cross Eur/Usd e Gbp/Usd si è potuto assistere a una forte pressione da parte dei venditori: se quest’ultima dinamica dovesse continuare, circoscriviamo ad area 1,0411 (per il primo) e 1,2233 (per il secondo), i rispettivi target settimanali.
Il sell-off registrato nel corso dell’ottava che ci lasciamo alle spalle ha – di fatto – confermato le nostre precedenti e reiterate (più volte) perplessità sul fronte obbligazionario. Difficile ipotizzare che l’investitore-obbligazionario disinvesta alle attuali quotazioni come, allo stesso modo, è pressoché impensabile che si possa compensare tale minusvalenza con un reinvestimento nella contrapposta asset class azionaria. Di sicuro, quanto finora registrato, corrisponde a un vero e proprio “cigno nero” che vede coinvolto (per primo) il mercato dei bond: parallelamente, però, non si può escludere che tale dinamica possa – anche – espandersi alla componente equity. Il trascorrere delle settimane confermerà (o meno) questa ipotesi, ma, sin da oggi, possiamo iniziare a parlare di una nuova fase economica-finanziaria mai vissuta nel corso degli ultimi 30 anni: un territorio inesplorato e privo di approdi sicuri all’orizzonte.
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